
Cerveteri è quasi irritante per la quantità spropositata di luoghi straordinari che comprende nel suo territorio e che abbiamo visto, in parte, in queste quattro guide.
Un bel dì con l’amico e guida escursionistica Antonello Fiume arriviamo al cimitero di Cerveteri (prima parte dell’itinerario in comune con Castel Dannato), per verificare il tracciato di un itinerario da percorrere con i clienti.
Ci facciamo un tratto del sentiero delle cascate che dal cimitero di Cerveteri si dipanano verso Castel Giuliano e prendiamo una valletta laterale, la cui altimetria dovrebbe promettere la visione di un’ulteriore cascata a noi ignota.
Non troviamo alcuna cascata e dopo poco siamo avvolti dai rovi.
Il buon senso ci suggerisce di tornare indietro, ma la carta riporta la traccia di un sentiero poco più in alto.
Decidiamo, ovviamente, di “sfragnarci” fra i rovi, anche con il rischio che il sentiero non esista più.
La nostra scelta viene premiata: dopo pochi metri i rovi finiscono e il sentiero si appalesa davanti a noi.
Dalla carta si evince anche che, andando a destra, torneremmo verso la valle delle cascate e verso l’auto.
Cosa facciamo noi? Ma andiamo a sinistra!
Il sentiero, che sembra essere molto antico, taglia la valle a mezza costa.
Dopo una quindicina di minuti si abbassa di livello e attraversa un fosso per il tramite di un ponte.
Questo ponte ci incuriosisce. Scendiamo sul greto del fosso, per vederlo dal basso e … sorpresa! Scopriamo essere bellissimo e, soprattutto, antico.
L’amico Pierpaolo, specializzato in Cerveteri, mi spiega, in seguito, che quel sentiero collegava Cerveteri a Castel Giuliano e che il ponte fu rimesso a posto da prigionieri austriaci nel corso della prima guerra mondiale.
Dopo il ponte una diramazione del sentiero riprende quota e lambisce una forra laterale.
La forra diventa sempre più profonda e i miei occhi, allenati da anni di frequentazione di gallerie e condotte idrauliche, vedono qualcosa che non quadra: il letto del torrente finisce contro un muro di terra, che si alza dal fondo della gola.
Non essendo una zona carsica, è improbabile che l’acqua finisca in una cavità.
Scendiamo quindi con prudenza sul fondo della forra ed è come avevo intuito: il torrente entra in una galleria artificiale (o, meglio, il letto del torrente, visto che si tratta di un corso d’acqua ormai fossile) e ne esce dopo alcuni metri per continuare il suo corso.

Si tratta di un ponte di terra, come quello incastonato all’interno di una forra selvaggia presso S. Vittorino.
Come per S. Vittorino il corso d’acqua fu incanalato in galleria, per ammassare la terra necessaria a chiudere la gola e permettere il transito sopra di essa.
Il ponte di terra era una tecnica semplice per agevolare le comunicazioni.
Eppura ha creato la consueta, immaginifica, scenografia di opera dell’uomo più natura.
Insomma, partiti, Antonello e io, per cercare una cascata, ci siamo “persi” per trovare un’altra meraviglia. La vera avventura!
