E questo è il terzo post per festeggiare i 145.000 iscritti al gruppo Facebook:
tre post per tre super luoghi segreti INEDITI.
Per anni avevo perlustrato i fiumi che da Sacrofano e Castelnuovo di Porto scendono verso il Tevere: uno più spettacolare dell’altro.
Per anni, poi, avevo battutto palmo palmo la zona di Ponte San Marcello, con la sua galleria etrusca e la sua singolare scala nella roccia.

Il Fosso della Mola di Sacrofano.
Nonostante ciò, un tizio (il sottoscritto) sguazza per anni lungo i selvaggi fossi di Sacrofano, fra cui un piccolo tratto, spettacolare, a valle di Ponte S. Marcello.
Questo tizio per inciso si vanta del suo pensiero laterale, che gli fa risolvere problemi per il tramite di soluzioni innovative e originali.
Eppure allo stesso tizio non viene in mente che, oltre a scendere a valle di Ponte S. Marcello il fiume lo potrebbe allo stesso modo risalire.
Tanto più che una delle attività di costui è fare perlustrazioni.
E tanto più che i lucumoni di Sacrofano, Diego e Lorenzo, gli avessero, nel tempo, accennato alla bellezza del tratto a monte di Ponte San Marcello.

Probabilmente in tutto questo tempo non mi era venuto in mente di risalirlo, perché non potevo immaginare potesse essere così fascinoso come i tratti più a monte, dove il fiume prende il nome di S. Antonino da una parte e di Acquaforte dall’altra.
Per inciso; caratteristica di questa parte del Lazio è che i corsi d’acqua cambiano nome ogni tot centinaia di metri a seconda del sito più importante che attraversano/lambiscono.
E il tratto che sto per descrivere è detto “Fosso della Mola di Sacrofano”.

Tratti che riempiono di meraviglia gli occhi di chi li percorre:
cascate spumeggianti, risorgive ferrose e solforose dagli intense tonalità rosse e gialle, gallerie artificiali antichissime.
Mi ero quindi immaginato che fosse superfluo risalire il corso d’acqua da Ponte S. Marcello:
non poteva essere all’altezza dei tratti a monte!

Ma la nostra mente è strana.
E così un pomeriggio di qualche giorno fa, più luminoso che mai (ma la pioggia quando arriva?),
mentre, avendo il pomeriggio libero, rifletto su quale sopralluogo fare, un’intuizione attraversa la mia mente:
“ma … non ho mai risalito il fosso a monte di Ponte San Marcello. Vado!“
Detto, fatto.
Esco di casa (Monte Mario – Roma Nord) alle 14.30 e alle 14.55, dopo aver parcheggiato, mi inoltro verso Ponte S. Marcello, entro in acqua e comincio a risalire il fosso.
Mi trovo subito in un ambiente ben diverso da quello a monte, il quale è sì ricco di cascate e risorgive multicolor, ma che scorre su un fondo torbido e sabbioso.

Qui il fiume scorre fra le rocce, formando un piccolo canyon come in Appenino, con limpide pozze.
Nonostante la siccità (sob) l’acqua mi arriva all’inguine. Più profonda, quindi, rispetto al tratto superiore, per il fatto che si incanala in strette rocciose dove i vortici hanno creato, inoltre, diverse marmitte dei giganti.
Oltre alla solita, fascinosa, galleria di utilizzo idraulico di epoca probabilmente etrusca.
Immagino quanto possa essere profonda durante stagioni piovose normali.
Dopo circa quarantacinque minuti mi trovo a sinistra i ruderi della Mola di Sacrofano, che dà, appunto, il nome a questo tratto di fosso: un altro pezzo da novanta di alta suggestione.

Torno indietro ammaliato.
Pazzesco!
Riesco ancora a sorprendermi, pur trovandomi letteralmente a due passi da Roma.


Tocca farlo conoscere meglio
Buongiorno, si può conoscere, gentilmente, l’indirizzo preciso? Vorrei andarci con la mia reflex e fare un po’ di foto. Grazie mille. Vengo da Labaro.
Un saluto.
Adriano
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