
Dopo tanti post che illustrano quanti posti straordinari e segreti si trovano a poca distanza da Roma, è utile una riflessione.
In un periodo dove, nonostante la crisi, è ancora un must andare in posti esotici , magari i classi 7 giorni superscontatituttoincluso, tornando con un bottino di foto (tipicamente sempre le solite inquadrature) da postare su FB, mi chiedo:
quanto è necessario andare lontano per scoprire luoghi emozionanti?
Per carità la barriera corallina nel basso Egitto è splendida. E straordinarie sono Petra, o Palenque, o gli insediamenti rupestri degli Anasazi.

E per esempio Segovia, con il grandioso acquedotto romano, mi ha emozionato non poco.
Però sensazioni ancora più forti me le ha date, vicino a Roma, il segreto Ponte Lupo, il più massiccio acquedotto romano esistente al mondo.

E certamente la cascata del Toce in val Formazza mi ha impressionato.
Però a pochi chilometri da Roma – nel parco di Veio – mi impressionò ben di più la cascata dell’Inferno, allorché per la prima volta, dopo una straordinaria camminata fuori sentiero, in ambiente fluviale assolutamente integro, mi inoltrai nell’oscura forra rocciosa che la precede.

Ah; per inciso in Sicilia – nella Cava Grande del Cassibile (il luogo più bello che io abbia mai visto in vita mia) – ci sono degli insediamenti rupestri pazzeschi come quelli degli Anasazi.
E poi: bisogna solo distrarsi e divertirsi, o anche conoscere?
E in tal caso, prima di conoscere la civiltà dei Maya o quella dei Nabatei o quella degli Anasazi, non vale forse la pena conoscere le civiltà che hanno abitato il nostro territorio?

E per territorio intendo proprio quello dove abito. Ovvero il municipio in cui risiedo a Roma (per chi non lo sa, il comune di Roma è diviso in 15 municipi).
E da casa mia, situata nel municipio XIV di Roma, a 2.000 metri dal Vaticano, decidiamo finalmente con gli amici una domenica mattina, di fare questi 20 KM circa che ci separano dalla
valle dell’Arrone.
Rimanendo all’interno del mio municipio (ovvero all’interno del comune di Roma). A circa 5 KM dal Grande Raccordo Anulare.
L’Arrone è il fiume che passa sotto la ormai famosa città morta di Galeria. Nasce da un luogo incantevole come il lago di Bracciano, e si getta – all’interno della suggestiva riserva del WWF – nel mare vicino a Fregene.

E la valle dell’Arrone è magnifica.
In pochi chilometri si trovano ponti e opere idrauliche pre-etrusche, strade con selciato originale etrusco, grotte di ignota origine.
Il tutto immerso in una natura rigogliosa, limitato da pareti tufacee a picco bucherellate di grotte, e dominato da torri di guardia di antichissima origine.
E’ impossibile immaginare come l’Arrone, attualmente con relativamente poca acqua, potesse essere nell’antichità addirittura navigabile fino al mare. Grazie alla maestria con cui le popolazioni locali lo curavano, dragandolo e manutenendone le sponde.

Ecco infatti il luogo segreto di oggi: resti di opere idrauliche come chiuse, canali e gallerie sotterranee per lo scolo dell’acqua piovana, atte a regimentare il corso del fiume e il regime dell’acqua piovana, e vecchie di 3.000 e passa anni!
Inoltre, ascoltando le due simpatiche conduttrici del ristorante il Feudo, situato in alto in una valletta laterale dell’Arrone
alcune di queste opere servivano a drenare i campi in un’epoca addirittura precedente all’utilizzo dell’aratro!

Siamo quindi davanti a realizzazioni che, pur non essendo grandiose, perlomeno non nel senso che diamo a questo termine, sono a mio parere paragonabili per importanza storica e diversamente paragonabili per suggestione a Petra, a Palenque e agli insediamenti degli Anasazi.

E parliamo di opere dell’uomo che (ogni volta che ci penso rimango stupefatto) stanno nel territorio comunale di Roma.