Tre note su Tenuta Massara, che mi fece scoprire sei anni fa l’amico Carlo Infante, nel corso di uno dei suoi intriganti urban trekking:

Prima nota: questo itinerario è vicinissimo a dove abito.
Seconda nota: questo sito, e l’area che lo circonda, non solo è ideale per la modalità treno più bici (si scende a stazione Ottavia), ma anche … per praticare lo sci da fondo.
Siamo infatti nella zona all’interno del GRA a maggiore altitudine e, anche, a latitudine più alta.
Questo, almeno, in caso di nevicate come quelle del febbraio del 2012, che mi videro protagonista di gratificanti sciate lungo le carrarecce della zona che stiamo per vedere.
Terza nota: questo luogo può essere osservato da un punto particolare.

Ogni volta che mi trovo sul treno fra le stazioni di Ottavia e San Filippo Neri (sulla linea Roma – Bracciano – Viterbo), mi siedo accanto al finestrino lato destro in direzione di Roma e attendo il momento in cui il treno sfila accanto all’entrata di Tenuta Massara, con due filari di pini che conducono lo sguardo verso un casale lontano di pregiata fattura.
Questa entrata è un maestoso portale con i capitelli di marmo che, invece di affacciare su una strada, si spalanca, del tutto decontestualizzato, sul sedime ferroviario.
Al tempo del treno a vapore, un passaggio a livello ne permetteva il collegamento con la Trionfale.
Oggi la ferrovia recide questo luogo dal resto del mondo.
L’insegna marmorea del portale ci ricorda che ci troviamo nel Parco Agricolo di Casal del Marmo, il cui nome deriva dalla quantità di marmi di epoca romana ritrovati nel tempo.

A suo tempo leggemmo dei casali della Bonifica di Palidoro.
Poi leggemmo del borghetto delle fornaci.
Poi di Tenuta Molinario.
Tre importanti tenute agricole e un borgo operaio che portavano ricchezza diffusa sul territorio e senso di comunità, almeno fino agli anni ’70.
Da allora una serie di cambiamenti, mal gestiti dalla politica e dannosi per la collettività, hanno trasformato il borghetto delle fornaci e la Tenuta Molinario rispettivamente da borgo operaio e da borgo agricolo ad appartamenti di lusso; hanno ridimensionato i casali della Bonifica di Palidoro; hanno causato la decadenza di Tenuta Massara.
Tornando a noi, stupendo, specie al tramonto, è il duplice filare di pini che dal portale d’ingresso conduce alla tenuta.
Possiamo ammirare il complesso solo da fuori.
Si evince comunque la cura dei particolari: colonne, capitelli, cancelli arabescati.
Ennesima dimostrazione di quanto, un tempo, grande importanza veniva attribuita alla bellezza fine a sé stessa.

Lungo le pareti delle scuderie, ad esempio, furono incastonati bassorilievi in gesso con figure bucoliche, come buoi che tirano l’aratro o braccianti che mietono il grano.
All’ingresso delle scuderie furono invece poste, sempre in gesso, teste di cavallo.
Ovunque si avverte la passata grandezza, culminata con una visita di Mussolini
E la maestosità, intatta nonostante l’abbandono, è forse dovuta al fatto che questi edifici, inconsciamente, portano con sé il ricordo dei preesistenti insediamenti romani e medievali.
In questa fattoria modello c’era anche una scuola per i figli dei contadini.
Chissà se, e quanto, la vicina Co.Br.Ag.Or., la Cooperativa Braccianti Agricoli Organizzati (con annessa trattoria a chilometro zero, spaccio di succulenti prodotti agricoli, sede di scalmanate feste di bambini, con nostra figlia frequentatrice abituale nei primi dieci del duemila, e con, alle spalle, un’area di grande bellezza – quella dello sci da fondo), si è ispirata alla Tenuta Massara, per creare una feconda comunità agricola, pur con matrici ideologiche opposte.

