Questo post (sulla gola dell’Infernaccio), cari avventurosi, è forse la madre dei post del 2023.
Qui troverete l’AAAvventura con tre A maiuscole e vi troverete la storia di come percorremmo il fondo di una forra sorprendente, dalle maestose cascate variopinte.
Prima premessa.
Negli anni ’70 i film in TV erano rari.
I film con ambientazione fantasy, poi … ancora più rari.
Ma quelle poche pellicole rimasero impresse per sempre nella mente di me bambino, già appassionato a quel tempo di mistero e fantascienza.
Gola dell’Infernaccio
Mi rimase impresso, fra gli altri, “La Terra dimenticata dal Tempo”.
Era una pellicola fatta in economia, naif a sufficienza e sufficiente a scatenare le mie fantasie di andare in luoghi insoliti ed esotici.
Ancora oggi ho vivido il ricordo dei protagonisti del film, che penetravano all’interno di una isola sconosciuta, avendo a che fare con dinosauri ecc. (ormai è trama ritrita, ma un tempo era una novità).
Ah! Fra un po’ vedremo perché, scrivendo il post, mi è tornato in mente questo film.
Seconda premessa.
In Italia esistono tante gole dette dell’Infernaccio.
Nomen omen, che serviva in passato a dissuadere i viandanti dal scendervi, vista la pericolosità.
Le gola dell’Infernaccio più nota in Italia è sprofondata fra i Monti Sibillini e viene percorsa ogni anno da migliaia di escursionisti.
Gola dell’Infernaccio
Io, invece, quando sento parlare (e spesso) di “Gola dell’Infernaccio”, non penso a quella dei Sibillini pur essendoci stato e avendola trovate spettacolari, ma ad un’altra, meno nota, non lontano da Viterbo.
Per decenni avevo sentito parlare della Gola dell’Infernaccio presso Viterbo, in modo sporadico e per vie traverse, senza mai avere le informazioni corrette per raggiungerla.
In realtà neanche mi impegnavo troppo a cercarla, preso com’ero dalla passione per l’alta montagna e dallo scoprire siti nascosti e fascinosi vicino Roma e questo lo sapete (tralasciavo quindi il Viterbese).
Tre anni fa ricevo casualmente la dritta giusta per raggiungere finalmente la Gola dell’Infernaccio.
E con gli amici esploratori fra i più fidati, Matteo, Marco, Susanna, partiamo subito da Roma.
Gola dell’Infernaccio
Individuiamo il punto nella macchia, dove un’esile traccia scende a picco sul fondo della forra.
Una traccia franosa e scivolosa, ai limiti della tenuta della forza di gravità, e arriviamo sul fondo della gola dell’Infernaccio.
‘mazza com’è profonda!
Più di qualunque altra da me discesa in ambiente vulcanico.
Specifico in ambiente vulcanico, ché le gole scavate nel calcare sono anche più profonde; ma in Tuscia e intorno a Roma dominano quelle in terreno di origine vulcanica.
Dopo alcune centinaia di metri di faticosa progressione su sassi, acqua e fango, preannunciata dallo scroscio dell’acqua, arriviamo alla cascata grande, della quale avevo ammirato le poche foto in rete.
Gola dell’Infernaccio
Ma le foto, spesso accade, non rendono.
Venticinque metri di salto fra immense rocce rese vermiglie dal ferro portato dall’acqua: spruzzi che bagnano ed energia che sprizza!
Continuiamo lungo la forra, tanto profonda da acquisire la luce soffusa tipo acquario e con la vegetazione igrofila (felci soprattutto) adatta ai film sulla preistoria.
Giusto giusto come nel film “La terra dimenticata dal tempo”: per questo mi venne in mente quel film!
Non a caso si tratta dell’unico sito in Italia dove vivono ancora i tirannosauri.
A un certo punto l’acqua diventa profonda e torniamo indietro.
Gola dell’Infernaccio
Superiamo nuovamente la cascata grande e arriviamo nel punto dove il corso d’acqua è interrotto da uno stretto catino roccioso dalle pareti variopinte, nel quale si getta un’altra alta cascata, diversamente spettacolare dalla prima.
Gli amici locali mi hanno chiesto di non divulgare l’accesso a questo “Mondo Perduto” (e il riferimento a A. C. Doyle non è casuale), un po’ per un giustificato senso di gelosia e un po’ per la sua pericolosità.
Direi che la gola dell’Infernaccio entra dritta dritta nel top five dei siti avventurosi/immaginifici del Lazio.
E’ difficile fare una classifica, ma direi che se la batte per il primo posto con il canyon del Fiora, i Calanchi di Lubriano, il Ponte Coperto di Ceri e le cascate dell’Acqua Rossa e del Fosso di Mola di Pance.
Gola dell’Infernaccio