In questi giorni, relegato in un hotel a cinque stelle, ho finalmente tempo per riflettere, e scrivere.
Peraltro è molto che non digito alcunché di originale e strutturato, tipo questo post (che mi piace pensare come un manifesto) e non ricordavo quanto fosse faticoso scrivere, una volta uscito, quattro mesi fa, dal flusso “letterario” con la pubblicazione delle ultime due guide …
… “Ma … che stai in albergo, Luigi?!?”

Si! Ma mica solo io. Tutti noi siamo in un albergo di lusso, volendo fare nostra l’acuta metafora dello scrittore Francesco Vidotto, in virtù della quale l’Italia tutta è, se ci pensiamo, un relais di charme a cinque e passa stelle.
E pazienza se gli stranieri non verranno come prima a soggiornare in questo albergo da sogno unico al mondo, con terme en plein air, natura selvaggia, arte, cultura, mare e monti e tutto il resto meravigliosi.
Saremo noi italiani a gremirlo.
Sapete infatti, seguendo da anni questo gruppo e avendo magari letto le guide ai “Luoghi segreti a due passi da Roma”, che l’intero nostro paese, a cominciare da un territorio ancora poco valorizzato come quello intorno a Roma, ha un numero immenso di siti incantevoli e una varietà culturale, dalle valli occitane agli altipiani sardi, degna di un continente.
Eh si. Non ci pensiamo mai. Ma il multiculturalismo lo abbiamo già in casa e dobbiamo piuttosto badare a che non scompaia.
Sapete, poi, che per anni ho espresso il mio disappunto per la devastazione inferta, in particolare al nostro paese, da un sistema non più sostenibile, che obbliga a far girare vorticosamente in tutto il mondo uomini e merci (e quindi virus), aumentando l’inquinamento e il consumo di risorse e distruggendo in parallelo posti di lavoro e, di conseguenza, vite umane e che obbliga tanti nostri imprenditori a delocalizzare, in Cina per esempio, per sopravvivere.
Sapete, anche, che per anni ho contestato il fatto che la nostra classe dirigente e i media vogliono farci credere che non ci siano alternative a questo sistema.

Spesso, a queste affermazioni, la replica erano sorrisetti e frasette tipo “Eh! Luigi! Ma non possiamo farci nulla …”
Rifletto, mentre sto relegato nella mia suite, che queste repliche provenivano spesso da persone, anche amici, accomunate dal fatto di avere cospicue rendite e/o di ricevere congrui e sicuri stipendi a fine mese.
Quindi, pur inconsciamente, a loro questo sistema andava bene così, accodandosi a questo pensiero unico che non ammette critiche.
E, poi, ma vuoi mettere quant’è comodo andare in aereo a Berlino, o a Praga, o a Pechino, al costo di una spesa al supermercato? Tanto … nel prezzo del biglietto aereo, lautamente sovvenzionato dagli Stati, non è conteggiato, per esempio, il danno all’ambiente.
Il problema è che il coronavirus sta rovinando non tanto chi è garantito da questo sistema, ma chi già ne era vittima: dalle piccole e medie imprese, non relazionate con il potere, che competono a fatica sul mercato, a chi fa lavori precari, che in questo momento magari non ha i soldi per la spesa al supermercato … i soldi con i quali però si può andare a Berlino.
Nulla di personale contro Berlino (contro Francoforte e Bruxelles si, però!).

Anche le nostre classi dirigenti, dall’alto dei loro ricchi stipendi, non hanno interesse a cambiare e accettano lo smantellamento del sistema produttivo italiano, celebre un tempo nel mondo.
Ma le certezze di tutti costoro si sono sgretolate in pochi giorni, allorché il sistema neoliberista ha mostrato crepe gigantesche.
I mass media, non sia mai, non colgono i palesi segni della crisi del sistema. Si limitano a renderci più psicotici del necessario e al tempo stesso ci fanno appelli alla calma. Chissà, magari, contando sulla confusione e la paura, stanno preparando l’arrivo di Mario Draghi e del MES che ci daranno il colpo di grazia.

