
In un post precedente avevamo parlato dell’incredibile ricchezza di acqua, anche in estate avanzata, che caratterizza i fossi a nord di Roma, nonostante le sorgenti a quota bassa e una piovosità scarsa da maggio in poi.
Ciò avviene poiché in questa zona vulcanica c’è una grande quantità di acque di falda.
E quest’acqua, scorrendo sulle morbide rocce tufacee, ha lentamente eroso il letto dei fiumi, creando le forre.

Le forre, il tipico ambiente a nord di Roma, del cui estremo fascino abbiamo parlato nei post inerenti il fosso del Peccato, la forra che precede la cascata dell’Inferno, la forra del Rio Cerreto.

Il paesaggio delle forre è sempre straordinario: strette e profonde, spesso con pareti strapiombanti, con alto valore paesaggistico e notevole valenza naturalistica.
In questi ambienti infatti, date le particolari condizioni di elevata umidità, temperatura relativamente costante e ridotta illuminazione, si possono trovare particolari comunità biologiche (come le salamandre alla cascata dell’Inferno).
In più, dato il territorio vulcanico, molte sorgenti sono minerali, ma…molto molto minerali.

Il prossimo settembre, quando le acque del Cremera si abbasseranno, andremo alla ricerca dei Bagni della Regina, le vecchie terme della città etrusca di Veio, di solito celate sotto il livello del fiume.
Mentre nei pressi di Castelnuovo di Porto, sempre nel parco di Veio, da numerose sorgenti minerali scaturiscono piccoli fiumi e torrenti di straordinaria bellezza, i quali costituiscono il bacino che alimenta il fosso di S. Antonino.
(Della ricchezza di acque del fosso di S.Antonino avevamo visto nel post dedicato alle suggestive mole lungo il suo corso – E alla mola forse più bella del fosso di S.Antonino, la moletta di Mezzo, dedicheremo prossimamente un post apposito).
E, fra questi, il fosso dell’Acqua Forte, inforrato tra Castelnuovo di Porto, Riano e Sacrofano – a soli 15 KM circa dal Grande Raccordo Anulare, è forse il più strabiliante.

Il nome lo fa intuire: il fosso dell’Acqua Forte ha un qualcosa in più rispetto ai già sufficientemente suggestivi fossi dei dintorni:
lungo il suo corso ci sono numerose risorgive ferrose, che come potete vedere nelle foto, danno colori veramente particolari.
Il punto forse più bello del fosso dell’Acqua Forte è una cascata ferrosa con laghetto d’ordinanza, con accanto un promontorio roccioso a picco sulla confluenza con un altro fosso.

E, per non farsi mancare niente, il bacino del fosso di S.Antonino riserva altri segreti a chi li cerca con attenzione: due cunicoli di ignota origine perfettamente speculari che confluiscono in uno degli affluenti (mai vista una simile opera idraulica) e un laghetto con una roccia ellittica dalla forma straniante e aliena.
Insomma fra i luoghi segreti a due passi da Roma il fosso dell’Acqua Forte sta a mio parere nelle prime posizioni.
E per raggiungerlo consiglio, come già detto in passato, di utilizzare il treno Roma-Civita castellana-Viterbo (prima che chiudano anche questa linea), una delle linee ferroviarie paesaggisticamente più belle d’Italia, e farsi lasciare a Riano o a Castelnuovo di Porto. Dalle stazioni partono le strade prima asfaltate, poi bianche, poi sentieri, poi ancora tracce di sentieri che portano, in un crescendo di suggestioni, in questo mondo irreale.

luigi plos
[…] se è scomparsa la galleria vegetale (presente per fortuna in altri fiumi del parco di Veio come il fosso di S.Antonino), rimangono le splendide placconate, che vedete nelle foto, e che nulla hanno da invidiare alle ben […]
[…] Il Fosso dell’Acqua Forte e le sue misteriose opere idrauliche […]