
“I segreti di Guidonia?
Ma… stai parlando di Guidonia, ovvero del comune, immediatamente alle spalle di Roma, di quasi centomila abitanti (la terza città più grande del Lazio), fondato appena ottant’anni fa, composto di condomini tutti uguali, e sviluppatosi fra cave, cementifici e aeroporto? E quali segreti potrebbe nascondere? Sentiamo un po’, Luigi!”
Ebbene si. Proprio nei suoi dintorni, fra cave e discariche illegali, si celano luoghi stupendi.
E noi andremo in tre di questi:
- La riserva dell’Inviolata
- L’ipogeo di S. Nicola
- L’ipogeo del Monte dell’Incastro.
i segreti di Guidonia – fra i laghi dell’Inviolata
La riserva dell’Inviolata, con vista su una delle discariche più grandi del Lazio, in mezzo ad alcune frazioni di Guidonia nate senza piani regolatori e divisa in due dalla bretella autostradale Fiano-S.Cesareo, è, nonostante tutto, un luogo fascinoso e rappresentativo della celebre campagna romana: dolci declivi con oliveti, molteplici coltivazioni, boschetti ripariali, interessanti macchie residue, reperti archeologici di ville patrizie, resti medievali e tanto altro.
Caratteristici sono i quattro piccoli laghi in sequenza, che troviamo ad un’estremità della riserva, i quali, nonostante la vicinanza con l’autostrada, hanno un fascino non comune e conservano preziosi elementi di naturalità, con presenza di aironi cenerini, martin pescatori e altri specie di uccelli.

Ad un’altra estremità della riserva troviamo S.Nicola, quasi sicuramente sovrapposta ad un preesistente Mitreo, tanto più che il sito assomiglia moltissimo alla ben più famosa chiesa della madonna del parto, sorta su un precedente mitreo, a Sutri.
L’accesso a questa splendida chiesa ipogea è invisibile dalla vicina strada, essendo sotto il piano stradale.
E’ quindi sorprendente, una volta individuata l’ubicazione, discendere la ripidissima traccia di sentiero e trovarsi davanti l’oscuro antro rettangolare, scavato nella parete di tufo e diviso in tre navate.
Per giungere in prossimità dell’ancor più suggestivo, se possibile, pozzo di luce verticale, che illumina il luogo dove una volta c’era l’altare.
Le stelle rosse, a rappresentare presumibilmente il Sole Invictus, il foro sul pavimento in corrispondenza di una probabile stele marmorea, il pozzo di luce in corrispondenza dell’altare, indicano, come abbiamo detto, la probabile origine mitraica.

Ad una terza estremità della riserva dell’Inviolata troviamo, infine, il Mausoleo di Monte dell’Incastro.
Si tratta di una delle tante collinette verdi della campagna romana. Ci avviciniamo e notiamo uno stretto cunicolo sotto un albero.
Entriamo curvi finché, nel punto più stretto, quaranta centimetri scarsi di diametro, possiamo continuare solo strisciando e con una torsione del busto, per superare la strozzatura.
Passata la strettoia la galleria si allarga; ci mettiamo nuovamente in piedi ed entriamo in un grande ambiente circolare.

E qui rimaniamo senza fiato: la visione dei resti dei mosaici, la luce che entra dai due fori di cui uno sulla sommità della volta, la perfezione delle linee. Tutto dà una bellezza irreale.
Per quest’opera utilizzarono la tecnica del Pantheon. Tant’è vero che, come il fratello famoso, dopo duemila anni non è ancora crollato, nonostante la pressione della terra che lo circonda da ogni lato.
In realtà, più del Pantheon romano, questo sito, in particolare per il finestrone laterale, dal quale anche prende luce, ricorda la sala grande del complesso termale di Baia, vicino Napoli, un altro luogo straniante a sufficienza.
Troverete informazioni più dettagliate su questi siti straordinari nella seconda e nella terza delle tre guide ai Luoghi segreti a due passi da Roma.
Foto di copertina di Stefano De Francesco.