Foto di Giulio Giuliani.
Detto questo, saggio due volte fu, colui che disse che da una crisi può nascere un’opportunità.
Noi stessi italiani non siamo consci di abitare in una terra unica al mondo, che offre una mirabile fusione di opere dell’uomo e della natura, che vanno a comporre il celebre paesaggio italiano.
Un paesaggio dove per lunghissimo tempo le attività produttive sono state sostenibili, sono state salvaguardate le risorse e la diversità biologica, ed è stata creata la miscellanea unica e famosa nel mondo, che risponde al nome di Made in Italy.
Passata l’emergenza, con il nostro paesaggio, che tutto comprende, potremo tornare a essere il principale polo turistico mondiale, come lo eravamo negli anni ’70.
Ma, chi ci governa, che dispone delle informazioni, delle risorse, delle tecnologie necessarie, saprà indirizzare al meglio questa rinascita, dando magari più importanza alle comunità locali, senza lasciare indietro chi lavora nel settore turistico a lungo raggio?
Lavorando infatti a contatto anche con il settore del turismo tradizionale, comprendo le difficoltà di coloro che vi operano e che stanno chiudendo uno dopo l’altro per colpe non loro. Costoro vanno subito tutelati con cospicui aiuti di Stato, riconvertendo, ove possibile, una parte del turismo che viaggia su voli transoceanici e crociere, dall’altissimo livello inquinante, in un turismo volto a conoscere il nostro paese.

Invece siamo governati da fossili, che ragionano da fossili e che intendono continuare a propinarci fossili da bruciare, soprattutto ora che il prezzo del petrolio è crollato.
E lo si vede da qualunque decisione essi prendano: non investono seriamente nelle rinnovabili, nel risparmio energetico, nelle smart city, nella banda larga in zone disagiate. Direi che non investono a prescindere in tecnologie e processi a favore della collettività.
Piuttosto tutti i partiti, lo scorso anno (anche chi faceva finta di essere contro), hanno approvato il TAV.
E, poi, fra le tante, favoriscono la proliferazione di centri commerciali, spesso costruiti a poche centinaia di metri da altri, con relative opere di viabilità. Poi, spesso, questi chiudono, rivelando speculazioni finanziarie e lasciando ferraglia e tante piccole attività commerciali chiuse per sempre.

Non solo. Ci dicono anche che siamo un popolo non in grado di governarci, che ha bisogno di un’autorità esterna e lontana, la quale, dai palazzi di Bruxelles, Strasburgo e Francoforte (e ormai perfino da Berlino), ci indichi quello che dobbiamo fare.
Peccato che, nel momento del bisogno, l’Unione Europea, ci giri regolarmente le spalle (e ci faccia anche girare le palle, visti i miliardi e miliardi di euro di cui siamo creditori ogni anno), lasciandoci soli in tutte le emergenze: coronavirus, immigrazione, terremoti, crisi bancarie, crisi industriali …
Solo una forza politica avrebbe potuto approfittare di questa crisi e traghettare il paese verso un nuovo paradigma: il 5 Stelle.
Il suo punto di forza era la rivoluzione culturale (e alla filosofia del primo 5 Stelle mi sono ispirato per questo post), declinata, per esempio, nell’istituzione di piccole comunità resilienti e autonome a livello energetico e alimentare. Quante volte lo sentii dire da Beppe Grillo? E lo Sviluppo Sostenibile era una delle cinque stelle.
Ora anche Grillo si è scordato di tutto questo, per tacere del capo politico Vito Crimi, che si è scordato perfino il significato delle cinque stelle (la figuraccia “stellare” fatta qualche settimana fa nel corso di una conferenza stampa).
Purtroppo il 5 Stelle non ha saputo aspettare. Ha scelto di mettersi subito dalla parte del sistema che doveva combattere. E ovviamente non è minimamente riuscito a cambiarlo, perché questo avrebbe significato cambiare le carte in tavola di chi è ben relazionato e guadagna a scapito della collettività. Ha pensato bene, invece, di acquisire linguaggio e modi di fare del sistema.
Ha così perso l’autorevolezza e la forza morale, necessarie a ottenere il sostegno degli italiani per effettuare il cambiamento e ha anche perso la mentalità vincente, acquisendone una perdente, a causa della quale non riesce più a reagire.

Foto di Giulio Giuliani.
“Allora non c’è speranza”. Direte voi.
Io penso che ci sia. E, con l’occasione, passiamo dalla parte destruens alla pars construens.
Negli ultimi due anni ho assistito al montare di un MOVIMENTO singolare
e di certo inedito, almeno in Italia.
Nulla a che fare con il 5 Stelle o con le Sardine, le quali sono quanto meno un fenomeno curioso: il primo movimento di piazza al mondo non contro il governo ma contro l’opposizione.
Questo nuovo MOVIMENTO ha a che fare con qualcosa di più profondo: con le nostre coscienze.
Solo intorno a Roma centinaia, migliaia di persone, anche ispirate dalle guide che ho scritto, hanno cominciato, in questi anni, a perlustrare in modo sistematico il loro territorio.
Esse esplorano i dintorni dei luoghi dove abitano; li leggono e li decifrano; sono attente ai segni di degrado; imparano e a loro volta insegnano a figli e amici a preservare questo paesaggio unico al mondo; trasmettono l’amore e lo stupore per queste meraviglie.
Capita che un rudere, davanti al quale erano passate chissà quante volte, attiri la loro attenzione, che comincino ad osservarlo con occhi nuovi.

