Questo è uno dei luoghi segreti per i quali mi domando:
“ma come è possibile che, dopo esserci passato vicino non so quante volte in almeno trent’anni, non ho mai saputo fino a pochi giorni fa di un sito così suggestivo? Eh!?!”

Detto questo, anticipo che parliamo, per l’ennesima volta, di cave abbandonate.
Il loro fascino mi ghermisce, ogni volta.
E anticipo che, anche in questo itinerario sulla direttrice Aurelia, c’è lo zampino di Pier Paolo, che si è adoperato a dovere, per riempire questo blog di tanti luoghi segreti super!
Parcheggiamo a poca distanza da Santa Severa e dalle spiagge, dove il 99,99% dei bagnanti ignora quello che stiamo per vedere.

Camminiamo brevemente in salita, lungo una strada polverosa.
Passiamo sotto una staccionata. Pochi metri e ci affacciamo sul ciglio di una profonda forra boscata, dal fondo della quale sentiamo gorgogliare l’acqua dell’Eri, il torrente che sfocia in mare, poco lontano.
E subito appare la cava (un tempo vi si estraeva il caolino): bellissima sotto il sole di mezzogiorno, circondata da alte pareti di roccia rossastra e colmata da un piccolo lago.
Siamo in provincia di Roma; eppure sembra essere in Gallura, o in Andalusia.
Ma questo ha di speciale, il territorio di Tolfa.

Pur trovandoci a poca distanza dal mare e da Santa Marinella, siamo infatti nel comune di Tolfa, la quale dista venti chilometri di strada impervia e di zone spopolate.
Mentre logica vorrebbe che ci trovassimo nel territorio della vicina Santa Marinella.
A proposito, sull’altro versante di questo territorio andammo a suo tempo ai Laghi della Mercareccia, anche in questo caso antiche cave colmate da due laghi, anche in quel caso in un contesto selvaggio e con un panorama a perdita d’occhio senza traccia umana.
Ci avviciniamo al lago.
Il gracidare delle rane aumenta e sembra un aereo in fase di decollo.

Saliamo quindi sulla sommità della rupe, che domina la cava dall’alto.
E tutto diventa magnifico:
il panorama sul lago e, oltre le pareti scarlatte, sui monti della Tolfa;
i ruderi della vicina fortificazione medievale di Carcari;
il Castello di Santa Severa, posto al centro dell’immenso panorama che si gode da questa elevazione.

E, a concludere degnamente questo itinerario, un altro specchio d’acqua, artificiale, poco lontano.
Questo secondo lago, con le maremmane al pascolo e i folti boschi dei Monti Ceriti alle spalle, ha un che di alpino.
A giugno, poi, sulle sue acque sguazzano aironi e germani reali in quantità industriali.
