
Perché in Italia non si fa efficienza energetica?
Ogni tanto ne parla Caterpillar su Radio 2, Luca Mercalli, e poi praticamente basta.
L’efficienza energetica è un giacimento di energia quasi illimitato
ed è l’unico giacimento che non inquina, che non necessita di produrre impianti più o meno invasivi come pannelli fotovoltaici, pale eoliche ecc., e che anzi favorisce la diminuzione dell’inquinamento e il raggiungimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto. Inoltre possediamo le abilità tecniche e l’esperienza professionale per rendere tutto questo possibile.
E facciamoci le solite domande: perché ciò non si realizza?
Forse perché dobbiamo bruciare quanto più metano, gasolio e altri derivati del petrolio, cosi ché ci paghiamo fior di tasse e accise?
Forse perché le lobbies dei combustibili fossili sono notoriamente potentissime?
Forse perché fare l’efficienza energetica vuol dire fare innovazione tecnologica e di processi? E che questo punto pone alla nostra classe digerente (pardon: dirigente) grossi problemi?
Ma quali problemi direte voi? Opportunità dovrebbero essere! Eccone invece un paio “causati” dal fare innovazione:
- il primo problema è che per fare innovazione bisogna pensare diversamente dagli schemi acquisiti, e questo costa fatica. Tanto più che la nostra classe digerente (ehm: dirigente) non ha intenzione di imparare a ragionare diversamente;
- il secondo problema è che le innovazioni rimescolano le carte in tavola: c’è infatti il rischio che possano lavorare aziende appunto innovative, ma che proprio per questo sono fuori dalle cordate di riferimento. Infatti i soldi sono pochi: o li usi per “relazionarti” con questa classe digerente oppure li investi per commercializzare prodotti e servizi innovativi (per esempio tutti quelli adatti a fare efficienza energetica). Abbiamo peraltro già iniziato a sviscerare questo problema nel post Perché in Italia non si vuole fare innovazione?
D’altronde, diciamocelo, cosa vuol dire veramente Stabilità? La parola di cui si riempiono la bocca napolitano, renzi e c.? Vuole dire stare al palo degli interessi consolidati.
Ah: stabilità vuol dire anche rendere l’Italia affidabile nei confronti dei mercati finanziari a qualsiasi costo, in particolare nei confronti delle banche tedesche, affinché continuiamo a restituire loro fior di interessi in euro Forte (finché non collassiamo). E un’altra cosa ancora: stabilità vuol dire uno stato paternalista e compressore delle libertà individuali che intende mantenere a tutti i costi lo status quo. Status quo che, per inciso, viene mantenuto grazie all’azione tranquillizzante e rincretinente dei mass media.
Ah ancora: stabilità vuol dire una condizione di rigor mortis. Che è proprio quella in cui siamo. Non per niente Monti veniva chiamato da Grillo “rigor Mortis”.
E così le nostre pubbliche amministrazioni preferiscono continuare a pagare salatissime bollette ai fornitori di energia, pur di non mettere in pratica semplici accorgimenti in efficienza energetica, che permetterebbero loro di risparmiare denaro e inquinare di meno. (E poi ci dicono: non ci sono i soldi e dobbiamo aumentare le tasse!).
E con ‘sto cavolo di patto di stabilità e deliri simili ai quali ci costringe la gabbia dell’euro non si possono fare investimenti.
Così la spesa corrente continua a correre (ovviamente, visto che non si può investire per arginarla), e l’anno successivo si trasforma in debito a propria volta. Anno dopo anno il debito cresce costantemente e i limiti dovuti a questo diventano sempre più paralizzanti, in una spirale che porta il settore pubblico (e tutti noi) all’autostrangolamento, con la benedizione dell’Europa.
Riassumendo, il sistema Italia è probabilmente l’unica azienda in Italia (passatemi solo per questa volta il termine “azienda”), che non investe praticamente nulla dei suoi ricavi, ma li usa quasi solamente per gli stipendi, per le spese correnti (bollette appunto ecc.) e per pagare gli interessi sui prestiti. Prestiti che poi rinnova continuamente in maniera sempre più massiccia.
Ah, usa i suoi ricavi (le nostre tasse) anche nei seguenti modi:
- Rimborsi elettorali
- continua costituzione di aziende private a capitale pubblico (per farsi i cazzi loro con i soldi di tutti, con retribuzioni inflazionate rispetto al valore erogato e alle prestazioni elargite, indipendentemente dal merito e dal profilo professionale. Tanto si tratta di retribuire parentiamiciamanti).
- Impiego di mezzi pubblici per usi privati
- Finanziamenti ai giornali, addirittura fino a 3 anni fa erogati in base alla tiratura e non in base alle copie vendute ecc.ecc.ecc.
Quale azienda può continuare a sostenersi in questo modo?
Ultimo ma non ultimo in Italia le aziende nel settore dell’efficienza energetica sono mediamente piccole e poco coese, e vengono quindi annientate dalle lobbies del fossile.
Vedremo prossimamente, cosa sia possibile uscire da questo impasse, e come poter fare efficienza energetica in maniera strategica e progettuale. Per esempio per il tramite della ME-MMT.
luigi plos
[…] già ripetutamente scritto, attivare progetti di efficienza energetica, smart city et similia significa scombinare equilibri consolidati. E spero pertanto di non […]
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