
Ma dai Luigi! Ancora a parlare di Gallerie stai? E ancora Gallerie etrusche?
Effettivamente questo è il mio quarto post sulle gallerie (con i primi tre siamo andati al Ponte Sodo, alle Gallerie degli Olmetti e alle Gallerie della Selviata) in cui sempre c’è lo zampino degli Etruschi.
D’altra parte cosa c’è di più segreto degli ambienti ipogei? E cosa c’è di più segreto degli Etruschi?
Questa volta però con una variante:
non parliamo al solito di grandiose opere idrauliche, ma di grandiose opere viarie.
Ovvero di due stupefacenti “tunnel” componenti un’autostrada di 2000 e passa anni fa, costruita dagli Etruschi per collegare Veio con il Tevere, e quindi con il mare, passando per le vicine cave per ritirare materiale da costruzione.
La scoperta da parte mia delle gallerie di Pietra Pertusa fu dovuta a una curiosa coincidenza.

Un giorno ricevetti da Simone de Fraja, un avvocato di Arezzo che periodicamente mi invia prezioso materiale su fortificazioni medievali nei dintorni di Roma che pubblico su questo blog e sull’omonimo gruppo Facebook, un suo articolo che descriveva una torre vicinissima a Roma.
Anzi. Proprio nel comune di Roma!
La torre, Pietra Pertusa, la conoscevo. Ma Simone descriveva nel suo articolo anche i due limitrofi e straordinari trafori, etrusco e romano, a me ignoti.
Dal momento che mi vanto di sapere dove si trovano tutti o quasi i luoghi segreti a due passi da Roma, il venire a conoscenza di due gallerie a me ignote (e che gallerie!) fu una sorpresa.

Così mi immersi nell’approfondimento dell’articolo di Simone, che potete leggere nell’apposito post, e già mi immaginavo all’interno di questi trafori che venivano minuziosamente descritti, e vi veniva anche citato il loro (ri)scopritore, l’Assistente Tecnico della Soprintendenza Archeologica di Roma Andrea Venier.
Non feci in tempo a domandarmi come potessi fare a raggiungere questo luogo che doveva essere straordinario, che dopo poche ore mi arrivò un invito precisamente da Andrea Venier, per il tramite del comune amico Francesco, per un sopralluogo da effettuare il giorno dopo, che era per inciso un lunedì lavorativo, proprio alle gallerie in oggetto! Grazie a un permesso accordatogli dai proprietari del terreno.
Insomma la mia scoperta dei trafori di Pietra Pertusa fu dovuta a una coincidenza a dir poco curiosa.
Certo…avrei preferito vincere all’enalotto. Ma tant’è!

Annullai quindi un impegno di lavoro e partii (partii per modo di dire: da casa mia, a Balduina, giunsi al luogo dell’appuntamento in 30 minuti).
E compii con Andrea e alcuni amici residenti nei dintorni una visita stupefacente.

Nel rammentare che la descrizione completa, per chi lo desidera, può essere letta nel citato post di Simone De Fraja, sempre su www.luigiplos.it, posso aggiungere che, se la perlustrazione dei 350 metri della galleria etrusca ovvero del tunnel che consentiva ai carri dell’epoca di evitare di salire e scendere la collina dove ora corrono la ferrovia e la Flaminia fu notevole, in particolare i primi metri dove lo specchio d’acqua e la vegetazione all’entrata offrono un quadro straromantico, l’arrivo all’intaglio della galleria romana (che permetteva di rimontare dolcemente il pendio verso la Flaminia), dalla alta volta parzialmente crollata, fu fiabesco.
Lo studioso Rodolfo Lanciani fu particolarmente colpito da questa visione; e quasi cent’anni fa si fece qui riprendere in una celebre foto.
Ma non era finita.
Andrea ci portò poco lontano dove, scavato nel fianco di uno sperone roccioso a corredo di una villa romana, visitammo un suggestivo ninfeo.
Poi, non distanti, le affascinanti cave. Ma questa è un’altra storia.

Il tutto a soli 7 chilometri dal GRA, al margine orientale del Parco di Veio, e, come detto, all’interno del comune di Roma.
Concludendo si tratta di un luogo che per la vicinanza con la Flaminia e con la capitale, la sua inaccessibilità (si trova in un terreno privato) e la sua singolarità si colloca fra i più straordinari fra i luoghi segreti a due passi da Roma.
Colgo infine l’occasione per ringraziare nuovamente Andrea Venier, poi Andreas Schatzmann, prezioso filologo e ricercatore svizzero (che mi ha raccontato le vicende del villaggio medievale presso la torre) e infine la redazione di VignaClaraBlog per avere diffuso per primi la notizia della riscoperta dei trafori.
La foto di copertina è di Mauro Intini.
Ah! Io farei patrimonio dell’UNESCO tutto il territorio fra Monte Mario e Civita Castellana, per la combinazione unica di natura meravigliosa e vestigia delle civiltà succedutesi per migliaia di anni.


http://www.vignaclarablog.it/2015010731457/ritrovata-sotto-la-via-flaminia-antica-galleria-etrusca/
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