
Nel 1982, a 17 anni, nel corso di un trekking in Trentino con gli scout, al termine della salita dal rifugio Bedole al rifugio Città di Trento, mi si parò dinanzi il primo ghiacciaio della mia vita (e da allora non avrei più smesso di andare per ghiacciai).
Il ghiaccio terminava a metà dell’immenso pendio e dalla sua estremità scaturiva l’acqua di fusione in forma di cascate mugghianti.
Trascorsi tutto il pomeriggio, e poi la sera, sul terrazzo del rifugio, sfidando il gelo dei 2.500 metri, ad ammirare la distesa bianca, e le cascate, baluginare sotto i raggi lunari.
All’alba del giorno dopo lasciammo il rifugio e rimontammo il ghiacciaio fin sulla cima dell’Adamello, con pochi di noi attrezzati di ramponi e piccozze e legati con spezzoni di corde come unica precauzione.
D’altra parte c’erano pochi crepacci, il pendio non era ripido e la neve che ricopriva il ghiaccio permetteva la progressione senza scivolare.
Dopo 27 anni, nel 2009, tornai con un amico, per percorrere alcuni ghiacciai del gruppo dell’Adamello/Carè/Presanella (a proposito, fantastico il Carè! Foto sotto).

Rifeci lo stesso percorso.
Giunto al Città di Trento stentai a riconoscere la montagna davanti a me.
Il pendio davanti al rifugio (foto sotto) non aveva più ghiaccio, presente solo sul pianoro sovrastante, ma era percorso da cascate immense, segno dell’accelerata liquefazione del ghiaccio.
E poi la salita alla cima dell’Adamello: niente più neve superficiale, ma solo ghiaccio vivo, vetrato, annerito, sul quale scricchiolavano i provvidenziali ramponi; e poi i creapacci: tanti!
In queste condizioni sarebbe stato impossibile percorrerlo senza ramponi e piccozza ventisette anni prima. E ora mi hanno detto che le condizioni sono peggiorate.

Da quel giorno di nove anni fa il cambiamento climatico non ha mai smesso di angosciarmi.
L’Italia del Nord diventò grande grazie al genio dei suoi abitanti e ai ghiacciai, che per secoli alimentarono filande, cartiere e opifici in genere e diedero vita al Made in Italy, in particolare dall’epoca dei comuni.
Sappiamo bene che anche l’Italia meridionale diventò grande, sempre grazie all’immancabile genio degli italiani, ai commerci, allo stimolo che i Borboni diedero alle industrie.
Se i ghiacciai delle Alpi continueranno a fondersi con questi ritmi, il nord del nostro paese entrerà in una crisi irreversibile.
Anche il sud sarà sempre più soggetto a rovinosi periodi di siccità e a precipitazioni intense, se si estremizzerà questo caos climatico.
Un giorno non lontano lo spread, il debito pubblico, l’inflazione (tutte finzioni contabili che nulla hanno a che fare con il benessere dei cittadini) non saranno, per i nostri figli, che rumori di fondo di fronte a un mondo diventato loro ostile.

E ci malediranno, per non avere fatto nulla per impedirlo.
Io, però, non mi sento colpevole nei confronti di mia figlia, ora quasi maggiorenne, e dei suoi coetanei.
Faccio il possibile per ostacolare il cambiamento climatico:
- acquisto prodotti locali al mercato e comunque con la minor quantità possibile di imballaggio
- riuso/riciclo per quanto possibile
- utilizzo al minimo l’auto, muovendomi in bici e con i mezzi pubblici (e utilizzare poco, o nulla, l’automobile è alla base del format “Luoghi segreti a due passi da Roma”, che permette ai romani e ai turisti con base a Roma, di effettuare escursioni insolite e avventurose a chilometro zero e con consumi minimi e di conoscere un territorio unico al mondo).
luoghi segreti e cambiamento climatico – la tromba d’aria dell’ottobre 2016 fra Ladispoli e Campagnano
Ad ogni modo di questa situazione non sono di certo colpevoli i cittadini, ma le classi dirigenti, in particolare quelle susseguitesi dal 1992 a oggi per quanto riguarda l’Italia.
Nessuna di queste ha mai posto attenzione alcuna al caos climatico.
Eppure più il tempo passa, più il rischio aumenta: siamo su un aereo che precipita e il pilota ci dice di non preoccuparci e di adattarci alla catastrofe imminente.
Ma… si può mitigare una catastrofe? Si può negoziare?
Alla COP 21 di Parigi sul clima di tre anni fa le lobbies erano presenti in forze, ad accertarsi che non venissero prese decisioni ostili e cinquantamila delegati, con relativi superinquinanti viaggi in aereo eccetera, camuffarono di belle intenzioni la non volontà di porre rimedio al cambiamento climatico.
Infatti, dopo tre anni, non è cambiato nulla.
D’altra parte chi ci ha portato al disastro non può risolvere il problema.
E mi chiedo “ma coloro che ci governano, non hanno anch’essi dei figli?”
Sembra proprio che siamo governati da fossili, che ragionano da fossili e che intendono continuare a propinarci fossili.

