
Nelle mie scorribande alla ricerca (al momento!) di oltre cinquanta luoghi segreti vicino Roma, ho appurato che fra i siti più suggestivi ci sono le cave.
“Le cave; Luigi? Intendi dire i luoghi dove si estrae materiale da costruzione?”
Si. Proprio quelle! Con il trascorrere del tempo in questi luoghi avvengono trasformazioni spesso stupefacenti: la vegetazione prende possesso dell’ambiente in modo caotico e irreale con alberi che crescono a testa in giù e piante rampicanti, i crolli aprono squarci inaspettati, e poi laghi, tanti laghi! Tutto ciò crea vedute da rovinismo romantico e un ecosistema particolare.
A proposito di laghi delle cave

nel corso degli anni, in questo blog, siamo andati a visitare quattro cave: quella più grandiosa, ovvero il sistema delle cave di Salone; quella più straniante, che occupa parte della solforata di Pomezia; quella più selvaggia, colmata dai laghi della Mercareccia e la più intima, la cava di Vallerano, appena fuori del GRA.

Vediamo questi quattro siti veramente esclusivi più uno, di cui non ho ancora scritto nulla, ma che merita la nostra attenzione.
Nella zona più solitaria della provincia di Roma, non distanti dalle terme di Stigliano e alle falde dei monti della Tolfa, troviamo i due Laghi della Mercareccia.
Essi occupano il fondo di una cava in disuso e, immersi in un ambiente primordiale, compongono uno spettacolo unico perlomeno nel Lazio. Stupenda è infatti la visione dalla cima della collina prospiciente specie con la luce del pomeriggio: sul fondo delle conche si adagiano i laghi e oltre questi, a perdita d’occhio, si dipanano gli ondulati rilievi della Tolfa per decine di chilometri. Nessuna opera umana, né antenne, né fili elettrici, né strade, né manufatti umani di sorta, altera questa scenario primigenio.

Andiamo ora ai laghi delle cave di Salone.
Le cave di Salone si trovano praticamente a Roma, a poche centinaia di metri dal GRA, e sono sconosciute, nonostante siano tutti i giorni sotto gli occhi di migliaia di automobilisti che percorrono la Roma – l’Aquila in direzione di Roma.
Io stesso per vent’anni e più, percorrendo la Roma – L’Aquila di ritorno da scalate ed escursioni sull’Appennino abruzzese, venivo regolarmente distratto dalla visione di alcuni laghi circondati da gigantesche pareti tufacee, che appaiono per pochi secondi volgendo lo sguardo oltre il guardrail sulla destra, poco prima di incrociare il GRA.
A Salone tutto è impressionante: cavità smisurate, enormi fori aperti nelle volte dei ciclopici ambienti, piante rampicanti a ricoprire le rovine. Qua e là ad altezze inaccessibili si stagliano antri scavati nel tufo e finestre apparentemente incise nel nulla.
Ma ciò che più sorprende sono i laghi, che riflettono le pareti lisce e scure alte decine di metri. E ovunque si vada, la solitudine e il senso di sospensione del tempo, pur con la vicina autostrada.

Il terzo luogo è il lago rosso di Pomezia.
Di questo lago, che colma il fondo di una cava gigantesca all’estremità sud della riserva naturale di Decima Malafede, che aveva una parte della superficie di uno straordinario colore rosso per via dei solfobatteri, ne abbiamo parlato spesso.
Ultimamente purtroppo il lago non è più così rosso. Chissà. Potrebbero essere delle fasi. Nelle guide di prossima uscita, e iscrivendovi intanto alla speciale mailing list luigiplos.gr8.com troverete le informazioni per raggiungere questo e gli altri bellissimi laghi della solforata di Pomezia.

Il quarto lago che visitiamo, è quello che ho chiamato di Vallerano.
Anch’esso, come i laghi delle cave di Salone, si trova a pochi metri dal GRA e colma il fondo di una cava di selce non distante da via di Vallerano.
Un giorno, tornato da un impegno lavorativo a Pomezia, memore delle scarne informazioni che mi avevano dato gli amici Laura e Milko per arrivarvi, indossai pedule e pantaloni da rovi sempre a pronti nel bagagliaio, e mi avviai alla sua ricerca.

Falesia nella cava di Vallerano
Dopo una brave passeggiata vidi due falesie di roccia vulcanica che si fronteggiavano e che cingevano delicatamente un piccolo lago variopinto e avvolto da fioriture sfavillanti (era inizio maggio) e da una fascia di canneto, con il gracidare delle rane a contorno.
Lago di Vallerano con falesia a est
Ovviamente un (ex) alpinista come me non poteva esimersi dall’arrampicare le pareti a picco.
Esclusa quella a occidente del laghetto, che si trova in un terreno privato, individuai una ripidissima scarpata erbosa, che risalii a quattro zampe e che mi permise di giungere sulla sommità della rupe orientale, così da ammirare anche dall’alto l’incantevole specchio d’acqua.
Il lago di Vallerano si trova (al momento) in un ambiente integro. Chissà per quanto, visto che siamo appena fuori dal perimetro della riserva di Decima Malafede e in una zona di delirante espansione urbana.
E poi ci sarebbero i laghi di una quinta cava, della quale non ho ancora scritto alcunché. Si trovano all’interno della riserva della Marcigliana, fra Bufalotta e Monterotondo. Vicinissimi quindi a Roma. E anche questi, chettelodicoaffa’, stupendi!


Basti infatti pensare, fra le tante, alla cava detta l’orecchio di Dionisio a Siracusa o alle cave di Cusa presso Selinunte, entrambe divenute classiche mete turistiche in Sicilia.
Anche a me piace esplorare. Per favore aiutatemi a capire cos’è questa collina (incolla su Maps 41.379329,13.210774), che vista dall’alto sembra un volto. La parte superiore è piatta e sembra circondata da un muro. Quando ci si avvicina ci si trova davanti ad un cancello e non si vede nulla. Siccome è in zona di mura ciclopiche (Norma, Circeo, ecc.) potrebbe essere una città, una necropoli? Ma è anche in zona di cave.
hallo Marco;
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