
Ho tratto dalle due guide “Luoghi segreti a due passi da Roma” un ebook, dove troverete le informazioni per raggiungere sette luoghi etruschi, straordinari e sconosciuti.
E basterà che tu abbia fatto anche uno solo di questi itinerari, per essere felice di avere con te questo ebook.
Bene. Chi è più anziano ricorda probabilmente “Ritratto di donna velata”, sceneggiato televisivo di grande successo dei primi anni ’70. Buona parte del suo fascino era dovuta alle ambientazioni in necropoli con contorno di assassinii di tombaroli e compagnia brutta, e poi le suggestioni di Volterra.
E poi ci sarebbe “Luoghi Etruschi” di D.H.Lawrence
in cui lo scrittore descrive in modo “romantico” questo popolo enigmatico e complesso, che dovette soccombere alla globalizzazione romana.
Detto questo, gli etruschi in quanto a segreti non erano secondi a nessuno.
Infatti il numero di luoghi misteriosi e stupefacenti lasciati dal popolo misterioso per eccellenza nei dintorni di Roma è enorme. Per non parlare di tutti quelli sparsi sul territorio che va dall’Emilia alla Campania.

A questo proposito, prima di entrare in questo magico mondo, passatemi un paragone fra gli etruschi e gli italiani.
Gli etruschi fra l’VIII e il V secolo A.C. furono con i Greci all’origine della civiltà italiana. Un po’ come gli italiani, che dal XIII al XVI secolo D.C. furono all’origine della civiltà europea come la conosciamo oggi.
Gli etruschi non erano tanto un unico ceppo etnico. Erano piuttosto accomunati da lingua, usanza e religione, e da una medesima forma amministrativa: le città-stato. Una forma amministrativa simile a quella di una parte degli italiani al tempo dei comuni, allorché erano il popolo più evoluto d’Europa, e quello più frammentato.
Il loro declino fu causato dalla progressiva inadeguatezza dei loro centri amministrativi, le città-stato non unite fra loro e quindi incapaci di contrastare i romani; un po’ come per i comuni del centro e del nord Italia, ricchi e colti, e che per via delle divisioni fra essi, furono sottomessi dagli invasori stranieri (spagnoli, francesi, austriaci).
La storia ci insegna dunque che non è buona cosa fare la fine la fine degli etruschi, i quali continuarono a esistere in modo anonimo nel melting pot del mondo romano, perdendo le loro peculiarità uniche. Questo è peraltro il maggior rammarico di D.H.Lawrence.
Anche gli italiani, infatti, come gli etruschi, si stanno dissolvendo. Stanno perdendo il loro patrimonio culturale, storico, artistico, culinario, agricolo, industriale, unico nella storia e nel mondo, all’interno di una globalizzazione delirante e non gestita.

Andiamo ora nei sette luoghi segreti degli etruschi, accomunati da tre caratteristiche:
1.L’acqua. Il rapporto degli Etruschi con l’acqua era intenso, fruttuoso e armonioso. (Il rapporto con l’acqua era intenso anche per Belmonte, nonostante fosse edificato su una rupe, visti i numerosi mulini che lo servivano, disposti lungo il bellissimo fiume sottostante).
2.Le eccezionali capacità progettuali e costruttive delle opere idrauliche, che sarebbero state riprese dai Romani
3.Il fascino, comune peraltro a tutti i luoghi etruschi (sempre D.H.Lawrence insegna).
Detto questo, i sette luoghi etruschi, di cui leggerete nell’ebook, sono:
1.I Bagni della Regina
Lungo il fiume Crèmera, presso Veio. Si tratta di un sito archeologico suggestivo e sconosciuto, dal momento che praticamente l’unico modo per raggiungerlo è quello di camminare nell’acqua all’interno della stretta vallata formata dal fiume.
Una volta arrivati sul luogo, si riconoscono a fatica le strutture semi sommerse dal fiume. Si notano diverse sorgenti termali (segno del vulcanesimo secondario di questa zona) e minerali, fra cui una particolarmente suggestiva di colore rosso.
Un luogo splendido nella sua solitudine.
2. L’Acquedotto della Torraccia.
Che ancora oggi drena parzialmente l’acqua verso il fontanile medievale sottostante.
Ormai l’affascinante connubio acquedotto/fontanile è praticamente introvabile, celato dai rovi. Ma un tempo si trovava su una importante mulattiera, che collegava Cesano alla Mola di Formello.
E’ possibile entrare nello speco per alcune decine di metri, anche se è difficile arrivare fino in fondo a causa della quantità di acqua e fango e della necessità di un caschetto e di torce elettriche potenti.
Ad ogni modo anche i pochi metri che si riescono a fare all’interno sono entusiasmanti.
3.Le Gallerie della Selviata
Sia le gallerie della Selviata che degli Olmetti sono sorprendenti.

