Come narrato sovente, i contributi da parte delle “Sentinelle del Territorio” arrivarono in modo sempre più massiccio, fino a inzeppare anche questi due nuovi volumi.

Affidarsi a loro fu come attivare, per il nostro paesaggio, una polizza anti abbandono. Ad essi, compagni d’avventura, diedi letteralmente in outsourcing il ramo “avventura e scoperta”. Costoro presero in carico con entusiasmo questa attività, mi indicarono a loro volta la scrivania e mi invitarono a dedicarmi al ramo “scrittura e divulgazione”.
Detto questo, la dimensione avventurosa è stata per me importante fin da quando ero piccolo. Ebbi l’imprinting nel 1971, allorché incontrai un extracomunitario (lo era a quel tempo).
I miei genitori mi portavano talvolta a giocare presso il giocoso Istituto Svedese di Studi Classici, poco lontano da dove abitavo, un’oasi di “scandinavinità” e di svaghi per i bambini a via Omero, ai Parioli, una via ancora oggi senza traffico e immersa nel verde, affacciata su Villa Borghese.
Un giorno li vidi parlare con un signore anziano. “Chi è quel vecchio?” chiesi io.
“Quel vecchio è il re di Svezia. Stanotte dorme qui e domani va a scavare vicino Roma in cerca di reperti etruschi.”

Così, a sei anni, venni a sapere che poco lontano da Roma c’erano luoghi così fascinosi, che perfino un re venuto da lontano (il re-archeologo Gustavo VI) ci andava per metterci le mani nella terra. Nel tempo, facendo lo scout, la mia dimensione avventurosa si esaltò, con un picco allorché individuai, con un manipolo di amici avventurosi, nel lontano 1991, l’immensa dolina di Tiscali in Sardegna, a quel tempo sconosciuta, la quale negli anni, per la sua straordinarietà, ha anche ispirato una grossa azienda di telecomunicazioni.

Ma che cos’è davvero l’avventura? Riprendo una frase di non rammento chi: nessun luogo è magico senza portarci io giusto sguardo”, per affermare che l’avventura si può trovare anche vicino Roma, insieme ai propri figli e ai loro amici. Basta un po’ di creatività e guardare con occhi diversi.
A volte, riemergendo dalla forre di Formello, o di S. Vittorino, e tornando verso casa, mi sembravano matti tutti quelli che correvano da una parte all’altra, cosa che del resto avrei fatto anch’io dal giorno dopo.
Nel parco di Veio iniziai a scoprire tanti ambiti diversi e fascinosi: i castelli diroccati, le gallerie etrusche, le mole medievali cadute nell’oblìo come rovine atzeche, a cingere incantevoli cascate.

Dopo una vita di escursionismo trascorsa fra Alpi, Appennini e il territorio vicino Roma, l’attività, all’inizio part time, di divulgazione iniziò quasi sei anni fa, allorché decisi di ordinare i luoghi intorno alla capitale più meritevoli di attenzione che avevo ri-scoperto in venticinque anni di esplorazioni. L’impellenza di scrivere le guide nacque, poi, dopo il crollo di San Felice, del quale leggerete nel capitolo 21.
Perlustrando il mio territorio, esso andava rivelandosi come l’archivio della nostra storia, da decifrare e comprendere; e questo mi affascinava sempre più. Vi trovavo i segni dell’organizzazione territoriale delle diverse civiltà, a cominciare dagli Etruschi, che diffusero l’agricoltura, prosciugarono le paludi, sfruttarono le risorse minerarie e costruirono le prime città sugli altopiani tufacei, molte delle quali ancora abitate dopo quasi tremila anni. Ognuno di questi popoli modellava il territorio, per vivere in modo più confortevole, integrando elementi antropici nella natura e creando nel tempo una miscellanea che non ha pari al mondo.
L’intervento di decine di generazioni di uomini geniali hanno valorizzato e accresciuto questa diversità, che peraltro è alla base della cultura agroalimentare che stiamo perdendo. ![]() Nel paesaggio troviamo i segni dell’organizzazione territoriale, in cui sempre l’uomo è intervenuto per viverci meglio, integrando elementi antropici nella natura e creando la miscellanea unica e famosa nel mondo, che diede origine al Made In Italy. Esso, in particolare quello agrario della campagna romana, già al tempo dei Romani era non solo utilità ma anche bellezza, oltre che per il modo con cui producevano in modo sostenibile, salvaguardando le risorse, suolo, acqua, vegetazione e di conseguenza la diversità biologica. Ancora oggi nel comune agricolo più grande d’Europa (Roma) troviamo prodotti orto-frutticoli di alta qualità.