Ritengo colpevole chi ci ha governato dopo il 1992, sia perché prima di allora il caos climatico non aveva ancora manifestato la sua virulenza, sia perché costoro hanno anche ceduto la nostra sovranità monetaria a una banca privata estera con sede a Francoforte, con la scusa che noi spendevamo troppo (in realtà da oltre vent’anni noi italiani versiamo molte più tasse di quanto riceviamo in servizi).
Ma poi… perché dei banchieri privati, che non devono rendere conto a nessuno, dovrebbero essere migliori?
Infatti “l’indipendente” Draghi ha creato dal nulla in questi anni (come potrebbe fare l’Italia) mille e passa di miliardi di euro per aiutare le banche (anziché punirle per le loro malagestioni) e zero euro per aiutare i cittadini.
Ecco perché, quando sento dire “non ci sono i soldi”, divento paonazzo e azzanno alla giugulare chi lo esclama: i soldi non possono finire! (Ma sapete quanti fior di professori e professionisti credono, a oggi, che la quantità di denaro stampabile sia legata alla quantità d’oro posseduta?!?).
Possiamo ben immaginare come diventerebbe l’Italia, se fosse un paese normale e se potesse quindi liberamente creare/investire anche solo una frazione dei mille e oltre miliardi di euro di cui sopra (magari anche gestiti da una nuova classe dirigente) in:
- prevenzione del territorio dal rischio idrogeologico
- fotovoltaico su tutti i tetti dove proficuo ed efficienza energetica
- smart city
- luoghi segreti e cambiamento climatico colori dovuti alla siccità del 2017 presso Formello
Inoltre, se anche il cambiamento climatico non fosse legato all’attività umana, come affermano diversi scienziati più o meno in buona fede, ma quanto vale per il nostro paese l’autonomia energetica per il tramite, ove opportuno, di rinnovabili e di efficienza energetica?
Rinnovabili ed efficienza energetica (e non lo dico perché mi occupo di queste, ma perché è così), rappresentano ‘matematicamente’ il futuro, anche per la relativa creazione di tanti posti di lavoro di qualità e distribuiti sul territorio.
Qualsiasi altra fonte di energia è destinata ad esaurirsi, a salire di prezzo man mano che viene consumata, a degradare il territorio in fase di estrazione e di trasporto (vedi il TAP in Puglia), a danneggiare la salute di tutti, a causare guerre (Iraq, Libia, Siria ecc.ecc.).
E, venendo al tema di questo blog, ovvero i luoghi segreti: centinaia vicino Roma e migliaia per l’Italia tutta, potremmo ben investire nella valorizzazione del territorio italiano.
Abbiamo tutto: il marchio, i nomi, il fascino, tante professionalità disoccupate o sotto pagate (guide turistiche, archeologi, geologi…).
Ovvero abbiamo tutti i i fattori produttivi necessari a far tornare il nostro paese a primeggiare nuovamente nel turismo e , in genere, nella produzione di beni di qualità.
Foto di copertina: cascata fossile a S. Vittorino (VI municipio di Roma). Foto di Stefano de Francesco.