L’opera di erosione da parte dell’acqua in questi 2.500 anni si è sovrapposta all’opera dell’uomo, allargandole a dismisura e dilatando allo stesso tempo i pozzi di servizio.
L’accesso alle gallerie della Selviata è possibile solo nei primi metri. Dopodiché sono necessarie attrezzature speleologiche.
Man mano che si procede, si trovano specchi d’acqua e diramazioni con ulteriori cunicoli, che avevano probabilmente il compito di drenare le acque dei pianori sovrastanti.
Ma è soprattutto l’aspetto che cambia senza accorgersene: da opere artificiali queste gallerie diventano metro dopo metro vere e proprie grotte!
4. Le gallerie degli Olmetti.
Altro luogo straordinario e in più vicinissimo a Roma: a soli otto chilometri dal GRA, e anch’esso nel parco di Veio come i precedenti tre.
Insieme a un laghetto, che si colora di verde in estate e di rosa in inverno (per via della “azolla caroliniana”) e alla cascata terminale dell’acquedotto etrusco, le tre gallerie in sequenza formano un insieme stupefacente. Percorrerle vuole dire provare un crescendo di sensazioni, acuite dai riverberi della luce che entra dai pozzi di servizio.

5. Il Ponte Sodo.
A differenza delle altre gallerie descritte in questo ebook, che sono praticamente ignote a tutti, questa è la galleria etrusca di uso idraulico“più conosciuta” nei dintorni di Roma.
Eppure non viene raggiunta da alcun sentiero.
Il Ponte Sodo fu scavato per lasciare defluire l’acqua del Crèmera durante le piene, affinché non risalisse ad inondare la spianata di Veio.
Il sito, a circa un chilometro e mezzo in linea d’aria dalla zona archeologica e a circa otto chilometri in linea d’aria dal GRA, è, tanto per cambiare, assolutamente magico.
L’immersione nella natura rigogliosa della gola del Crèmera, i riflessi sui bordi della galleria (meglio se c’è il sole), il camminare un po’ timorosi – con le galosce – all’interno della medesima: tutto dona al Ponte Sodo e a ciò che lo circonda un’aura di sacralità.
6.L’insediamento di Belmonte

Siamo ancora all’interno del parco di Veio. Ci siamo però spostati dalla Cassia alla Flaminia, ovvero da occidente a oriente.
Belmonte è un incastellamento di origine etrusca ricco di fascino. Con il consueto connubio di torre e grotte sottostanti, scavate per uso abitativo. E’ situato su una rupe alla confluenza di due fossi, al termine di uno stretto ed allungato altipiano con singolari formazioni rocciose e strani passaggi fra le rocce.
Se uniamo le splendide cascate sottostanti, che abbiamo visto nel primo volume delle guide, le gallerie speculari di ignota origine del Fosso dell’Acqua Forte (anche di queste hai già letto), l’ambiente selvaggio e le prime case di Castelnuovo di Porto in lontananza, ci troviamo, come spesso accade nei pressi di Roma, ad avere a che fare con una serie di “oggetti” eterogenei e disambientati, pur stando geograficamente vicini.
E il tutto dà al quadro una prospettiva straniante. Un leitmotiv di molti dei luoghi segreti vicino a Roma descritti nelle guide.
7.Le gallerie di Pietra Pertusa.
Che questa volta non sono grandiose opere idrauliche, ma grandiose opere viarie.
Due stupefacenti “tunnel” componenti un’autostrada di duemila e passa anni fa, costruita dagli Etruschi per collegare Veio con il Tevere, e quindi con il mare, passando per le vicine cave per ritirare materiale da costruzione.

Se la perlustrazione dei 350 metri della galleria etrusca ovvero del tunnel che consentiva ai carri dell’epoca di evitare di salire e scendere la collina dove ora corrono la ferrovia e la Flaminia fu notevole, in particolare i primi metri dove lo specchio d’acqua e la vegetazione all’entrata offrono un quadro straromantico, l’arrivo all’intaglio della galleria romana dalla alta volta parzialmente crollata, fu fiabesco.
Ma non era finita.Andrea ci portò poco lontano dove, scavato nel fianco di uno sperone roccioso a corredo di una villa romana, visitammo un suggestivo ninfeo.
Poi, non distanti, le affascinanti cave. Ma questa è un’altra storia.
Il tutto a soli 7 chilometri dal GRA, al margine orientale del Parco di Veio (come gli altri sei) e, come detto, all’interno del comune di Roma.
