
Vi ricordate dello stupefacente ponte Coperto vicino Ceri?
Quello della foto a sinistra?
Ebbene, a poche centinaia di metri dal ponte Coperto, l’amico Pier Paolo ha individuato un sito magnifico, che, se lo avessi esplorato prima, lo avrei senz’altro inserito fra i 75 luoghi segreti contenuti nelle tre guide.
Comunque ho in parte rimediato, visto che sarà il soggetto della copertina della terza e ultima guida.

Usciti dalla forra che nasconde il fantastico Ponte Coperto si è sufficientemente soddisfatti e non si vede l’ora di tornare a casa, per guardare le foto sul computer e magari spammare le migliori agli amici escursionisti, così da farli rosicare.
Mentre stiamo andando alla macchina, Pierpaolo ci stoppa e ci trascina in direzione opposta. Lo seguiamo senza troppo entusiasmo. Infatti, dopo aver visto il ponte Coperto, cos’altro ci può essere in zona?
Attraversiamo una sequenza di campi ondulati, passiamo sopra un ponte, superiamo due steccati, scendiamo in un’altra forra e ci troviamo davanti a una stretta galleria. Dai! L’adrenalina ricomincia a pompare.
Vi penetriamo e l’oscurità ci avvolge, tanto da dover tirare di nuovo fuori le torce.
Il buio comunque dura poco. Dopo alcune decine di metri usciamo infatti dal cunicolo ed entriamo in una cavità che prende luce dall’alto.

Si! la classica cavità da crollo che abbiamo visto altre volte nelle gallerie di Formello.
Ma questa è particolare, per le linee che formano le gallerie che in essa sbucano, e che formano una sequenza tipo gioco di specchi.
E poi, a completamento di questa esperienza sensoriale, c’è un piccolo specchio d’acqua dai suggestivi riverberi.
Insomma, se solamente un’ora prima, risaliti dalla forra del ponte Coperto, volevamo tornare alle macchine, ora ci prende la frenesia e, usciti dal sistema di gallerie, cominciamo a percorrere il fondo di quest’altra forra, cercando non si sa cosa, ma certi di trovare altre meraviglie.
Peccato che dopo alcune centinaia di metri si pari davanti a noi un muro impenetrabile di rovi, che ci costringe a risalire il ripido pendìo, aggrappandoci agli arbusti e a riprendere la via del ritorno, ancora non certi (al solito) se quello che abbiamo visto è vero, oppure se è un sogno nel quale ci hanno precipitato gli spiriti degli etruschi.
