
Super post come augurio di buone feste e di buone passeggiate!
La parte di Villa Ada che affaccia verso i Parioli, uno dei quartieri centrali di Roma, è da sempre la porzione preferita della mia villa romana preferita.
Da ragazzo abitavo non distante, ed entravo con gli amici nelle fenditure del muro di cinta, che ancora oggi si aprono a via s. Filippo Martire.
Ci trovavamo fin da subito immersi in un fitto bosco in pendìo, attraversato da un intrico di sentieri infrascati, nei quali ci perdevamo regolarmente (e io mi perdo tutt’oggi, quando mi addentro!), rendendo esotiche e avventurose le piccole escursioni dei nostri pomeriggi post scuola.
Questa zona selvaggia termina nella località detta Forte Antenne. Dopo molto tempo venni a sapere che questa zona non aveva a che fare con le antenne, ma con la città sabina di Antemnae (che vuol dire fra due fiumi, visto che sorgeva a poca distanza dalla confluenza dell’Aniene nel Tevere).
Ero dunque venuto a conoscenza di una città, Antemnae, che si trovava letteralmente a due passi dal Palatino, e che sarebbe stata in breve tempo fagocitata da Roma antica.
Ma perché racconto tutto ciò? Perché, al tempo quasi leggendario della fondazione di Roma, e dove ora si spingono le propaggini della città, c’erano molti altri centri abitati.
Il più importante, e quello che più diede filo da torcere ai romani, fu l’etrusca Veio, i cui suggestivi resti spiccano nella campagna romana a pochi chilometri da Roma e sono compresi nel parco di Veio, nel cui perimetro siamo andati a scoprire, nel tempo, numerosi luoghi segreti.

Stiamo ora per vedere una parte bellissima (come al solito) di quello che era il suo territorio, putroppo in terreni privati, appena fuori del grande raccordo anulare, al cui interno troviamo due luoghi di grande fascino e conosciuti solo da chi abita nei pressi.
Il primo è la Fontana di Re Carlo
una fonte che sbuca all’interno di una pittoresca grotta artificiale con pavimentazione antica, immersa nel bosco e che doveva trovarsi lungo il percorso della via Veientana.

Il secondo è l’Arco del Pino.
Si tratta di uno scavo artificiale nel tufo, sotto il quale si snodava la via Veientana, che collegava Roma a Veio. Gli etruschi erano maestri nello scavare il tufo, e questo lo sappiamo ormai bene, in particolare dopo le nostre scorribande nelle gallerie etrusche di Formello e Sacrofano.
Per inciso percorrere la via Veientana in bicicletta (possibilmente MTB) da dove inizia, ovvero via di Grottarossa, fin dove questa sbuca in via della Giustiniana, compone un itinerario di grande fascino: sono ancora visibili tratti dell’antica strada romana, con i classici basolati solcati dai carri.
Questo percorso può essere prolungato a piacere, discendendo la solitaria e boscata via della Giustiniana, fin dove questa incontra la Cassia Bis, altresì detta, giustamente, Cassia Veientana, e risalendo poi l’altrettanto solitaria e boscata via Prato della Corte, fin dove questa penetra nel cuore del parco di Veio.

Ma è il paesaggio nel quale sono inseriti l’arco del Pino e la fontana di re Carlo a essere strepitoso.
Appena fuori Roma: strade bianche ondulate con filari di pini a ombrello, campi color terra di Siena, fossi ombrosi e nascosti dalla ricca vegetazione.
Il tutto a comporre un quadro magnifico e molto “toscano”.
