Per anni, percorrendo la Cassia in direzione di Roma, poco dopo l’incrocio per Campagnano, appariva e spariva alla vista, a seconda della luce, il profilo di una torre.

Essa stranamente, a differenza di quasi tutti i luoghi descritti in questo blog, grazie al mimetismo con la natura circostante e al basso profilo, aveva mantenuto intatta la sua privacy e, in tanti anni, non aveva mai attirato la mia attenzione.
Finché un dì l’amico indigeno Daniele mi rivelò cos’era e e come raggiungerla.
Cos’era è presto detto: una fortificazione medievale, imponente e storicamente importante, detta Torraccia del Bosco,
nata probabilmente come torre semaforica e in tal caso in contatto visivo con il Castello del Sorbo (cit. Michele Damiani) da una parte e con la non distante torre di Stracciacappe dall’altra (per inciso nella terza guida ai luoghi segreti trovate l’itinerario che parte da questa seconda torre e che porta all’emissario del lago di Martignano). Entrambe le torri sorgono in prossimità della Cassia e su punti di snodo di più vie di comunicazione.

Come giungervi, ecco la storia.
Daniele si offrì di approcciarla dalla forra sottostante, un po’ perché se non si fatica non ci piace, ma soprattutto perché l’accesso lato Cassia, dalla quale la torre dista solo duecento metri, è interdetto da telecamere, cancello e recinzione.
Ci immergemmo quindi nella wilderness del fosso della Torraccia, delle cui bellezze abbiamo letto nella prima guida ai luoghi segreti: cascatelle, rapide, fontanile medievale con acquedotto etrusco sovrastante e tanto altro.
Superammo il fontanile, dove le mie perlustrazioni si erano sempre fermate, e ci trovammo immersi nella consueta luce da acquario data dalla totale copertura arborea, con una serie continua di piccole cascate ai lati della forra.

Il tutto era simile alla vicina forra del Crèmera, ma qui era tutto accentuato e l’ambiente più ostile.
Arrivò quindi la parte più difficile. Dicevamo che ci piace faticare. Ma esagerammo.
Dovemmo infatti risalire il ripido pendio della collina sulla quale è situata la Torraccia del Bosco,
in un groviglio apparentemente inestricabile di alberi caduti e di rovi (nonostante fosse gennaio).
Parecchi graffi e parecchi colpi di roncola dopo, riuscimmo a giungere ai piedi della Torre, al termine di una delle perlustrazioni più faticose di sempre.
Siccome la Torraccia del Bosco non è avvicinabile, salvo fare come noi (e non lo consiglio),
vi porto in un luogo diversamente suggestivo, distante poche centinaia di metri, anch’esso suggeritomi da Daniele.

Passiamo a lato di un cancello arrugginito, percorriamo una strada dissestata e improvvisamente appaiono, sia alla nostra sinistra che alla nostra destra, pareti traforate da quelle che dovevano essere tombe, tutte diverse l’una dall’altra.
Le superiamo ed entriamo nella via cava d’ordinanza.
Alle vie cave dovrei essere ormai abituato. Ma è sempre emozionante penetrare in questo modo nel mondo degli etruschi.
Beh! Dopo questa breve escursione non ci possiamo esimere dal fare, seguendo un percorso logico – storico di grande fascino, una capatina all’emissario di Martignano, parcheggiando giusto giusto sotto la torre di Stracciacappa e salendo il pendio, senza rovi a differenza della Torraccia del Bosco, per ammirarla da vicino.

La foto di copertina è di Daniele Putortì.