L’antologia dei tre volumi dei “Luoghi segreti a due passi da Roma” è stato un progetto di successo e terminato.
Non pensavo di scriverne ancora.

E invece … ecco le due nuove guide: “Dalla Via Clodia alla Via Polense” e “Dalla Via Polense alla Via Clodia“.
La spinta a scrivere le prime tre guide fu data da un episodio specifico: il crollo della chiesetta di S. Felice, un luogo magico presso Ceri (avvenuto alla fine del 2015 e di cui leggerete nel volume “Dalla Via Polense alla Via Clodia”). Un crollo previsto.

L’indifferenza a questo disastro mi costrinse a reagire, in particolare scrivendo, per portare all’attenzione del pubblico e delle istituzioni le nostre meraviglie nascoste, e in pericolo, perché tutti ne prendessero contezza.
Ad ogni modo già dall’inizio degli anni duemila perlustravo sistematicamente il territorio intorno alla casa di campagna di Campagnano, a cerchi concentrici sempre più ampi, spesso con Angela e con la piccola Marianna sulle spalle.
Scoprii così il sacro Graal dell’avventura e delle emozioni, non in montagna, che ho sempre frequentato, e nemmeno ad Alessandretta in Turchia, come Indiana Jones, bensì vicino casa.
Scrisse J. Muir “in ogni passeggiata nella natura l’uomo riceve molto più di ciò che cerca”.

E vicino casa ricevetti ben più di quanto cercavo, vedendo con nuovi occhi i paesaggi che pensavo di conoscere, individuando siti di cui non avevo descrizioni di sorta e della cui esistenza ero incerto, riacquisendo i riflessi di una memoria antica.
Ogni volta mi sorprendeva il trovare paesaggi che sembravano immutati da secoli e la possibilità di comunicare con il passato.
La curiosità aumentava e all’esplorazione naturalistica si aggiungeva quella storica, con interrogativi spesso di non facile soluzione sulla natura dei luoghi che andavo scoprendo.
Mi bastava andare vicino casa e individuare una parete forata, per immaginare che qualcuno ivi dormì e mi bastava toccare le pietre lavorate dai popoli del passato, per percepire il rumore di chi quella pietra la scolpì.
Compresi così di abitare in un territorio unico al mondo che, per tremila anni, civiltà geniali avevano reso sempre più bello e funzionale.
Detto questo, mi hanno chiesto “Perché hai scritto anche questi due volumi, se avevi detto che il progetto era concluso?”

Forse per via della luce che vedevo negli occhi delle persone, che venivano con me in escursione (molte delle quali diventate amici), allorché davanti a loro apparivano luoghi inaspettati. Si tratta della stessa luce che, immagino, sprigioni dai miei occhi, allorché sono gli altri a portarmi in siti incantevoli vicino (e lontano da) Roma e a me ancora ignoti.
Forse per un gesto d’amore verso il territorio dove sono nato (la mia Heimat).
Forse per testardaggine.
Forse … “Ma perché nessuno fece notare a me, piuttosto, tutte queste meraviglie?”
Forse … per tutto questo insieme.
Di certo, le ho scritte, per non sentire più i tanti lettori chiedermi in continuazione “ma quando esce la nuova guida?” (Umpf!).
E, soprattutto, le ho scritte, per dare un ultimo saluto alla frontiera prima della sua scomparsa (come Kevin Costner in “Balla coi lupi”), ovvero per serbare la memoria di luoghi che potrebbero sparire per sempre, come, purtroppo, successe per San Felice.

Allo stesso modo salutai percorrendole, prima che sparissero, le tortuose, aggraziate, panoramiche, linee ferroviarie secondarie italiane: la Macomer – Bosa, la Arbatax – Mandas, la Sulmona – Carpinone, la Castel di Sangro – Lanciano, la Cosenza – Catanzaro, la Cosenza – S. Giovanni in Fiore, la Orte – Capranica, la Sacile – Gemona e tante altre.
Non avrei potuto, però, completare queste ulteriori due guide, se non ci fosse stato il materiale di cui narrare.
Due anni fa, in seguito al successo delle prime tre guide, in seguito all’omonimo gruppo Facebook che ha superato i 16.000 iscritti (sempre che Facebook non cambi le policies), in seguito alle periodiche video presentazioni, in seguito agli articoli che scrivevo e alle interviste che rilasciavo in radio e in Tv ecc. questo desiderio di avventura/creatività aveva contagiato tante persone.
C’erano quelli che, seguendo un mio itinerario, avevano scoperto un altro luogo sconosciuto nei dintorni, di cui io stesso ignoravo l’esistenza.
C’erano i tanti residenti dei paesi intorno a Roma, che cominciavano a vedere in modo diverso il loro territorio (diceva Proust: “L’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi”).

