
Nel primo capitolo del primo volume dei “Luoghi segreti a due passi da Roma” andammo a scoprire il canyon della cascata di Ponte Lupo, l’itinerario più complesso e uno dei più avventurosi di tutti i settantacinque descritti nei tre volumi (il terzo in fase di completamento).

L’itinerario che stai per leggere, e che comporrà il settantacinquesimo e ultimo capitolo del terzo libro, è speculare al primo capitolo, quello nel canyon di Ponte Lupo.
Ci troviamo infatti dentro Roma, a non più di cinque chilometri dal Vaticano, a poche decine di metri dalla strada, è facile, ed è anche poco segreto, nonostante non sia indicato e non ci siano sentieri segnati.
Ma il fascino che emana è non comune, specie con la luce del tardo pomeriggio, e merita un apposito post e la menzione nei libri.
Il luogo è quello che io chiamo le “erosioni dell’Insugherata”.

L’Insugherata chiude le abitazioni di Monte Mario a nord e a est, e dista venti minuti di bicicletta da Balduina, dove abito.
Minuti che diventano cinque, se carico la bici sul treno alla stazione di Roma Balduina e se scendo poco dopo alla stazione di Monte Mario, o a quella di S. Filippo Neri.
Per inciso dalla stazione di S. Filippo Neri davanti ai bikers si aprono letteralmente le praterie, ovvero le bellissime strade bianche da percorrere in mtb nel parco agricolo (e dentro la città) di Casal del Marmo.

Veniamo alle nostre erosioni, che somigliano, dato lo stesso tipo di terreno, a quelle altrettanto stupende del poco distante Parco del Pineto, il quale si trova peraltro a soli due chilometri dal Vaticano e anch’esso, come l’Insugherata, è situato all’interno del XIV municipio.
Il terreno argilloso viene facilmente eroso, e in questo ambiente irreale, con un po’ di fantasia, possiamo perdere i punti di riferimento e immaginare di essere fra i calanchi che circondano Civita di Bagnoregio.
Ma queste erosioni sono anche una delle porte d’ingresso all’Insugherata.
Dopo averle percorse per tutta la loro lunghezza, si individuano, infatti, tracce di sentiero che, incanalatesi in una ripida vallecola, altrettanto pazzamente erosa, scendono nel cuore dell’Insugherata, un mondo ricco di fascino e poco conosciuto, nonostante per tre lati su quattro sia circondato dall’urbe.

Un mondo di sabbie che sembra di stare in spiaggia (qui infatti c’era il mare), di tracce di istrici, ricci , volpi e cinghiali (i quali circolano ora anche nelle strade non distanti dal parco del Pineto e vicino al Vaticano!), di specchi d’acqua stagionali (detti trosce) ricchi di anfibi e insetti, sopra la valle si aprono i coltivi, e poi…le sughere!

Mentre i palazzi della città sono diventati invisibili, e gli unici rumori e odori sono quelli della natura.