Prima di calarci con un gruppo nel canyon dell’Aniene, a Tivoli, facevo il consueto briefing con i partecipanti, al fine di prepararli a quello che avrebbero trovato.

Avremmo dovuto percorrere una traccia di sentiero ripida e scivolosa, alla quale porre attenzione (avevamo comunque posizionato un cordino come mancorrente).
Saremmo poi dovuti scendere lungo una scarpata quasi verticale, attraversare un muro di rovi e camminare sopra i massi scivolosi di un torrente.
Ma il premio avrebbe ricompensato le difficoltà: i membri di questa escursione sarebbero stati i primi a effettuare questo percorso e, dunque, i primi a godere della visione, grandiosa, della cascata grande dell’Aniene dal basso.

A parte Marco, il proprietario del terreno da dove partiva l’itinerario, il collega Antonello Fiume e io, che l’avevamo tracciato, sfrondandolo dai rovi più insidiosi e limandone la pendenza.
Mentre parlavo, mi venne in mente un episodio della mia vita.
Nei vent’anni passati a lavorare in aziende private, dove era necessario raggiungere obiettivi definiti, partecipavo periodicamente a corsi di formazione, fra cui quelli di “coaching” e di “team building”, in particolare nel periodo in cui occupai posizioni di capo progetto e, a seguire, di area manager.
L’episodio fu quando ci portarono in un contesto naturale relativamente selvaggio, nella maremma toscana, all’interno del quale dovemmo affrontare, in team, una sequenza di difficoltà.
Per inciso ho sempre praticato con soddisfazione attività in gruppi organizzati, non solo nel lavoro, ma anche nei giochi di squadra (calcio, rugby, ultimate) e poi in cordata in alta montagna dove, in particolare, è necessaria una totale condivisione di intenti fra i componenti del team.

Ecco, allora, mentre parlavo al gruppo, l’intuizione: superare le varie difficoltà e giungere sul fondo della gola, al cospetto della cascata, era una vera attività di “coaching/team building”.
Certo, al termine dell’escursione, per rendere il tutto professionale, avremmo anche dovuto fare il “debriefing”, in cui raccogliere le idee e le emozioni vissute durante la prova e collegarle alla realtà aziendale.
Ma … realtà aziendali con le quali confrontarsi non ce n’erano.
C’era invece da “confrontarsi” con il barbecue vista cascata nella tenuta di Marco.
Insomma, lo straordinario paesaggio intorno a Roma diventa anche una grande aula didattica a cielo aperto, dove la natura, l’avventura, si possono declinare in attività di formazione aziendale e, anche, scolastica.

A proposito, ma sapete di avere proprio sotto gli occhi un esempio di coaching – team building e quindi, di
abbinamento luoghi segreti e aziende?
Ma si! Si tratta del progetto “Luoghi Segreti a due passi da Roma”!
Con alcuni amici: Marco, Diego, Mauro, Francesco, Giancarlo, Adriano … formammo, senza volere, un gruppo organizzato e raggiungemmo in breve, in modo spontaneo, alcuni degli obiettivi che ci si pone nelle attività di “coaching” e di “team building”:
- uscimmo dagli schemi consueti
- ci adattammo al cambiamento
- superammo i nostri limiti in particolare mentali
- migliorammo la capacità di osservazione e la creatività
- creammo una particolare coesione e collaborazione (ognuno di noi si specializzò. Chi in gallerie etrusche, chi in mitrei, chi in abitazioni rupestri, chi in acquedotti romani, chi … nello scriverne … ).
Il risultato è l’opera corale che avete sotto gli occhi.

P.S.! Come meta per coaching – team building, direi che l’iinerario ideale è percorrere la forra del Crèmera, oltre a calarci sul fondo dell’Aniene.