Il paesaggio è l’archivio della nostra storia, unico asset che non riescono ancora a de localizzare e ci permette di capire che la qualità delle nostre vite non è legata ai redditi e ai consumi, ma alla qualità dell’ambiente dove viviamo noi e dove vivranno i nostri figli. Il nostro paesaggio indica, a noi italiani, e noi solo, una strada. Ci indica la ricchezza del territorio che abbiamo sotto i nostri occhi e che fatichiamo a vedere, ci racconta dell’importanza di amare e valorizzare il territorio che ci circonda. |
A un certo punto cominciai a vedere i danni causati dal cemento armato: la civiltà dei geometri aveva sostituito quella degli architetti, e in pochi decenni la mirabile sintesi raggiunta nei millenni era stata destrutturata.
E poi, un’insidia peggiore e più sottovalutata del cemento, la globalizzazione. Forse la globalizzazione si sarebbe potuto accettare (io non l’avrei accettata comunque), se, a fronte della demolizione della nostra identità e delle nostre tradizioni, ci avesse almeno portato la prosperità promessa. Ma così non è stato. La ricchezza è aumentata, ma per pochi, mentre il benessere di tutti gli altri e peggiorato.
Trent’anni fa c’era meno povertà, meno disuguaglianza; la qualità e la quantità del nostro sistema produttivo erano superiori a oggi; un operaio con il proprio stipendio manteneva la famiglia, comprava casa e magari mandava i figli all’università. E l’Italia era la prima meta turistica al mondo Il nostro paese ha risorse culturali, ambientali e umane (imprenditori, inventori e artigiani in abbondanza) come nessun altro al mondo, e un immenso patrimonio artistico, storico e naturalistico che aspetta di essere valorizzato in modo sano. Invece assistiamo impotenti alla distruzione di questo patrimonio di filiere e di maestranze in tutti i settori di punta del Made in Italy, per via di norme provenienti da Bruxelles che favoriscono grandi aziende transnazionali e di mancanza di denaro, che dobbiamo chiedere in prestito a una banca privata con sede a Francoforte. Siamo stati così ridotti da un popolo di produttori di cose belle e desiderate da tutto il mondo, a un popolo di consumatori di cibi e di oggetti di poco valore e spesso dannosi che vengono prodotti dall’altra parte della Terra. ![]() Eppure il nostro paese ha sempre costruito capitale sociale, in particolare durante i millecinquecento anni (dal I al XVI secolo) in cui ha guidato l’Europa, prima romana e poi cristiana, con le idee, la cultura, il linguaggio. Direi, anzi, che la cultura in Europa ha in gran parte origine in Italia. |
Poi, dal 1600 (e ancor più con la rivoluzione industriale), si è affermato il modello secondo cui “l’intelligenza umana” deve essere libera di dominare il mondo e in questo nuovo paradigma l’Italia ha perso il suo primato.
In particolare dopo la malaugurata caduta del muro questo modello si è declinato nella dottrina unica, non criticabile (peggio del cristianesimo prima della riforma) e incompatibile con il benessere della collettività e l’ambiente, chiamata comunemente “Neoliberismo”, una dottrina alla quale l’intera classe dirigente italiana sembra essere asservita da quasi trent’anni.
Perché scrivo questo? Perché questo progetto, che si conclude con questa quinta guida, cerco di trasmettere l’idea che è possibile vivere diversamente, a cominciare dal tempo libero. |
La sfida è valorizzare questo straordinario territorio, al fine di migliorare la qualità della vita per i residenti e al contempo sviluppare in modo sostenibile i settori agricolo, turistico, culturale.
Il territorio intorno a Roma può e deve moltiplicare il suo potenziale turistico, con la conseguente creazione di tanti posti di lavoro aggiuntivi e sostenibili (e un caso di successo lo vediamo nel capitolo 1) e deve, ove opportuno, venire reso fruibile tramite adeguata sentieristica, siti accessibili e aggiornati ecc.

