C’è stato un tempo in cui liberismo, globalizzazione, delocalizzazione erano di là da venire. Praticamente tutto era a chilometro zero, comprese le filiere alla base del Made in Italy, grazie alle quali l’Italia è divenuta famosa nei secoli. La carta ad Amalfi e a Fabriano; il vetro a Burano; l’oro a Vicenza, ad Arezzo, a Valenza Po; i tessuti a Biella e in tanti altri comuni … l’allume ad Allumiere.
Ad Allumiere verso la metà del 1400 furono scoperte alcune vene di allume, fondamentale a quel tempo per fissare i colori su pelli e tessuti (e Tolfa con le sue celebri borse in pelle si trova vicino ad Allumiere: una delle tante filiere!). Non fu quindi più necessario importarlo dai domini dell’impero ottomano. Anzi; a quel punto non fu neanche più necessario mantenere accordi di buon vicinato con gli “infedeli”.
E siccome a entrambi prudevano le mani, ecco che i proventi provenienti dalla vendita dell’allume contribuirono a finanziare le guerre del XVI secolo fra Europei e Ottomani. Anzi! L’effetto collaterale fu quello di non dover necessariamente mantenere la pace con gli “infedeli”. Piuttosto i proventi provenienti dalla vendita dell’allume contribuirono a finanziare le guerre regni europei e Ottomani non vedevano l’ora di scatenare.
E non c’era solo allume. In questa zona si estraevano anche piombo, ferro e tanto altro.
Come sappiamo dopo aver perlustrato tante cave abbandonate, che stiamo vedendo anche in questa guida, tutte sono a loro modo fascinose d entrano a pieno titolo fra i luoghi segreti vicino Roma.
In esse la vegetazione tutto si riprende, in una felice commistione con la roccia.
In due di queste cave presso Allumiere il mix natura – opera dell’uomo è sorprendnte e vanno visitate in giornate soleggiate, per godere della miscela unica di colori.
La prima è relativamente conosciuta. Si tratta della Cava del Moro, o del Silenzio, appena fuori Allumiere.
La seconda, detta Cava Grande, è poco più lontana. Qui, dopo esserci spinti all’interno del grande catino di rocce oggetto degli scavi secolari, prendiamo una traccia e ci inoltriamo nel bosco in direzione di un’altra sezione della cava.
La vegetazione termina ai piedi di una rossa parete in precario equilibrio.
Tutto del resto, in questo contesto, è lievemente precario.
Un paesaggio degno delle visioni di Gustavo Doré e Dante Alighieri.
Se ci sentiamo, possiamo arrampicarci per un piccolo tratto lungo la parete, consci che potrebbe franare, e riscendere subito dopo, precipitevolissimevolmente.
Tiziana Guida, ex presidente dell’Ordine dei Geologi del Lazio, con la quale ho effettuato questo sopralluogo, mi ha spiegato che … anzi! Lascio direttamente a lei la parola :
“il paesaggio particolare dei monti della Tolfa, con colline alte oltre 600 metri a meno di 10 chilometri dal mare, è legato all’attività, oggi estinta, del vulcanismo più antico del Lazio, iniziato circa 3 milioni di anni fa. La ricchezza mineraria di quest’area è dovuta alla presenza dell’idrotermalismo (circolazione di fluidi caldi in profondità che alterano le rocce), collegato all’attività vulcanica. Essa ha dato origine a diffuse mineralizzazioni con rame, piombo, zinco e ferro ed alla formazione di materiali di interesse economico, principalmente alunite e caolino, sfruttati fin dalla preistoria.”