Non so con esattezza quando uscirà l’ultimo libro, che conterrà gli itinerari delle prime tre guide (fuori produzione) debitamente aggiornati.

Di certo in questa ultima super guida troverete venti itinerari inediti di classe, sconosciuti e sempre vicino a Roma.
E l’itinerario di cui state per leggere sarà uno di questi venti.

A mio parere è un itinerario strepitoso per la varietà e la singolarità dei siti toccati e per il fatto che sono quasi del tutto ignoti.
Tanto che ci sarebbe da dedicargli una singola pubblicazione.
Per cominciare, entriamo per l’ennesima volta nel mondo del mio secondo fiume preferito dopo il Crèmera, ovvero il Mignone, di cui abbiamo letto in numerosi post.

Ah! Come per gli altri luoghi segreti individuati lungo il Mignone, chi è l’artefice di queste scoperte?
Ma, al solito, il lucumon maggiore di questo quadrante di Etruria, Pierpaolo Padovani, che, un dì di qualche tempo fa, ci trascina via da Roma e ci fa fare in prima assoluta (anche per lui, in parte) l’anello che stiamo per vedere.
Ma andiamo stringati, che tanto troverete tutto nella nuova guida!

Non parleremo quindi del celebre e fatato Parco della Mola presso Oriolo, dove parcheggiamo, con cascata e lago sottostante, con le complesse strutture idrauliche d’ordinanza e con, a corredo, la vasca termale.
Non parleremo dei due piccoli ponti sodi in sequenza, dai riflessi onirici e con, all’interno, le antichissime scanalature per raccogliere l’acqua potabile da stillicidio.
Non parleremo di un’imponente ara probabilmente etrusca, celata nel bosco, sul bordo di una ripida collina e localmente detta “Ara di Fontiloro”.
Non parleremo di un torrente, il Fosso Vecchierello, praticamente sconosciuto.

Un torrente che all’improvviso cambia aspetto: cessa di scorrere placido nel bosco ed entra in una breve gola rocciosa all’interno della quale forma due piscine e una serie di risorgive.
Risorgive dalle quali fuoriesce un fluido frizzante, ferruginoso, quasi magico, che ne arrossa le pareti e le acque.
Non parleremo neanche dell’ultimo tratto che percorreremo per chiudere l’anello, lungo le sponde del Mignone.
Qui il mio fiume del cuore scorre selvaggio, neonato eppure già imponente, come lungo quasi tutto il suo percorso.
E, come ci tocca regolarmente fare lungo i fiumi dell’alto Lazio, anche qui dobbiamo fare attenzione alle pozze profonde, saggiando il terreno per non scivolare e anche qui rimaniamo affascinati, pronti a ritrarre ogni scorcio di questo inaspettato angolo di Etruria.

Fino a trovarci, al termine dell’anello, di nuovo al cospetto dell’immenso edificio della Mola, da dove siamo partiti, simbolo dell’importanza di questo sito, un tempo, per l’economia locale.
Foto di copertina: gola rocciosa lungo il Fosso Vecchierello.