E soprattutto l’Italia può dare, a turisti e viaggiatori, emozioni uniche, per esempio quelle che elargiscono i “luoghi segreti”. Ecco quindi l’intuizione “marketing”, di cui queste guide sono un tassello: ma non sarebbe meglio, e più proficuo, se noi italiani valorizzassimo il territorio che ci circonda, magari con viaggi a chilometro zero?
La sapienza delle cento e passa generazioni che ci hanno preceduto, è stata quasi del tutto annientata in pochi decenni.
Ecco cosa, anche, possono allora diventare i luoghi segreti: cartelli indicatori, sentinelle fra passato e futuro. Sono la prova che i dintorni di Roma, per la loro selvaticità e le loro suggestioni, sono unici al mondo grazie alla commistione durata millenni tra la morfologia del territorio (che ha permesso l’isolamento di ampie aree) e l’uomo. E i luoghi segreti? Beh! Sono cartelli indicatori delle emergenze significative, dimenticate, che raccontano la nostra storia
Oltre a questo mettiamo nello zainetto fantasia e immaginazione e andremo, così, incontro al moderatamente imprevedibile e ogni luogo segreto che scopriremo, allargherà i nostri confini.
Non è infatti bello recuperare la componente inconoscibile, l’altrove, la novità?
Tutto questo fa poi bene alla mente, al cuore, alla salute.
Rimane per tutti, intatta la sorpresa di come, nell’era della globalizzazione, nella quale ci inducono a inseguire mete esotiche distanti, troviamo un paradiso alle porte di casa.
Ancora oggi mi sorprendo nello scoprire posti selvaggi e strabilianti negli immediati dintorni di una grande città così antropizzata come Roma.
Detto ciò, ripetiamo anche qui il discrimine per entrare nella lista dei luoghi segreti
Ogni luogo descritto risponde perlomeno a cinque dei sei requisiti sotto indicati: · è quasi del tutto sconosciuto. Spesso anche agli abitanti dei dintorni; · non è generalmente indicato nelle guide escursionistiche più comuni; · non ci arriva alcun sentiero segnato; · l’ubicazione non è semplice da individuare; · è vicino a Roma (non più di 30 KM dal GRA. E la maggior parte si trova a pochissimi KM dal GRA); · è sufficientemente suggestivo. |

E come è possibile che siano tanti luoghi sconosciuti, anche, per dire, agli abitanti dei dintorni? Perché molti sono in terreno privato. Prima di accedervi, dovrete pertanto chiedere il permesso ai proprietari, avendo cura, ma questo neanche serve scriverlo, di lasciali integri come li avrete trovati. E un giorno, magari, si creeranno le corrette sinergie fra privati e istituzioni, affinché almeno una parte di questi vengano resi correttamente fruibili.
E tutti noi possiamo/dobbiamo diventare operatori culturali interpreti del territorio antropizzato e della natura socializzata dell’uomo, decodificando i segni di chi ci ha preceduto, acquisendo nuovi stimoli e preservando ricchezze ambientali e beni culturali.
Insomma questi volumi sono un modo per conoscere il senso del limite, in particolare per comprendere che il nostro passato è il carburante del nostro futuro.
Solo la conoscenza del nostro territorio e della nostra storia potranno infatti portare nuovi valori in questa devastante crisi economica, ambientale e culturale e potranno, forse, tenere in piedi l’Italia.
Insomma, mettiamo nello zainetto l’avventura, l’immaginazione, la creatività, il mistero e andiamo incontro al moderatamente imprevedibile
A chi è rivolta questa guida? |
– a chiunque ami l’avventura, ai cittadini romani e non solo con un minimo di senso dell’avventura
– ai soci CAI (e da socio CAI so che sono interessati) che vogliano diversificare la loro attività, per i quali la componente avventura deve andare di pari passo con quella di escursionismo vero. Per loro in particolare sono indicati i tre super-acqua trekking, le tre iper-traversate in bici + treno, i tanti stra-concatenamenti, le forre a est di Roma (prima parte di questo volume), Il Fosso Rigomero in integrale (primo capitolo del primo volume) …
– a chi ama il treno e la bici. A questo proposito, a differenza delle prime tre guide, in tutti gli itinerari non troppo distanti da stazioni, viene descritto come raggiungerli in treno e bici.