Ed ecco che la loro fantasia, la loro intuizione, prende il volo.
Ed ecco che corrono a cercare informazioni sulla rete, dove però non trovano nulla. Si informano allora su testi del passato e vanno a bussare alla porta degli anziani del posto (i quali li accolgono attoniti e felici), per avere informazioni.
Ed ecco la sorpresa: quel rudere era magari un mulino edificato mille anni fa. Intorno ad esso, dove ora c’è un folto bosco, una comunità lavorava e prosperava.
Oppure … quel resto di muro componeva la cinta di protezione di un insediamento di epoca etrusca poco distante.
Oppure …
Ed ecco costoro giungere alla fase successiva: comunicare in modo compulsivo ed entusiasta, on line e off line, le loro scoperte.
Ed ecco che altri vanno a imitarli.
Ed ecco la nascita di questo MOVIMENTO, che comunemente definiamo “sentinelle del territorio”.
Essi rappresentano un modo nuovo o, meglio, un modo antico di vedere le cose:
veri e propri operatori culturali, degni epigoni di cento e passa generazioni geniali, che hanno reso l’Italia ricca e feconda come nessun altro paese al mondo.
Bene. Potete immaginate quanto sono orgoglioso di aver contribuito ad ispirare tutto questo: con le guide escursionistiche ai “Luoghi Segreti a due passi da Roma”, con l’omonimo gruppo Facebook che ha superato (oggi) i 27.000 membri, con gli articoli che scrivo ecc.

E c’è di più. Tante di queste sentinelle hanno cominciato, tre anni fa, a contattarmi direttamente: “Luigi! Ho scoperto anche questo!” “Luigi devi venire qui a vedere che c’è!” ecc.
Risultato? Che le due nuove guide ai luoghi segreti a due passi da Roma, in realtà, sono il risultato di un fund raising particolare.
Invece di ricevere denaro dai finanziatori, ho ricevuto una cosa ben più importante: direttamente i contenuti; e che contenuti! Tanto che esse sono diventata un’opera corale.
Questo cambiamento dal basso è lento ma profondo e rivoluzionerà la nostra scala di valori, in modo mi auguro inesorabile (magari, banalmente, producendo in casa un prodotto banale come le mascherine, senza doverle importare).

Comprenderemo sempre più che il paesaggio italiano è unico al mondo, che è l’archivio della nostra storia, da decifrare e comprendere, che è l’unico asset che non riescono ancora a delocalizzare, che ci fa capire che la qualità delle nostre vite non è legata ai redditi e ai consumi, ma alla qualità dell’ambiente dove viviamo noi e dove vivranno i nostri figli.
Comprenderemo che possiamo e dobbiamo moltiplicare il nostro potenziale turistico, con la conseguente creazione di tanti posti di lavoro aggiuntivi e sostenibili.
Comprenderemo che possiamo vivere diversamente, a cominciare dal tempo libero, che, perché no, trascorreremo lungo milletrecento chilometri di arte, cultura, natura, cibo, Made in Italy ed emozioni a iosa.
Comprenderemo che possiamo allargare i nostri confini, anche senza per forza uscire dai confini territoriali. In un’era, nella quale ci inducono a inseguire mete esotiche distanti, scopriamo di averle alle porte di casa (non so se abbiate fatto caso alle foto: luoghi vicini che sembrano essere a migliaia di chilometri).
Comprenderemo come solo la conoscenza del nostro territorio e della nostra storia possono, forse, tenere in piedi il nostro paese, visto che il nostro passato è il carburante del nostro futuro.
Comprenderemo che scoprire il nostro territorio è un atto di libertà e di sviluppo sostenibile.

Buone avventure per ora virtuali, dunque, e ci vediamo passata l’emergenza!
Luigi Plos.
P.S. I medici affermano che camminare per sentieri (e anche fuori sentiero come facciamo noi dei luoghi segreti; eheheh!) rinforza le difese immunitarie, mentre vivere in un costante stato di ansia, come quello al quale siamo sottoposti in particolare in questo periodo, fa ammalare. E, quindi, pronti a ricominciare, appena sarà possibile
P.S. La foto di copertina non è l’Islanda, ma la solfatara di Monte Calderone vicino Nepi.
