Dovrei esservi abituato.
Eppure, nonostante tutte le gallerie etrusche che ho esplorato in questi anni (o, almeno, ipotizziamo che siano di fattura etrusca), la sorpresa mi coglie sempre quando entro in una nuova: il modo in cui i raggi del sole illuminano le pareti, gli specchi d’acqua, la forma dei pozzi da crollo.

E la nuova galleria etrusca,
scoperta dalle sentinelle del territorio Francesco, Diego e Vincenzo, che si trova a poca distanza da Magliano Romano, sorprende come e più delle altre.
Un tempo cercavo, solitario, i luoghi nascosti vicino Roma, sovente individuandoli solo dopo diversi tentativi, o non trovandoli affatto.
Oggi invece arrivo a meta facilmente, grazie a chi conosce il territorio; e questo è rilassante e mi posso dedicare a foto e riflessioni, anche se, ahimé, perdo la dimensione avventurosa.
Il lavoro di divulgazione, in questo caso del mondo ipogeo, viene infatti facilitato da una squadra di gagliardi amici esploratori.

Questi pazienti, pardon, perlustratori, di sesso maschile, sono affetti da una sindrome, in virtù della quale l’idea di cunicolo si installa, in modo stabile, nella loro mente e li costringe a cercare in continuazione fori e pertugi.
Irresistibile diventa per loro il desiderio di penetrare all’interno di qualunque galleria a vista e non a vista, anche perché sanno che la fatica verrà ricompensata.
Beh! Per essere precisi, la squadra comprende anche alcuni componenti molto femminili (Donatella, Paola 1, Paola 2 …) e molto maschili nella determinazione e nel sopportare i disagi che queste esplorazioni comportano.
Detto questo, le mie guide mi fanno camminare lungo una sinuosa strada bianca che scende dal paese, fino a giungere al limitare di un bosco, all’interno del quale ci imbattiamo nella profonda forra.
Scendiamo lungo un pendio meno ripido e presto ci avvolge un’oscurità nosferatiana. È un classico!

Questa immensa galleria etrusca è particolare.
Qui, più che altrove, in modo simile al Fosso Rigomero, colpisce l’immensità del pozzo di crollo, all’interno del quale spiccano, sovrapposti, i resti delle colate laviche intervallate dai resti dei depositi alluvionali, che si sono stratificati nel tempo e che sono composti da materiali differenti.
Gli strati di roccia sbalzano in modo nitido dalle pareti del pozzo.
Entriamo nell’oscurità e sopra di noi ecco il classico pozzo di servizio interrato (probabilmente dai proprietari della tenuta) che, a differenza di quello crollato, ha mantenuto intatta la forma rettangolare, la quale serviva a individuare, dal terreno sovrastante, la direzione della galleria.

La Galleria etrusca dei Pozzali
è un luogo dove l’artificiale è diventato naturale e lo spettacolo si ripete in ogni ora del giorno, a seconda della luce.
In essa è stato raggiunto il massimo dell’effetto naturale con il massimo della tecnica.
Un’immersione, fisica e mentale, in un mondo arcano; in un ambiente selvaggio e straniante, pur a pochi chilometri da Roma.
La foto di copertina è di Giulio Giuliani.