– agli escursionisti, associati e no a Federtrek e ad altre associazioni escursionistiche, che vogliano diversificare i loro itinerari
– agli Scout. Una delle riviste più importanti legata a questo mondo si chiama “Avventura”. E io, da ex Scout, so quanto la fantasia, la vita all’aria aperta e l’avventura sono importanti nel processo educativo dei ragazzi. E cosa c’è di meglio che portare i ragazzi scoprire luoghi segreti? Ecco perché gli Scout di Roma, ma non solo, saranno felici di coniugare natura, avventura e cultura a poca distanza da una grande città
– ai fotografi
– ai papà e le mamme che amano far vivere l’avventura ai figli e agli amici dei figli
– a chi ama le ambientazioni fantasy. Luoghi come il Fosso dell’Acqua Raminga con la tua sua torre o la cascata grande dell’Aniene potrebbero essere utilizzati come location per film, appunto, fantasy.
E in generale sono rivolte a chi vuole recuperare il rapporto con il proprio territorio, a chi vuole comprendere quanto di grande hanno fatto i nostri antenati e quanto possiamo fare noi per preservare quanto da loro creato.
Sai; basterà che tu abbia fatto anche una sola escursione delle trenta, per essere soddisfatto dell’acquisto anche di questa guida. ![]() Postilla. Non sono geologo, né archeologo, né paleontologo, né storico. E’ possibile quindi che talvolta io abbia scritto informazioni non precise. Chiedo in tal caso ammenda, dal momento che lo scopo di queste guide non è tanto quello di dare nozioni, ma emozioni. |
Cosa portare con te nella ricerca dei luoghi segreti.
Ti suggerisco in nove punti cosa portare in escursione, per quanto la maggior parte sono itinerari a bassa difficoltà. Ad ogni modo nelle descrizioni troverete indicate le attrezzature necessarie.
1) Un bastoncino telescopico. Aiuta a mantenere l’equilibrio in particolare nei pendii ripidi e durante i guadi. Ne basta uno, per avere una mano libera per tenersi ad alberi o spuntoni di roccia nelle discese e per togliere la vegetazione che si para davanti.
2) Pedule basse, sempre con suola scolpita. Evitare gli scarponi cda escursionismo, perché l’acqua penetra comunque e appesantisce. Meglio bagnarsi. Ottime le scarpe da scoglio quando è più caldo.
3) In alternativa, per i pochissimi itinerari acquatici, sono ottime le galosce al ginocchio, che però possono essere scivolose. In tal caso diventa necessario il bastoncino. Fermo restando che ambienti ipogei e corsi d’acqua incassati e in ombra vanno evitati dopo periodi di piogge, dato che diventano in molti tratti fangosi e allagati. Nei mesi caldi ottime le scarpe da scoglio o da torrentismo
4) Pantaloni lunghi sempre! Pesanti d’inverno, leggeri d’estate per i rovi e per gli insetti (zecche …), possibilmente da escursionismo. Ottimi quelli modulabili e con la zip, tramite la quale si trasformano in bermuda alla bisogna.
5) D’inverno: diversi strati di vestiti: pile, kway, magliette di ricambio, dal momento che anche in inverno, risalendo i pendii, e magari in mancanza di vento, si può patire il caldo.
6) D’estate: spray repellente per insetti. Cappello e crema per il sole, anche se molti itinerari sono all’interno della vegetazione.
7) In alcuni itinerari, dove indicato: una cesoia da giardiniere (di quelle per potare le rose) per tagliare eventuali rami di rovi ingombranti lungo i percorsi o, meglio, una roncola, e poi guanti di pelle da lavoro tipo facchinaggio, per scansare i rovi.
8) Torcia per le gallerie.
9) Un ricambio completo da lasciare in macchina.

Analogie con le tre guide precedenti.
Anche qui gli itinerari sono pensati sia per l’escursionista classico che per il viaggiatore curioso, che ama fermarsi e dialogare con lo spirito dei luoghi, che non si accontenta di passare veloce, scattare una veloce fotografia da postare subito sui social e proseguire in fretta verso un nuovo obiettivo.
Anche queste due nuove guide, come le tre precedenti, sono complementari alle altre in commercio che illustrano di solito gli itinerari più consueti. Queste ti porteranno oltre il punto dove le altre si fermano: in luoghi fuori sentiero e ignoti ai più. Arrivi, per esempio, a Cerveteri, dove ti appresti a visitare la celebre necropoli, sito dell’UNESCO. Dopodiché ti ritieni appagato di quanto visto e vai a stendere le gambe sotto il tavolo di una delle gustose trattorie del paese. Oppure tiri fuori dallo zainetto questa guida e vai in cerca di Castel Dannato e degli altri luoghi segreti presso Cerveteri.
