Solamente negli ultimi anni sarò passato tipo venti volte lungo la strada, che parte dal lago di pesca sportiva di C.vo di Porto, senza mai sapere di lambire una cascata (e che cascata!).

In realtà sentivo, poco dopo la sbarra, il fragore dell’acqua.
Ma pensavo fossero banali cascatelle.
Spesso nella mente si forma un immagine, un pregiudizio, e quello rimane.

Ci voleva Luigi Perini, la sentinella principe di Castelnuovo, per chiedermi, un giorno che perlustravamo la zona: “ma … conosci, Luigi, la cascata qua sotto?” “Cosa?!? Una cascata?!?”
Detto, fatto.
Ci calammo sul fondo della forra con una corda e, nonostante fossi abituato alla bellezza delle cascate intorno a Roma, quella che ci trovammo davanti riuscì a sorprendermi, con il doppio salto spumeggiante tra le fronde, nella stretta gola selvaggia.
E la briglia di cemento sulla sommità era praticamente invisibile.

Ma la parte alta della cascata, quella più fascinosa, dovevamo guadagnarcela.
Risalimmo il ripido pendio destro, facemmo un traverso vertiginoso e adrenalinico sopra il salto inferiore della cascata e arrivammo al cospetto di quello superiore.
La cosa più straordinaria non era l’ambiente selvaggio, né la grotta dietro il velo d’acqua, né le oniriche concrezioni travertinose, né le pareti circostanti color smeraldo, né il fatto che distasse solamente 15 Km da Roma, ma era la stracopiosa portata d’acqua pur essendo giugno!

A proposito, a monte di questa cascata c’è quella rossa dell’Acqua Forte e a valle le tre cascate, una più bella dell’altra, a servizio delle tre mole del Fosso di S. Antonino.
Totale: cinque cascate in sequenza, che se la battono con le cinque celebri cascate fra Castel Giuliano e Cerveteri.
