Una nota a spiegare il titolo: alle vie di roccia e di ghiaccio viene sovente dato un nome/doppio nome in onore dell’alpinista/alpinisti che le percorsero la prima volta, talvolta con esiti infausti.
Ebbene, a questo luogo segreto, lungo la gola dell’Acqua Rossa, fra Roma, Poli e Gallicano, il “C.d.A. dei luoghi segreti” ha assegnato i nomi degli scopritori, Eduardo Maresca e Davide Pelei, coadiuvati da Enzo Peri e Bruno Pastori.
Detto questo, state per leggere, cari avventurosi, la MADRE DI TUTTI I POST fra gli oltre duecento dedicati ai luoghi segreti a due passi da Roma, visto che descrive il più complesso sopralluogo mai effettuato.

narrai che con Marco De Santis avevamo prima sottopassato il Ponte Lupo, che, come anche i sanpietrini romani sanno, è la più grande arcata di acquedotto romano esistente al mondo e poi risalito la gola dell’Acqua Rossa alle sue spalle, fra immensi massi scivolosi e acqua alla coscia, giungendo alla cascata più alta della provincia Roma, circa cinquanta metri, e una delle più spettacolari.

Ebbene, le difficoltà di quel giorno sono state superate solo quasi otto anni dopo e, nuovamente, per un caso fortuito, lungo la gola dell’Acqua Rossa.
In realtà, praticando (sempre più sporadicamente) canyoning e alpinismo, le difficoltà che affronto sono maggiori, mentre nel corso di sopralluoghi ed escursioni vicino Roma sono minori.
Almeno così era fino a oggi.

Nel settembre del 2022 Eduardo Maresca, che non conoscevo personalmente, mi contattò concitato, dicendomi che, dopo aver letto il mio post https://www.luigiplos.it/la-cascata-a-valle-delle-sorgenti-dellacqua-rossa/, aveva proseguito con i suoi amici dal punto dove mi ero fermato e, camminando/nuotando, erano arrivati sull’orlo di una cascata immane (la Maresca-Pelei, appunto).
A seguire avevano trovato il modo arrivarvi dal basso e mi diede le indicazioni sul come raggiungerla.
Da una parte ero contento dell’esplorazione che si prospettava, dall’altra rosicavo un po’, visto che avevo avuto la possibilità di essere io il primo a scoprire questo sito pazzesco.
Sarebbe infatti bastato avessi proseguito oltre le sorgenti dell’Acqua Rossa … e in altri tempi l’avrei fatto.
Il fatto che è, ormai, centinaia di esploratori come Eduardo, anche ispirati dalle mie guide, mi superano come audacia e visione.
Ho preso quindi atto di questa situazione e ho dato in outsourcing a tutti costoro (Eduardo e gli altri) il ramo “avventura e scoperta”.
Costoro mi hanno a loro volta indicato la scrivania e mi hanno invitato a dedicarmi, come vedete, al ramo “scrittura e divulgazione”.

Sono stato pertanto oggetto di un fund raising particolare.
Invece di ricevere denaro da finanziatori, ho avuto una cosa ben più importante: direttamente i contenuti per i miei libri; e che contenuti!
Così che soprattutto la mia ultima guida è, come dire, un’opera corale.
Detto questo, ecco finalmente il racconto di come alcuni lunedì fa, sette avventurosi, che nel tempo avevano seguito con interesse i post su Facebook inerenti la Cascata Maresca – Pelei, arrivarono al suo cospetto.
Eduardo l’aveva fatta facile, con la descrizione: dovevamo, si, arrampicare e disarrampicare, ma tutto sarebbe stato fattibile.
Meno male, invece, che mi ricordai di avvisare Matteo e Alberto, i nostri specialisti di canyoning, di portare corde e imbraghi, non confidando sulle sufficienti capacità tecniche di arrampicata e disarrampicata di tutti noi (a cominciare da me, che da quando ho rallentato la mia attività alpinistica non sono più in quel flusso mentale che permette di superare ostacoli complessi).
Guadammo la gola dell’Acqua Rossa all’altezza delle sorgenti, risalimmo sull’altro versante e proseguimmo a mezza costa in una folta macchia.

Dopo circa cinquecento metri (che in un bosco senza sentieri e pieno di rovi si sentono a uno a uno) scendemmo lungo un pendio fangoso e quasi verticale.
Eravamo sul fondo della gola dell’Acqua Rossa, a poche decine di metri dal confine con il comune di Roma.
Questo luogo, pur grandioso con pareti verticali di trenta e passa metri e magnifiche concrezioni di travertino, non mi stupiva più di tanto.
Mi ero abituato bene a queste meraviglie, avendo esplorato sia questa gola più a monte, sia le gole parallele (tutte affluenti dell’Aniene) tutte spettacolari con la placca di travertino che, quando incontra il tufo, esplode in un miriade di sculture naturali, istoriate come i giardini dell’Alhambra.
Arrivammo davanti a una parete di roccia verticale di circa tre metri, da Eduardo e suoi pretoriani attrezzata – fortunatamente e fortunosamente – con una precaria scala di tronchi di legno.
Superato il gradone roccioso con una certa difficoltà, ci aspettavamo di vedere la cascata.
Apparve invece un’altra parete di roccia alta una decina di metri e quasi verticale, che, anche, non avremmo potuto risalire, se Eduardo, Davide, Enzo e Bruno non l’avessero (scarnamente) attrezzata con alcuni gradini di metallo da ferrata e con una corda d’appoggio: appoggi labili, precari e non rispondenti alle norme ISO (eheheh!).
Un aiuto insperato, in virtù del quale tutti e sette riuscimmo a salire, mettendo da parte la paura e trovandoci finalmente al cospetto dell’immane cascata con lago e concrezioni d’ordinanza, chiusa in un catino roccioso dalle smisurate pareti verticali.

Per tornare indietro, Matteo e Alberto ci imbragarono e ci fecero scendere in corda doppia.
Chi ha arrampicato, sa che scendere in corda doppia per la prima volta è piuttosto complesso, controintuitivo e incute timore.
Ad ogni modo scendemmo tutti, compresi i neofiti (alla corda doppia) Silvia e Mauro, che, sgomenti, ondeggiavano nel vuoto mentre si calavano.
Alle tre di pomeriggio, quando tornammo alle macchine, Matteo, Alberto, Silvia, Mauro, Daniela, Roberto e io, una volta calati i tassi di dopamina e adrenalina, realizzammo quello che avevamo fatto: un’avventura, fisica e mentale, indimenticabile.
Postilla.
Questa cascata pone sul podio più alto, per quanto mi riguarda, il Fosso dell’Acqua Rossa come grandiosità nella provincia di Roma, battendo il non lontano Fosso dell’Acqua Raminga e il Fosso dell’Acqua Calda presso Cerveteri, che in precedenza collocavo al top.
Tanto più che, lungo il Fosso dell’Acqua Rossa, oltre alla cascata individuata da Eduardo e i suoi sgherri, abbiamo le sorgenti dell’Acqua Rossa, appunto, poi il Ponte della Selciatella, poi l’arcata di acquedotto romano più possente del mondo, ovvero il Ponte Lupo sotto le cui arcate siamo andati non so neanche più io quante volte a cominciare dai Festival organizzati dagli amici Viviana e Urbano e, risalendolo ancora, la cascata dell’Acqua Rossa, citata all’inizio e da cui tutto partì otto anni fa con Marco De Santis.

Foto di Matteo Bordini, Mauro Intini, Roberto Nicotra, Alberto Marchetti.