risparmio energetico o rinnovabili
risparmio energetico o rinnovabili

Risparmio energetico o Rinnovabili?

Investire in efficienza energetica o in fonti di energia rinnovabili?

Bel busillis direte voi.

Dopo l’articolo sulla dicotomia tra efficienza energetica e risparmio energetico  eccone un’altra ancora più dirimente:

è meglio investire in risparmio energetico o in rinnovabili?

Diciamo che non c’è una vera dicotomia quanto una priorità.

Logica vuole che si faccia prima risparmio energetico  e che poi si investa in rinnovabili.

Pensiamo agli sprechi energetici del patrimonio immobiliare italiano: non ha più senso prima ridurre gli sprechi in un edificio, e poi sui nuovi consumi tarare per esempio la potenza dei pannelli fotovoltaici?

Cosa valida tanto più adesso che non ci sono più incentivi, ed è quindi sensato implementare solamente i pannelli necessari.

Considerando poi che i pannelli hanno consumato energia al momento della produzione, costi di trasporto (eh già la maggior parte dei pannelli sono costruiti in Cina) e costerà energia lo smaltimento. E non è quindi particolarmente “green” installarne in più.

E invece, per un ennesimo errore di strategia da parte della nostra classe digerente, gli incentivi alle rinnovabili sono stati molto più vantaggiosi rispetto a quelli per gli interventi per il risparmio energetico e l’efficienza energetica.

Sicuramente gli incentivi alle rinnovabili sono serviti ad abbassare i costi dei pannelli fotovoltaici, tanto che conviene tuttora acquistarli pur con la sola detrazione fiscale spalmata in dieci anni (o deduzione per le aziende).

Peccato però che questa mole pazzesca di soldi italiani abbia contribuito ad abbassare i costi dei pannelli su scala mondiale. Così ora ne beneficiano anche gli altri stati, i quali si sono ben guardati dall’attuare politiche di incentivazione così generose.

E peccato poi che tali soldi – italiani – siano andati in gran parte alle filiere (di produzione di pannelli) tedesche e cinesi.

E poi ci sarebbero gli incentivi anche a pale eoliche con meno di 2.000 ore di funzionamento annue (il 75% del totale delle pale), e quindi non sostenibili economicamente. Così come non sono sostenibili gran parte dei nuovi impianti idroelettrici, dal momento che vengono dislocati in luoghi molto meno produttivi rispetto agli storici impianti idroelettrici esistenti.

E vogliamo poi parlare di politiche di incentivazione deliranti:

  • come gli sconti per l’acquisto di carburante per l’autotrasporto pesante, anziché dare loro incentivi per riconvertire i parchi a GNL
  • o come incentivare aziende private energivore quali l’ALCOA con talmente tanti soldi, che a confronto le vecchie aziende dell’IRI erano molto più produttive e meno bisognose di soldi pubblici; e in più appartenevano alla collettività!
  • o ancora agevolare i combustibili fossili, e poi farci pagare sopra montagne di tasse e accise (questa è pura schizofrenia).

Quindi la nuova contrapposizione è piuttosto quella: produzione distribuita-produzione centralizzata (ne parleremo).

E’ su questo passaggio (dai mega-impianti ad alto impatto alla produzione per autoconsumo) che si decide la competitività del sistema.

Indovinate verso cosa si focalizzano i nostri politici? Produzione distribuita o centralizzata? Riprenderemo presto il discorso sulla pervicacia con la quale la nostra classe digerente riesca a compiere una serie continua di errori strategici nel campo della politica energetica (non ne combinano una giusta manco per sbaglio).

Ritornando invece a risparmio energetico o rinnovabili, personalmente non sono affatto contrario a incentivare le rinnovabili, ma, come abbiamo visto, va logicamente prima aiutato il settore del risparmio e dell’efficienza energetica.

Infatti  la strada più giusta, oltre che l’unica foriera di interventi genuinamente sostenibili (ovvero non bisognosi di incentivi economici) rimane quella di consumare meno energia, non di produrne di più con metodi alternativi. Visto che le attività di risparmio energetico sono autoliquidanti. Ovvero si ripagano sempre l’investimento iniziale.

Invece, nonostante il ruolo fondamentale, nell’ambito delle politiche esistenti, due terzi del potenziale economicamente praticabile grazie al risparmio energetico disponibile tra oggi e il 2035 rimarrà irrealizzato.

Dovremo probabilmente attendere che i prezzi dei fossili siano talmente alti da rendere conveniente quello che oggi e’ sussidiato.

Certo nel breve periodo i fossili sono convenienti (Anche se ne va della nostra sovranità politica).

Ma vorrei che non ci limitassimo a pensare solo al prossimo decennio. La ricerca di sistemi sempre più sofisticati di risparmio energetico e di rinnovabili richiede tempo. Meglio sarebbe  iniziarla adesso che l’energia è abbondante ed a costi accessibili, piuttosto che aspettare che sia scarsa e costosissima. Rischieremmo di non avere più tempo e risorse.

luigi plos

 

 

 

Di luigi plos

58 anni, con una figlia di quasi 23, ho sempre avuto una grande passione per l’avventura, che ho cercato per molto tempo in alta montagna e, negli ultimi anni, vicino Roma. Fin da ragazzo rimasi infatti sorpreso dalla smisurata quantità di luoghi segreti a due passi da Roma. Così, dopo oltre vent’anni dedicati all’alpinismo e all’escursionismo di buon livello ho cominciato, nel 2011, a perlustrare in modo sistematico il territorio dove vivo (cosa che peraltro avevo sempre fatto), conoscendolo in modo sempre più approfondito. Questa conoscenza si è concretata in circa seicento articoli postati su questo blog, in sei guide escursionistiche, oltre 160.000 followers su Facebook e tanto altro. Il tutto sempre inerente i luoghi sconosciuti e straordinari intorno alla capitale e il tutto intervallato da riflessioni su economia, politica, ambiente.

2 pensiero su “Risparmio energetico o Rinnovabili?”

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