Questa escursione continua idealmente quella agli Archi di Boccalupo.

Anzi, potrebbero essere oggetto di un’unica passeggiata, se non fosse che possono esserci troppi rovi in direzione degli Archi con difficoltà nel raggiungerli.
Si tratta di un’escursione ideale per le MTB, in particolare perché si trova a poca distanza dalla stazione di Manziana.
Prima di cominciare, un ringraziamento va agli amici dell’Associazione Forum Clodii, che rendono viva la Clodia e le sue meraviglie e in particolare a Francesco Stefani, che nello specifico ha ideato questo itinerario.
Proprio Francesco porta Oretta e Nicola, i proprietari del poco distante albergo di charme Villa Clodia (fico il nome!), Marinella e me, un dì, alla scoperta di questi luoghi.
Ah! Con Marinella, Oretta, Lorella e Tiziana stiamo attivando un progetto di valorizzazione di questo territorio, percorso, appunto, dalla Via Clodia.
Imbocchiamo un antico tracciato che entra sinuosamente nella macchia e che doveva collegare Monterano a Forum Clodii in periodo etrusco.

E quello che impressiona, di questa escursione, è che si svolge all’interno di un bosco fittissimo.
Dopo poco troviamo grandi pozze d’acqua, che aggiriamo ai lati con una certa difficoltà.
In corrispondenza di queste pozze abbiamo una singolare visione del castello di Bracciano che, da questa angolazione, non sembra trovarsi al centro del paese, ma isolato, tipo maniero delle fiabe.
A un certo punto Francesco si ferma: stiamo per incrociare uno dei pochi tratti ancora visibili della Via Clodia.
La Via Clodia è appena uscita dalla tenuta, a tenuta stagna, nel senso che è super recintata, di San Liberato.
E San Liberato merita una digressione.

Questa piccola chiesa, di grande suggestione e utilizzata per cerimonie esclusive, fu edificata intorno al mille (al solito) dove si trovava il foro della città romana di Forum Clodii, la quale era anche un’importante stazione di posta lungo la Via Clodia.
Intorno a essa si dipana, poi, uno dei più bei giardini botanici d’Europa.
Detto questo, seguiamo i bollini rossi segnati da Francesco sugli alberi, (siamo sempre, infatti, nella macchia particolarmente folta), che si snodano lungo il corso della Via Clodia.
Questa rimonta a larghe svolte il pendio e ogni tanto emergono tratti di basolato (i pochi che hanno resistito alle ingiurie del tempo e alle predazioni per altri utilizzi).
A un certo punto incrociamo un luogo particolare, detto “Le Colonnacce”.

Si tratta di vasti ambienti intervallati da colonne, che dovevano essere vasche di decantazione dell’acquedotto di Traiano e, tanto per cambiare, parliamo di un sito di grande fascino, immerso com’è nel fitto bosco.
Pochi metri ancora e incrociamo un’altra sterrata che ci riporta alla macchina.
Insomma, un anello di grande fascino e di consueta, intrigante, commistione di natura, storia e archeologia.
