Per le Tombe Grotticelle di Rocca di Papa, il millemillesimo luogo segreto,
ho ripreso parti del blog dell’amica Alessandra, che ringrazio: Archeologia dei Sensi.
Si tratta di due sepolture scoperte nel 1982 nei boschi alle spalle di Rocca di Papa.
Forte, in esse, si avverte il respiro della storia, e del mito, nonostante le antenne che impestano le cime dei monti circostanti.

Il sentiero, all’interno di un bosco fitto e umido, è costellato di massi vulcanici, alcuni squadrati dalla mano dell’uomo, disposti a delimitare il percorso
fino alle Tombe Grotticelle.
Molto probabilmente risalgono al 3.500 A.C.
Alla stessa epoca dovrebbe risalire, fra le varie, la Necropoli Rupestre di Pantalica, (che per inciso perlustrai nel 2004, avvertendo sensazioni pazzesche: centinaia di piccole grotte a picco su un canoyn con il sottostante fiume limpidissimo e piacevolmente balneabile).
Ora seguiamo il racconto di Alessandra:
“… scavate nella viva roccia, in fase iniziale erano atte a ospitare un singolo cadavere, ma vennero probabilmente utilizzate in epoche successive per sepolture di massa a causa dell’esplosione demografica che interessò le comunità preistoriche…
… i sepolcri di Rocca di Papa differiscono da quanto è possibile ammirare a Pantalica, dove sono grezzi e basilari, e sono un enigma dal punto di vista archeologico…

… sono incastonate al termine di due corridoi di tufo, scolpiti all’interno di un unico manto lavico.
Questo spazio antistante, camminamento a cielo aperto, avente la funzione di accompagnare l’essere umano dal regno dei vivi a quello dei morti e viceversa, è detto dromos.
È possibile trovare tombe precedute da piccoli dromos in territorio etrusco e maestosi dromos di sfingi agli ingressi dei templi e delle tombe egizie.
Tuttavia la maggiore espressione di questi portali a cavallo fra vita e morte la si può toccare con mano presso le domus de janas a Ruinas in Sardegna o nelle tombe a tholos dell’architettura micenea del XIV a.C.
Le necropoli sarde di questo tipo risalgono a un’epoca prenuragica, appartengono cioè a un remoto lasso temporale che si estende dal 6.000 al 3.000 a.C.
I popoli che le realizzarono adoravano la Dea Madre e un pantheon mutuato direttamente dagli elementi naturali, quali il sole, la luna e gli animali.
I corpi venivano inumati in posizione fetale, accompagnati da un corredo di uso quotidiano che il defunto avrebbe utilizzato per la prosecuzione della vita oltre la morte…
… entriamo nelle Grotticelle… i due dromos corrono paralleli, perfettamente orientati verso l’asse N-S: ponendosi con il viso verso l’ingresso dei sepolcri, ci si ritrova a fronteggiare con precisione millimetrica il Nord, dando le spalle al Sud.

A destra abbiamo l’Est, sole nascente e terra di vita; a sinistra troviamo l’Ovest, che fagocita il giorno e ospita i morti.
A guardarle dall’esterno, incastonate nel pendio, è facile proiettare i tracciati dei dromos estendendoli verso l’orizzonte e immaginarle come due piste di decollo.
L’altezza dei corridoi, vere e proprie vie Cave in scala, progredisce man mano che si procede verso le camere sepolcrali.
La luce si fa più fioca e le ombre si allungano.
Ad accoglierci troviamo ambienti a cupola, di base semicircolare.
Si sosta all’interno in posizione rannicchiata, fetale, come venivano probabilmente deposti i corpi destinati a esservi racchiusi…
… è come trovarsi all’interno di un gigantesco utero, camera gestazionale atta a coltivare una nuova vita.
La stessa sensazione si prova sedendosi nel misterioso monolite a guscio d’uovo che si trova, poco distante, presso il Romitorio di Sant’Angelo in Lacu, lungo il Lago Albano.
D’altro canto, nelle culture del passato, l’uovo cosmico fu sempre considerato il simbolo della rinascita e del rinnovamento…
… rimane, forte, la sensazione di trovarsi a contatto con un luogo ricco di risonanze impalpabili ma vibranti.
Conclusa l’attesa nell’utero tufaceo, attraversata la membrana, acquisita la statura eretta e percorso il dromos verso la luce tenue del sottobosco, l’unico grande impulso è quello di lasciarsi investire da questo respiro antico e potente, abbandonandosi, mettendo a tacere ogni quesito sul quale la ragione non avrebbe comunque dominio…”
Bene. Lasciamo Alessandra e veniamo a noi. Entro nelle grotticelle, e comprendo Alessandra, allorché parla di risonanze vibranti.
E’ successo anche a me di avvertire queste vibrazioni, per esempio a S. Felice, presso Ceri e, ovviamente, a S. Angelo in Lacu.
E, distintamente, le avverto in questo luogo.
Chissà! Forse è il Genius Loci delle Grotticelle. E Alessandra, penso, sarebbe d’accordo.
stiamo per entrare nelle grotticelle