
Anche qui, come nel poco distante corso del fosso che sotto passa il ponte Taulella (vedi l’articolo), siamo a un livello di perfezione per quanto riguarda la storia, la natura, l’avventura, che ha pochi paragoni fra i quasi ottanta luoghi segreti vicino Roma descritti in questo blog.
Da dove vogliamo cominciare?
Vogliamo cominciare dal sentiero che, mentre lo percorriamo, ci porta senza accorgercene sulla sommità del vertiginoso ponte di S. Antonio, e che solo quando ci prende una, più o meno, leggera vertigine, intuiamo di star camminando sopra qualcosa di singolare, ovvero sopra l’esile e altissima arcata di un acquedotto romano?
Oppure vogliamo parlare delle iridescenze e delle infinite cascatelle e pozze variopinte del fosso che sotto passa l’arcata?

E ancora, vogliamo parlare di una cupa gola laterale, chiusa da un profondo catino di roccia con le altissime pareti che portano traccia di una cascata fossile? (Fossile, temo, a causa dei corsi d’acqua che la alimentavano, captati dagli abitanti della zona).
Oppure delle due arcate di acquedotti in sequenza, ponte S. Pietro e ponte delle Mole, non distanti da qui, che scavalcano un’altra forra fiabesca?
Per farla breve, l’insieme delle forre fra S. Vittorino e Gallicano, a poca distanza dalla capitale, sono probabilmente il luogo più intatto del territorio che circonda la città.
Lo è in particolare il canyon del Ponte Lupo, a poca distanza da qui, l’itinerario più avventuroso da me descritto, e di cui trovate info nel primo volume delle guide.

In esse la natura è selvaggia ed è rifugio per specie di animali, che non ci aspetteremmo di trovare a pochi chilometri da una metropoli, e che qui possono trovare un ambiente spesso incontaminato e dimenticato dagli uomini.
E poi quello che impressiona è la quantità e “la qualità” delle forre.
Probabilmente in quest’area l’azione scavatrice dell’acqua si è sommata alla sua penetrazione in masse rocciose indebolite da fratture e da colate laviche.
Ma io non sono un geologo, bensì un amante dell’avventura.

Da qui la mia visione di una concatenazione mai fatta, penso, da nessuno.
Inizierò da Tivoli, arrivandovi in treno, dopo avere visto d’infilata dal finestrino la magica visione sull’intera villa Gregoriana con in primo piano la cascata grande dell’Aniene, possibile solo dalla ferrovia.
Passerò poi per il bellissimo e praticamente disabitato borgo agricolo di Gericomio.
Giungerò quindi a S. Vittorino, a prendere l’autobus per rientrare a Roma, dopo aver toccato le arcate di acquedotti, le cascate e le forre più impressionanti.
Tra cui il fosso dell’Acqua Raminga, così straordinario, che sto pensando di inserirlo nella terza e ultima guida di prossima pubblicazione.
Panorama dell’Acqua Raminga