
Da quando sono diventato relativamente noto nella comunità degli escursionisti che amano andare a scoprire luoghi insoliti, mi capita sovente di ricevere messaggi da varie parti d’Italia del tipo
“Ehi Luigi! Devi venire dalle mie parti. Non hai idea di quanti luoghi segreti ci siano. Per esempio io conosco blablabla…”
Da una parte non mi aspettavo che tanti non romani potessero trarre ispirazione dal blog, dal gruppo Facebook e dalle guide “Luoghi segreti a due passi da Roma” e andare in cerca di luoghi segreti in giro per l’Italia.
Dall’altra sapevo che non era una prerogativa dei soli dintorni di Roma, quella di celare tanti luoghi suggestivi, dal momento che il paesaggio italiano è multiforme e straordinario ovunque, e che la complessa morfologia del territorio, il rimboschimento spontaneo e il progressivo abbandono hanno portato all’oblìo una parte delle opere di cento e passa generazioni di nostri antenati.

Infatti in ogni parte d’Italia (perfino sulle Alpi, come Oetzi insegna, allorché verticalità e orografia ci proteggevano) un gran numero di civiltà che si sono susseguite nei millenni (dal medioevo sulle Alpi), hanno reso ricco, fecondo e bellissimo il territorio, “edificando” il paesaggio più straordinario del mondo: quello che tanti pittori e scrittori hanno immortalato.
Peraltro parliamo di popolazioni spesso ricche, come si vede dalle abitazioni, talvolta agiate, di molti paesi abbandonati.
E poi avremmo tanti anziani che si dannano per tramandare la nostra storia, e che sempre meno ascolto trovano.
Nell’estate del 2016 mia figlia e io facemmo una lunga escursione a Lipari.
Arrivammo con l’autobus a Quattropani. E dalla montagna scendemmo al mare per uno straordinario sentiero, basculando fra i monti e le scogliere, per poi risalire verso Lipari.
Giunti alle terme di S. Calogero (le più antiche del Mediterraneo e, immagino, del mondo), incontrammo un vecchino, con una FIAT Uno sopra la quale aveva steso vecchi libri e cartoline che raccontavano delle terme, e pezzi di roccia vulcanica.
Si trattava dell’ex custode, che passava tutti i giorni estivi ad attendere i pochi turisti che lasciavano le spiagge dell’isola, per poter loro illustrare vita e opere delle terme.
Era una tenerezza infinita osservare come si accendevano i suoi occhi, nel vedere la nostra disponibilità ad ascoltare le sue storie e a farci portare a visitare i ruderi greci (come la bellissima vasca termale di epoca micenea, ancora attiva).

Le terme sono ormai in disarmo, con gran rammarico del loro ex-custode, e nostro. Eppure avrebbero enormi potenzialità.
Ma è l’Italia intera, che non può esprimere le proprie potenzialità.
Il patto di stabilità e le altre deliranti norme contabili inflitteci dall’Unione Europea e recepite a capo chino dalla nostra classe dirigente, non ci permettono di fare investimenti.
Ma un popolo che non investe nel futuro, muore.

Così, per interrompere tremila anni di bellezza e di progresso, dal tempo dei greci, sono bastati una ventina di anni di Euro e di norme emanate da Bruxelles, per condurre verso l’annientamento innanzitutto i piccoli paesi, meno popolati di un condominio, che non possono sottostare a regole e tasse tarate per comunità ben più grandi, e che agli occhi dei burocrati della UE risultano non essere “economicamente sostenibili”, in una società in cui tutto deve essere profitto.
E pensare che basterebbe non opprimere queste piccole comunità, lasciarle libere di esprimersi e di vivere il loro territorio come hanno fatto per centinaia/migliaia di anni.
E invece mutano anche le parole: città metropolitane al posto delle province, (sempre stipendifici rimangono, e senza valore aggiunto per il territorio visto che hanno a malapena i soldi per gli stipendi, ma il cambio di nome è sintomatico).
Ma ecco, a fare da contraltare, tante persone, (che magari leggono le mie guide) come l’ex custode di S. Calogero, desiderose di conoscere e tutelare il nostro patrimonio naturalistico e culturale unico al mondo, e che sanno che solo la bellezza e la conoscenza della nostra storia, forse, ci salveranno.
Foto di copertina: Chia (Viterbo).
