Molti dei luoghi descritti in questo blog sono tanto affascinanti quanto “astutamente” occultati.
![]() Niente segnali, niente informazioni neanche da parte di chi abita nei pressi e, se anche vi si arriva nelle vicinanze, non è scontato individuarli. Sembra quasi che siano protetti da una forza primordiale, che ne impedisce l’accesso. |
Il luogo che stiamo per vedere è tutto questo.
E può essere il simbolo di questo blog, in quanto spiega perché le guide ai luoghi segreti a due passi da Roma sono diverse da tutte le altre in commercio.
Tanto che sarebbe più logico trovarle, in libreria, impilate nel settore “avventure” accanto a Salgari e London, anziché nel settore “guide escursionistiche” o “guide alla città di Roma”.

La prima nota in merito a questo percorso è che è l’ultimo, in ordine di tempo, ad essere pervenuto dalle sentinelle del territorio.
In fase di ultimazione della stesura delle ultime due guide, è infatti arrivata questa segnalazione e, terminata la relativa perlustrazione, questo sito ha preso il posto, nelle due nuove guide, di un altro luogo segreto non così super. Il responsabile di questo cambio in corsa è l’amico/sentinella Antonello Binni, speleologo, accompagnatore CAI, esploratore e … ingegnere di successo a tempo perso. |

Questo sito ha alcune caratteristiche uniche: è celato nella macchia e quindi invisibile dall’alto, ovvero da Google Earth, non ha un nome, non è segnato sulle cartine IGM, non ne parla nessuno ed è quindi unico nel suo genere nella provincia di Roma (almeno per quanto mi risulti).
Si trova poi a poca distanza dalla “Gated Community” dell’Olgiata, ovvero all’interno del comune di Roma.

Detto questo, nel raccontarvi, devo mantenere la calma e non farmi prendere troppo dalla smania, data l’eccezionalità di questo luogo.
Una mattina lascio l’auto sulla Braccianese, a bordo strada, mi apro un varco con la roncola e mi inoltro in un paesaggio di dolci colline. Dopo circa quindici minuti sento uno forte scroscio d’acqua, che stona con i campi aridi che si stendono intorno. Infatti in prima battuta penso che sia il vento che muove le fronde. Mi avvicino, entro in una macchia ed ecco la sorpresa accennatami da Antonello: una cascata mugghiante, che finisce in una profonda cavità. Dalla cavità l’acqua viene incanalata in un’ampia galleria, quasi certamente opera dei Veienti, e finisce nella sottostante forra. |

È veramente un luogo unico nel suo genere.
Nelle sistematiche perlustrazioni intorno a Roma ho visto tante cascate e tante gallerie, ma mai una cascata che si immette in una galleria. Siti simili si trovano nel Viterbese.
Per esempio il poco distante Fosso Piordo, a Veio, crea una alta cascata, attiva anche in estate, ma, a parte che si tratta di un luogo trafficato, anche se molto bello, lì la galleria non è presente.
Non ho avuto il tempo di calarmi nella forra, che nasconde di certo altre meraviglie, per via della giornata bollente di fine luglio e della mancanza di tempo, visto, inoltre, che queste guide vogliono essere portate in stampa quanto prima. Ma conto di rifarmi. La cascata si trova, purtroppo, in terreno privato. Proverò a mettermi d’accordo con il proprietario, per renderne fruibile la visita. |