D’altra parte, quando si fonda una comunità, le ideologie non esistono.
Esistono le buone idee e la capacità, e la voglia, di metterle in pratica.
E le buone idee sono state messe in pratica anche a poca distanza da qui.
A questo proposito, magari rimettendo la bici sul treno, facciamo tre fermate in direzione di Bracciano e scendiamo a Giustiniana.
E dalla stazione Giustiniana andiamo a trovare i giovani amici di un’altra, feconda, cooperativa agricola: la Co.r.ag.gio. – emanazione della Co.Br.Ag.Or. e altro CORAGGIOSO esempio di resilienza locale.
Come per la Co.Br.Ag.Or., anche partendo dal loro terreno, potremo inoltrarci nel mondo etrusco e romano, in cerca di luoghi segreti (che vedemmo a suo tempo): l’Arco del Pino, la Fontana di Re Carlo, il Passo della Sibilla.

A chi va bene: a tenutari, massari e marmisti
Dislivello: irrilevante
Durata: a piacere. Volendo seguire l’itinerario descritto sotto: circa due ore a piedi – circa quaranta minuti in MTB
Difficoltà: nessuna a piedi. Sterrate sconnesse in MTB. La tenuta non è visitabile
Attrezzature richieste: nessuna
Periodo raccomandato: sempre. Ideali i tardi pomeriggi di fine agosto/settembre per le foto migliori con i covoni di fieno
Bici + Treno: ideale. Stazione di Ottavia. Evitare gli orari di punta
Picnic: si
Bambini: si
Joelette: si
Descrizione: purtroppo la proprietà fra la tenuta e il San Filippo Neri è stata recintata e non è più possibile fare il gratificante anello, possibile fino a pochi mesi fa.

Quello che segue è, dunque, un itinerario ottimizzato, pur con deviazioni, per visitare la tenuta e i dintorni.
Dalla Stazione di Ottavia (sulla Roma – Cesano – Viterbo) si prende Via Casal del Marmo e si gira a sinistra a via Guglielmo Vaccari (41.955981, 12.403609), strada privata con accesso pedonale. Si scende lungo la strada bianca che fa una curva, dalla quale si ha la prima, suggestiva, visione della tenuta. Si giunge al suo cospetto.
Si prende quindi la sterrata in leggera discesa, con i due bei filari di pini. Se la si segue fino in fondo, si giunge a Torresina, in via Giovanni Artieri (41.935837, 12.400658).
Si può uscire dal parco attraverso uno stretto (per le bici) varco nella rete. Altrimenti si torna indietro.
Nel punto 41.944783, 12.406082 bisogna svoltare a destra, venendo da Torresina, a sinistra venendo dalla Tenuta, per una traccia fra i campi coltivati, fino a raggiungere la flebile traccia (41.944296, 12.406769) che porta verso la Co.Br.Ag.Or. (41.947167, 12.410553).
Da qui si esce in Via Barellai e si giunge in breve in via Trionfale.
Poco prima della stazione Trionfale un sottopasso a sinistra porta alla sterrata via Isidoro Carini (41.957222, 12.411896).
La si percorre verso sud, si sottopassa una sbarra, si lambisce una torre piezometrica per l’acqua e si giunge al portale (41.950367, 12.412093).
Si può percorrere il viale alberato e giungere in prossimità della tenuta. Dopodiché si torna a riprendere il treno a Ottavia.

Oppure … se si è in bici, sé d’uopo un giro aggiuntivo niente male.
Si prende la Trionfale verso Roma e quindi via Eugenio Di Mattei, fino a giungere all’entrata del Santa Maria della Pietà: luogo che meriterebbe un’apposita trattazione. Si entra e si percorrono le strade del parco a piacere. Si esce dal complesso e si riprende il treno alla stazione di Monte Mario, oppure si imbocca la pista del parco ciclopedonale che inizia davanti all’ingresso del Santa Maria ( 41.941049, 12.420088) e, in circa cinque chilometri, si giunge al panoramico affaccio di Monte Ciocci (41.904500, 12.441545). Prima di Monte Ciocci si può uscire dalla pista ciclabile all’altezza della stazione di Balduina o di Appiano e da lì entrare nel parco del Pineto. Da Monte Ciocci una strada a svolte porta alla sottostante stazione del treno e della Metro A di Valle Aurelia. |