
Ricordate quando vedemmo le Gallerie di Pietra Pertusa?
I due stupefacenti “tunnel” (purtroppo situati in terreno privato) componenti un’autostrada di duemila e passa anni fa, realizzata da Etruschi e Romani per collegare Veio con il Tevere, e quindi con il mare, e che, passando presso alcune cave non distanti da Pietra Pertusa, veniva fra l’altro usata per trasportare materiale da costruzione a Roma?
Bene. Ci era giunta voce che le Cave del Fosso del Drago e
le Cave di Grotta Oscura
fossero particolarmente suggestive, e ormai dimenticate.
Ci mettemmo quindi un venerdì pomeriggio, un pugno di pionieri pronti a tutto, alla loro ricerca.
L’indizio in nostro possesso era che si trovavano all’interno di un terreno privato, una volta adibito a golf club nel territorio di Sacrofano. Scavalcando la recinzione, e passando vicino alla gigantesca, mesta e fatiscente Club House, individuammo, dopo un’accurata ricerca l’entrata, e penetrammo nelle cave.

All’inizio erano paragonabili alle ben più famose cave sotto Tor Fiscale, a Roma. Ovvero un intrico di gallerie che si incrociavano, suggestive certamente, ma simili l’una con l’altra, finchè…
prima di continuare una premessa:

gli ambienti delle cave, specialmente di quelle abbandonate, sono insolitamente suggestivi. In alcuni post abbiamo visto i Laghi della Mercareccia, presso Canale Monterano, che colmano il fondo di due cave in un ambiente naturalistico superbo, poi le Cave di Salone con i loro laghi, e ancora il piccolo lago in una cava presso via di Vallerano subito fuori del GRA.
Nei tanti post dedicati alle gallerie etrusche, siamo poi entrati nella magia del mondo ipogeo.
Ma un luogo segreto che unisse l’incanto delle cave abbandonate e quello delle grotte ancora mancava

…finchè sbucammo in una sala gigantesca che ci lasciò senza fiato.
Prendeva luce da un enorme ingresso, e da una voragine apertasi a seguito di una frana.
Era al contempo una cava e un antro smisurato: non si capiva dove finisse l’attività estrattiva e dove iniziasse l’opera della natura.
Un paragone che mi viene spesso in mente per molti luoghi segreti da me visitati vicino Roma, come il fosso del Peccato, o come le gallerie etrusche di Formello, è il fatto che potrebbero essere utilizzati come location per film fantasy.
Ecco perché mi aspettavo di veder uscire da una delle due gallerie che sbucavano nella sala i nani del Signore degli Anelli, oppure di veder apparire Ulisse e i suoi uomini mentre accecavano Polifemo con il palo arroventato, la scena dello storico sceneggiato del 1968, che tanto immaginifico apparve a chi lo vide allora.
Tornando a noi, anche questo, come altri luoghi segreti vicino Roma, (penso alle Cave di Salone, o al Ponte Lupo) sono di una tale grandiosità, che il cervello fatica a contestualizzarli in un ambiente semi urbano, a soli 7 chilometri dal GRA!

Ora piccola lezione di archeologia/storia: il sistema delle cave, così come il sistema degli acquedotti, era al tempo dei Romani una vera e propria industria. Con una organizzazione logistica perfetta e con tanto di filiera, organizzata in modo ferreo, di cavatori, battellieri, facchini, carrettieri ecc. ognuno con le competenze tecniche e progettuali necessarie allo scopo.
E come per le opere idrauliche, anche per quanto riguarda l’estrazione di minerali e di materiale da costruzione i Romani si ispirarono agli Etruschi, che nel golfo di Baratti, in Toscana, avevano per esempio attivato il più grande centro siderurgico dell’antichità.
Ma perché dico ciò? Perché, e questo è il mio cruccio, i popoli che hanno abitato il nostro paese hanno saputo nei millenni creare, a corredo del genio dei loro artisti e artigiani, delle filiere industriali senza pari.
Un solo altro esempio: l’Arsenale di Venezia. Il più grande complesso produttivo al mondo per centinaia di anni.
Un patrimonio di esperienze, di creatività, di capacità progettuali (il Made in Italy) messo insieme in migliaia di anni.
E quasi completamente annientato dall’euro, dall’unione europea e da una classe dirigente inetta, in soli 25 anni.
Le cave di Grotta Oscura erano già utilizzate dai Veienti, che estraevano un tufo poroso e giallastro proveniente dal costone posto tra Veio e la riva destra del Tevere.
Un giorno andremo in cerca delle Cave del Fosso del Drago, non distanti e ormai, sembra, ricoperte di rovi, delle quali anche si è persa la memoria.

[…] sempre mi capita quando entro in una cava di migliaia di anni fa. E come già mi successe nelle Cave di Grotta Oscura e nelle Cave del Fosso del […]
[…] Le cave di Grotta Oscura […]
[…] cave di Grotta oscura (Prima […]
Trovo straordinario il suo impegno e la sua passione per scoprire questi luoghi, sarebbe molto bello se lei un giorno organizzasse un giro per poche persone, io ho una certa età e da sola non mi potrei mai avventurare in questi posti, ma la mia grande passione è proprio quella di poterli visitare.
Marisa Stella
Grazie per l’entusiasmo, Marisa Stella!
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