Anche qui non si tratta di semplici guide escursionistiche, quanto di un insieme di esperienze, riflessioni, informazioni, per il tramite delle quali apriamo gli occhi davanti alle meraviglie che cela la campagna romana, al fine di permettere un turismo compatibile con il delicato ambiente italiano e con i suoi componenti: la storia, la natura, l’archeologia, che costituiscono il fascino antico, eppure attuale, del nostro paese.
Anche qui ci siamo focalizzati su luoghi non solo poco noti, ma con una componente emozionale, che spesso prevale su quella prettamente naturalistica/escursionistica.
Anche qui per la maggior parte degli itinerari non esistono fonti alle quali attingere.
Anche qui tutti gli itinerari sono rilevanti a livello fotografico. Nelle descrizioni troverete le ore del giorno e le stagioni migliori per ottenere le foto più smaglianti.
Anche qui quasi tutti gli itinerari rispondono ai requisiti di non essere noti, di essere fuori sentiero, di essere particolarmente suggestivi ecc.
Anche qui vale il fatto che si può partire da Roma la mattina, visitare il luogo prescelto e rientrare a Roma all’ora di pranzo, oppure concatenarne più d’uno.
Anche qui potrai organizzare in autonomia splendide, più e meno brevi, più e meno facili, escursioni vicino Roma, da solo, o magari con i figli e/o con gli amici.
Anche qui scorreremo tremila anni di opera umana, a cominciare dalle forre, all’interno delle quali gli antichi popoli scavarono necropoli e vie di comunicazione e i Romani le scavalcarono con arditi ponti e arcate di acquedotti. A picco sulle loro pareti verticali vennero, prima in epoca pre-romana, poi nel medioevo, edificate decine di possenti fortificazioni a protezione e a controllo delle antiche strade ed è all’interno delle forre che la natura prende il sopravvento, creando ambienti stranianti. Il tutto, sempre, all’interno della grande aula verde a disposizione di tutti noi “studenti del paesaggio” che è la campagna romana e con la continua sorprese di come, nell’era della globalizzazione, nella quale ci inducono a inseguire mete esotiche distanti, troviamo un paradiso alle porte di casa: quando lo straordinario diventa ordinario.
Ma dobbiamo fare in fretta, perché, se continua questa spinta a privatizzare, talvolta in modo illegale, sarà sempre più difficile accedere a questi luoghi. Rapidi, dunque, nell’andare a visitare almeno i luoghi segreti più a rischio, quelli.

E le novità rispetto alle guide precedenti.
Innanzitutto utilizzeremo le vie consolari, uno dei simboli dell’impero più celebre di tutti i tempi, come direttrici per andare alla scoperta dei luoghi segreti. A questo proposito, tre sono le mie vie consolari preferite: la Via Clodia, dalla quale partiremo per questo anello in senso orario, la Flaminia (oggetto di un’apposita dissertazione alla fine di questo volume) e la Polense (che comprende il mio cognome).
Poi, trenta itinerari per ciascuna guida anziché venticinque. Più due itinerari aggiuntivi come bonus omaggio: uno in questo volume e uno nel precedente. E non solo ci sono più itinerari, ma sono più dettagliati Per ogni itinerario sono indicati gli elementi paesaggistici, ambientali e architettonici che lo rendono unico e meritevole di una visita, insieme alle indicazioni pratiche per raggiungerlo e per fruirne in modo corretto e soddisfacente, salvo alcuni percorsi in terreni privati e recintati.
Poi, viene approfondita la modalità bici + treno. Troverete quindi le indicazioni delle stazioni più vicine ai luoghi di destinazioni, se non sono troppo lontane. In particolare in questa guida due capitoli, il 23 e il 30, sono dedicati a due emozionanti percorsi in treno più bici; un altro è descritto nel primo volume.
Poi, tre itinerari originali e gratificanti di acqua trekking, da fare in estate (non avete idea quanta acqua c’è per sguazzare nei fiumi e non avete idea della fatica per tracciare questi itinerari speciali). Uno di questi è descritto nel capitolo 6; gli altri due sono descritti nella prima guida. Il bonus della prima guida è la descrizione di un quarto, particolare, acqua trekking.
