E pure ‘stavolta c’è lo zampino di Pierpaolo.
Lo zampone, anzi, vista la quantità di luoghi sconosciuti che ci fa anche conoscere questa volta, pur in un territorio noto a livello escursionistico.
Oggetto della ricerca di oggi è la grotta del brigante Rigo.
Uno dei pochi luoghi segreti relativamente distanti da Roma, ma che entra comunque a pieno titolo in classifica, in particolare per la difficoltà di trovarlo.

Tant’è vero che io stesso ho spesso fatto escursioni gratificanti intorno al fiume Mignone, dove stiamo per andare, senza essere a conoscenza di quello che stiamo per vedere.
Il Mignone è entrato per sempre nel mio cuore allorché, alle 2 di una notte di agosto del 2015, ci fermammo, sei amici e io, sul celebre ponte che lo scavalca, sotto la collina di Luni, a ristorarci con un caffè caldo da thermos, a metà esatta della traversata in MTB da Capranica a Civitavecchia lungo la ex ferrovia.
Partiti alle 22.30 dalla stazione di Capranica (ove scendemmo dall’ultimo treno proveniente da Roma), dopo cinquanta chilometri attraverso territori selvaggi giungemmo a Civitavecchia alle 5.30, dove prendemmo il primo treno della mattina per tornare a Roma.

Questo ponte, noto agli escursionisti laziali e non solo, è sia il simbolo della ex – ferrovia, uno dei troppi tratti ferroviari scelleratamente tagliati, sia il simbolo del Mignone stesso, il quale scorre in gran parte all’interno di territori quasi inospitali e circondato dai fitti boschi dei Monti della Tolfa, con le mandrie di maremmane dalle corna a forma di lira che sembrano uscite dagli affreschi delle necropoli etrusche.
Nei pressi del ponte, poi, il Mignone esagera per bellezza e senso di solitudine.
Possiamo cominciare l’escursione ammirando dall’alto, dagli scavi di Luni, il fiume e il ponte.
Luni e gli insediamenti etruschi dei dintorni mi fanno sempre tornare in mente Gustavo VI, il re – archeologo svedese del cui incontro ho tante volte narrato.
Dal ponte risaliamo il fiume per alcune centinaia di metri, fino a giungere alla confluenza con la Vesca.
Qui si forma una grande ansa, tuffabile e nuotabile, dall’acqua gradevole in estate, visto che il fiume scorre per quasi tutto il suo percorso sotto il sole.
Per la nuotata, direi di farla quando torniamo.

Risaliamo la Vesca, che ci sorprende con piccole pozze variopinte, fino a giungere, dopo circa venti minuti, in un luogo particolare: l’antica sorgente Canalicchio, con acqua fresca e dissetante che sgorga fra le rocce tipo Lourdes.
Beviamo, riempiamo la borraccia e risaliamo per una ripida sterrata sbrecciata.
Sul pendìo troviamo la tomba di un cane, la cui commovente storia è incisa nella lapide di legno.
Da qui ammiriamo in retrospettiva la valle del Mignone, che si insinua fra le vette lussureggianti dei Monti della Tolfa; nei pressi vi troviamo la necropoli etrusca di Pianarola (sempre lo zampino del re – archeologo).

Scendiamo ora senza una traccia obbligata verso il Mignone e lo guadiamo con l’acqua al ginocchio.
Risaliamo sull’altro versante e a questo punto inizia la ricerca del vero luogo segreto di oggi: una grotta di probabile origine etrusca, chiamata dai locali del brigante Rigo per via del famoso, anzi famigerato, spietato brigante, che ivi si nascose nel corso della sua breve vita.

Mica scemo, Rigo, a rifugiarsi qui, visto che questo anfratto è in pratica impossibile da trovare, celato com’è dietro una lama di roccia.
La ricerca del grotta del brigante Rigo
è un’avventura nell’avventura e la sua individuazione sarà carica di soddisfazione.
Pierpaolo è riuscito a trovarla, seguendo le indicazioni di un indigeno.
Ripassando, poi, nel punto dove la Vesca confluisce nel Mignone, vi sarete meritati la super nuotata con tuffi d’ordinanza.
