Questo itinerario, a picco sul lago Albano, mi è stato gentilmente concesso dall’amica Alessandra Nemora (Mosconi).
Abbiamo conosciuto Alessandra nel corso dell’esplorazione alle Grotticelle di Rocca di Papa. E ora ci racconta la sua scoperta della Grotta di Battiferro.![]() “Osservando la caldera vulcanica che circoscrive lo specchio d’acqua del lago Albano, è difficile immaginare quali segreti riposino inabissati fra l’intreccio verde che lambisce le sue sponde. Lungo il suo perimetro si incontrano il ninfeo del Bergantino, il ninfeo Dorico, l’Emissario del 398 a.C., resti di fari e porticcioli romani, il Villaggio delle Macine, l’esoterica Pietra Fattona. Alzando lo sguardo, si nota l’ex Convento di Santa Maria ad Nives di Palazzolo, al di sotto del quale, nascosto nel fitto del bosco, giace il Romitorio di Sant’Angelo in Lacu (dove andammo a suo tempo. N.d.R.), sovrastato dalle Grotte di Palazzolo. ![]() L’occhio vaga leggero sui costoni, cullandosi fra le increspature dell’acqua, accarezzando lecci e castagni. Il Monte Cavo, ieratico, sorveglia lo scenario dallo sfondo, mentre la Specola Vaticana gli fa da contraltare, svettando da Castel Gandolfo. Quella porzione del costone aveva sempre attirato la mia attenzione per un motivo o per l’altro. Prima di tutto, in quanto esposta verso Est e oggetto di un singolare fenomeno di allineamento solare nel giorno dell’Equinozio di Primavera, poi in quanto queste grotte richiamavano per conformazione la Necropoli di Pantalica con le sue tombe a grotticella ricavate dalla roccia viva, a picco sul canyon sottostante … ![]() … le caverne orientali si trovano all’incirca alla medesima altezza del Romitorio di S. Angelo in Lacu, luogo che, sotto le vestigia di epoca cristiana, conserva una fiera anima, che affonda le radici nei culti di rinascita legati ai cicli naturali. Le sponde del lago sono state abitate già in epoche remote. Approfondendo gli studi sul Villaggio delle Macine, incappai in una menzione circa le caverne situate sul lato est del Lago Albano, in virtù della quale la grotta di Battiferro era parte di un abitato risalente all’Età del Ferro (II – I millennio A.C.) ed era, forse, un singolare esempio di “fucina naturale per la lavorazione dei metalli“, come le altre caverne che costellano la parete a mezza costa. ![]() Per soddisfare la mia sete di curiosità, non mi restava che tentare un avvicinamento al sito, pur non sapendo da dove cominciare. L’esplorazione fu condotta in un sabato pomeriggio, in cui repentinamente mi balenò l’immagine di un sentierino, che partiva da uno dei tornanti asfaltati che portano al lago. Abbandonai la macchina a bordo strada e, scavalcato il guardrail, mi ritrovai a camminare armata di Converse e vestita di tutto punto sul ciglio di uno strapiombo sul lago e avvinghiata a piante urticanti: una scelta poco orientata alla sicurezza. Il sentiero proseguiva in saliscendi e non riuscivo ad arrestarmi per tornare indietro, ipnotizzata dalla visione delle Grotte che si facevano sempre più distinte (Come la capisco. Capita regolarmente anche a me, di non riuscire ad arrestarmi. N.d.R.). ![]() Non riuscii a raggiungerle: il tracciato si limitava a passarvi sotto, finendo per digradare verso la spiaggia nel versante boschivo. La vista era vista mozzafiato sul lago (per la quale pagai volentieri il prezzo di una T-Shirt squartata dai rovi). Come furono realizzati questi spechi a strapiombo sul lago? Dove si trovava l’accesso? Ero andata in cerca di risposte, ero tornata a casa carica di interrogativi e ne ero felice, perché questa tensione verso l’ignoto è il prodromo necessario per le grandi avventure (come la capisco! N.d.R.). Alla fine, dopo diversi tentativi, sono riuscita a raggiungere Grotta Battiferro, di dimensioni imponenti, in un luminoso pomeriggio di giugno”.Grazie, Alessandra! ![]()
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