
Cascate vicino Roma?
Ma…non stanno solo in montagna?
Ebbene no. Se c’è un aspetto singolare del territorio intorno a Roma, è il gran numero di cascate nel raggio di poche decine di chilometri dalla capitale.
Eppure la piovosità media annua sulla fascia tirrenica, in particolare all’altezza di Roma, non è così tanta, da giustificare tanti corsi d’acqua perenni con relative cascate.
Né ci sono montagne nei pressi con piovosità maggiore; e le sorgenti sono quindi a quote relativamente basse.
Il trucco è nel gran numero di falde relativamente superficiali, grazie al terreno vulcanico. Ecco spiegata la presenza di tante cascate, e tutte bellissime.
- le cascate di servizio dei mulini abbandonati intorno a Roma, che abbiamo visto in un apposito post.
Cascate vicino Roma: le cascatelle di Sasso - la cascata del Picchio
- le cascatelle di Sasso
- la cascata del Corese
- la cascata dell’Inferno
- la cascata di S. Vittorino – quest’ultima all’interno del comune di Roma
- a breve poi, su questi schermi, la cascata del bosco della Signora.
- E poi ci sono le ormai conosciute cinque cascate fra Castel Giuliano e Cerveteri, non descritte nel blog, proprio perché famosette.
A parte le cascate a servizio dei mulini, attive tutto l’anno (sennò non vi avrebbero edificato i mulini, e noi italiani abbiamo quindi sempre usato l’energia rinnovabile!), fino a due anni fa, fra la tarda primavera e l’inizio dell’estate, avevamo la garanzia di trovarle tutte scroscianti, nel pieno della portata, con il suggestivo e incessante lavorio di mille rivoli a percorrere, fra i muschi, le bancate di roccia.

Ora, dopo il secondo inverno consecutivo di siccità, il bollettino è drammatico: ad aprile erano già quasi asciutte come ad agosto.
Eppure solo oggi, 23 luglio 2017, a Roma viene conclamato lo stato di emergenza idrica, quando già da mesi si sapeva che saremmo arrivati a questo punto.
Magari, se non avessimo regalato 100 miliardi di euro negli ultimi 5 anni tra fondi salva-stati, fondi europei ecc., ora ci potremmo permettere, essendo circondati dal mare, impianti di desalinizzazione e poi produzione di energia da rinnovabili a sufficienza, per alimentarli.
E invece la nostra classe dirigente ha fallito anche in questo.
Anzi sembra che il caos climatico non le interessi minimamente, visto che ha passato gli ultimi quattro anni a cazzeggiare tra leggi elettorali e “riforme” costituzionali.
E’ la stessa classe dirigente che perde ogni occasione possibile per cavalcare il futuro, subendo le scelte di altri.
La posizione di inferiorità in cui si è cacciata l’Italia diventerà drammatica quando, ineluttabilmente, il mondo fondato sui fossili entrerà in crisi, e noi avremo nel frattempo continuato a spendere in Italia in infrastrutture anacronistiche: trivelle, oleodotti, gasdotti a sradicare olivi, ostacoli alla produzione da rinnovabili…
Ma…ce li hanno dei figli anche i nostri parlamentari? Ci pensano mai, costoro, al loro futuro? Vogliono consegnare ai loro e ai nostri figli un paese semi-desertico, dove oltretutto, con la crisi economica ormai strutturale e con una banca privata estera (la BCE) che ci presta il deanro a strozzo, non avremo mai i soldi per i desalinizzatori?
Foto di copertina: la copertina del secondo volume con la cascata del Picchio.