Poi, tante riflessioni di storia, i miti, l’archeologia, il turismo, l’ambiente, la cinematografia inerenti il territorio intorno a Roma e l’Italia in genere.
Poi, a differenza delle prime tre guide, troverete quasi sempre coordinate GPS, per raggiungere più facilmente i luoghi segreti, per quanto alcuni (uno su tutti: la grotta del brigante Rigo) sono veramente difficili da individuare.

E, ultimo ma non ultimo, le foto. Tante, emozionanti, da stropicciare. Una messe di amici (Giovanni Giuliani, Luca Graziani, Milco Graziani, Salvo Ricotta, di nuovo Mauro Intini, Gianluca Gandini (il mio grafico di fiducia), di nuovo Matteo Bordini, Sabina Segatori, Roberto Giancaterina, Stefano De Francesco, Giulio Giuliani ecc.) hanno investito in questi ultimi due anni il loro tempo libero e hanno reso indimenticabili molti dei sessanta luoghi segreti descritti in queste guide.
Insomma non prenderai in mano delle guide normali, ma un viatico per l’avventura, le guide che ogni escursionista, e amante dell’avventura e dei propri territori, dovrebbe avere con sé.
Sai! Basterà che tu abbia percorso anche uno solo degli itinerari descritti nelle guide, per essere soddisfatto di averle con te.
![]() ![]() Tre note sui volumi “Dalla Clodia alla Polense” e “Dalla Polense alla Clodia”.1) Durata dei percorsi, è indicata quella comprensiva di andata e ritorno, a ritmo tranquillo e senza conteggiare le soste. 2) Dal momento che questa guida si rivolge a un pubblico di escursionisti “basici”, i gradi di difficoltà descritti non sono profilati sulle direttive del Club Alpino Italiano, ma sono di livello inferiore. Pertanto per un escursionista centrato e mediamente allenato, sia gli itinerari con difficoltà media che quelli con difficoltà alta saranno agevoli, con le adeguate attrezzature. Ecco la spiegazione dei gradi di difficoltà. Bassa – percorso semplice Media – percorso con qualche piccolo pendìo e/o macchie di rovi e/o fango e/o piccoli guadi e/o qualche tratto in salita Alta – percorso con tratti dentro l’acqua oltre che nel fango, guadi bagnati, ripide scarpate per le quali può essere utile avere un cordino, tratti in galleria, tratti su rocce scivolose. 3) Ci dovremo talvolta affidare all’istinto, al nostro spirito di avventura: sempre di esplorazioni si tratta, pur se a corto raggio. A questo proposito, essendo gli itinerari praticamente tutti fuori sentiero, può capitare che nel tempo le descrizioni non riportino più ciò che troverete sul terreno, magari per via di frane, o di ammassi di rovi. Questo rende più “interessante” l’escursione e spiega la mancanza di cartine nelle guide, sostituite da coordinate gps. Andando in perlustrazione, da una parte vedo in alcuni luoghi, dove andavo da solo, rovi tagliati e tracce di sentiero, segno che altri (magari con le mie guide) li visitano e diventa più semplice fruirne, anche se al contempo si perde la sensazione di essere “i primi” a giungere alla meta. |

P.S: Mi capita di non riuscire più a tornare in luoghi dove ero stato, per via della vegetazione, che ha ripreso possesso dell’area in modo pervasivo. Bisogna in tal caso attendere una stagione o, anche, un anno, più propizi per queste perlustrazioni.) per quanto riguarda la durata dei percorsi, è indicata quella comprensiva di andata e ritorno, a ritmo tranquillo e senza conteggiare le soste.
P.S. In alternativa potrai leggere queste guide davanti al camino durante l’inverno, approfondendo volta per volta i temi naturalistici, storici, archeologici, avventurosi, in attesa di cominciare a percorrere gli itinerari che più ti ispireranno; oppure … potrai andare da solo, senza guide, senza informazioni, senza sentieri, in cerca di luoghi segreti come ho fatto io per decenni: la vera avventura.
Ma no! Dai! Porta queste due guide con te (dalla Clodia alla Polense e dalla Polense alla Clodia).
Ne varrà la pena: gli spettacoli in cui ti imbatterai, si ripeteranno ogni giorno e troverai sovente il massimo della perfezione della natura con il massimo della tecnica.