Ispirati dalle tre guide, lo perlustravano, spesso in modo maniacale, senza lasciarsi fermare da rovi, fango, guadi bagnati. Andavano a scoprire una messe di luoghi ignoti e sorprendenti e mi rendevano partecipe delle loro scoperte.
Questi esploratori compulsivi, noti come “sentinelle del territorio”, leggono e decifrano il paesaggio in base ai segni lasciati dall’uomo, trovano connessioni, sono attenti ai segni di degrado, imparano e a loro volta insegnano a figli e amici a preservare questo territorio unico, poiché vogliono che il nostro paesaggio sia tramandato, con la sua ricchezza, ai nostri discendenti.
Nel gioire di luoghi bellissimi, scorribandano, leggeri ed effervescenti, in cerca del mistero. Esprimono in tal modo la loro creatività e ci trasmettono il loro amore e il loro stupore per il loro/nostro territorio. Essi rappresentano un modo nuovo o, meglio, un modo antico di vedere le cose: veri e propri operatori culturali, interpreti del territorio antropizzato.
Affidarsi a loro è stato come attivare, per il nostro paesaggio, una polizza anti abbandono.
Il fatto è che “per colpa loro” non riuscivo più a scoprire nuovi luoghi, venendo regolarmente anticipato nelle scoperte.
Ho così preso atto della situazione e, visto che i contributi affluivano in modo sempre più massiccio, da non poterne non scriverne, ho dato in outsourcing a tutti costoro il ramo “avventura e scoperta”. Essi hanno preso in carico con entusiasmo questa attività, mi hanno a loro volta indicato la scrivania e mi hanno invitato a dedicarmi al ramo “scrittura e divulgazione”.
Da una parte questo frustra l’avventuroso che è in me, dall’altra mi rende, giorno dopo giorno, sempre più conscio dell’immenso patrimonio che noi italiani abbiamo, anche se non sono diventato un mero oggetto da scrivania. Sono, infatti, oggi, guida ambientale escursionistica, associato alla LAGAP, Libera Associazione Guide Ambientali ed Escursionistiche Professioniste.

Insomma queste due nuove guide sono il risultato di un fund raising particolare. Invece di ricevere denaro dai finanziatori, ho ricevuto una cosa ben più importante: direttamente i contenuti, e che contenuti: il lavoro di tanti amici, ognuno con i suoi talenti e le sue competenze. Esse sono, come dire, un’opera corale.
I sessanta itinerari descritti più i due bonus sono una selezione di quelli individuati dalle sentinelle/compagni di avventura e da me verificati, da solo o insieme a loro, negli ultimi due anni.
Questa prima guida si focalizza su territori più selvaggi.
La seconda descrive territori un po’ più urbanizzati, ma comunque fascinosi, per quanto andremo comunque in un’area spopolata e bellissima: quella che si estende fra Tolfa e Cerveteri e troveremo alcuni luoghi segreti – insospettabili – dentro Roma.
In entrambe. ad ogni modo, assaporeremo il paesaggio, che incornicia l’intero patrimonio storico, artistico, culturale, monumentale, ovvero gli asset che nessun altro paese al mondo possiede. Esso è l’archivio della nostra storia e può, e deve, essere decifrato da chi ne possiede la chiave culturale.
Per far questo utilizzeremo le vie consolari, uno dei simboli dell’impero più celebre di tutti i tempi, come direttrici per andare alla scoperta dei luoghi segreti. A questo proposito, tre sono le mie vie consolari preferite:
la Via Clodia, dalla quale partiremo per questo anello in senso orario, la Flaminia e la Polense.
La Polense, fra le preferite, oltre che per il bellissimo territorio che attraversa, anche perché comprende il mio cognome.
Una cosa è certa: via (almeno ogni tanto) dai consueti parchi avventure, dal weekend spiaggiati al mare o intruppati in qualche capitale europea, e andiamo invece, anche se per poche ore, che sembreranno tantissime, in cerca di luoghi segreti.

Sai; basterà che tu abbia percorso anche uno solo di questi itinerari, per essere soddisfatto di averle con te.
Una nota: non sono geologo, né archeologo, né paleontologo, né storico. Potrei quindi talvolta aver scritto informazioni non precise. Chiedo in tal caso ammenda, dal momento che lo scopo di queste guide non è tanto quello di dare nozioni, ma emozioni. Inoltre, nonostante abbia personalmente percorso tutti gli itinerari e abbia inserito le coordinate GPS nei punti dove si può sbagliare strada, chiedo, a chi noterà qualche errore (anche in merito a nozioni di geologia, paleontologia, storia ecc.), di comunicarmelo, per una futura edizione ancora più precisa.
Il premio, per chi noterà errori, sarà la partecipazione gratuita all’escursione che parte dall’agriturismo La Rosa dei Venti (Mazzano Romano) verso Castel d’Ischia con pranzo – o cena – in agriturismo.

Con nostalgia pubblico una delle prime recensioni, quella apparsa nel 2016 sulla rivista del CAI: Montagne 360.
“Che Cos’è l’avventura? Quanto è necessario andare lontano per scoprire luoghi sconosciuti ed emozionanti?E’ la distanza che determina la qualità della vita?Sono queste le domande che pone Luigi Plos. Romano, autore di queste due guide del tutto particolari.
Si. Sappiamo che non esiste più l’Italia bucolica e splendente, che tanto affascinava gli artisti e i letterati dell’ Ottocento. Ne è svanito persino i ricordo, e lo scempio del territorio avvenuto nel secondo dopoguerra opprime e spesso ci scoraggia.
Ma Plos sembra lanciarci un’ancora di salvezza, e ci fa scoprire che a due passi da Roma Capitale, a soli venti chilometri dal Grande Raccordo Anulare, esistono veri gioielli di wilderness come la cascata del canyon dell’Acqua Rossa o le Cave di Salone, visibili da migliaia di macchine ogni giorno lungo Ia A24 eppure sconosciute. Sono disponibili in tutti i posti indicati in in questo link http://www.luigiplos.it/trovare-le-guide/). Un complemento alle guide escursionistiche in circolazione, poiché forniscono informazioni su percorsi solitamente tralasciati. Itinerari da percorrere a piedi, in mountain bike, fra amici e con i più piccoli. Anche perché, si chiede l’autore, «bisogna solo distrarsi, o anche conoscere? In tal casa prima che la civiltà dei Maya o quella dei Nabatei o quella degli Anasazi, non vale forse la pena conoscere le antiche civiltà che hanno abitato il nostro territorio?».

Nel post “Introduzione al volume Dalla Via Polense alla Via Clodia” troverete altre utili informazioni.
La foto di copertina (galleria etrusca presso Magliano Romano) è di Giulio Giuliani.