

Lo vogliamo ripetere per l’ennesima volta?
Si!
Ci sono subito fuori Roma luoghi solitari e solenni. Isolati dal resto del mondo come rovine tropicali.
Luoghi lontani e misteriosi. In una miscela unica di natura e di tracce dell’opera umana.
Opera umana presente con stratificazioni continue di migliaia di anni, come nella valle dell’Arrone. Un posto notevolissimo a livello archeologico; addirittura all’interno del comune di Roma.
A suo tempo visitammo poi il Fosso degli Olmetti, lo straordinario acquedotto etrusco ancora parzialmente funzionante, in un ambiente selvaggio e straniante e a soli 8 KM dal GRA.

Una visita che con caschetti e torce può essere peraltro prolungata per alcune centinaia di metri, aumentando il fascino di questa escursione.
Bene. A pochissima distanza dal fosso degli Olmetti, sempre nel Parco di Veio, esiste un ennesimo luogo “lontano” e misterioso:
una serie di gallerie etrusche
scavate per regimentare le acque della zona (e analoghe per tecnica costruttiva al già descritto Ponte Sodo) che è un qualcosa di stupefacente.

Si possono individuare nelle vicinanze almeno tre gallerie percorribili solamente in estate avanzata, allorché la portata dell’acqua dei corsi d’acqua intorno al fosso degli Olmetti è minima.
La terza galleria, con una cascata interna, è poi fruibile se si ha perlomeno una scaletta di utilizzo speleologico.
Entrare in queste gallerie, fra i più segreti fra i luoghi segreti a due passi da Roma, con i piedi nell’acqua e nel fango, vedere i giochi di luce, in particolare di quella che arriva dall’alto dai pozzi di servizio, che si aprono come lucernari, è una immersione totale, fisica e mentale, in un mondo arcano.

Una di queste gallerie peraltro mi ricorda tantissimo le magiche grotte laviche dell’Etna.
Se si vuole poi prolungare l’emozione, dopo essere entrati nelle gallerie, è opportuno superare il timore dei rovi, e camminare sul terreno che sovrasta le medesime.
E cercare, celati dalla vegetazione, i pozzi di servizio scavati per la manutenzione (stando attenti a non caderci dentro). Ovvero quelli dai quali entra la luce che dona a questi ambienti riflessi incredibili.

Ringrazio gli amici Luca Graziani e Luca Panigutti per avermi donato alcune loro foto, e l’amica archeologa Laura D’Erme per avere chiarito, nel corso della perlustrazione, alcuni aspetti della civiltà etrusca.
E poi l’amica geologa Tiziana Guida per averci illustrato come queste gallerie e pozzi di servizio, inizialmente scavati dall’uomo, sono stati nel tempo trasformati (e resi così fiabeschi) da agenti naturali.
[…] Delle quali parleremo in un prossimo post! […]