
Dei numerosi, solitari, e incantevoli paesi che circondano Roma (Sacrofano, Mazzano Romano, Trevignano, Isola Farnese, S. Vittorino, Calcata e tanti altri), se ce n’è uno particolarmente solitario e suggestivo, in particolare per l’impatto scenografico da film fantasy, e per la linea delle mura merlate che con effetto ottico sembra incontrare la strada che sale a doppio tornante sull’acrocoro fortificato
quello è Ceri.
La visita al piccolo borgo, magari condita dal pranzo o dalla cena in una delle sue caratteristiche trattorie è gratificante a sufficienza, se chi ama l’avventura non viene a sapere che a poche centinaia di metri dalle mura si schiudono una serie di meraviglie:

una gigantesca cisterna per l’acqua, una grotta artificiale allagata e di misterioso utilizzo, una galleria di uso idraulico sotto la quale si trova un antico fontanile reso iridescente dalla luce del mattino, i ruderi di un luogo di culto sotto imponenti pareti tufacee, numerose tombe ipogee.

E soprattutto tagliate etrusche.
L’apice di questa escursione è infatti una strettissima tagliata…
…ma prima di andare avanti, voglio parlarvi delle tagliate, altresì dette vie cave.
il territorio intorno a Roma, composto in gran parte di tenere rocce vulcaniche, è stato eroso per centinaia di migliaia di anni dalle acque meteoriche. Sono così sorte numerose forre, che hanno offerto ai popoli che lo hanno abitato due vantaggi fondamentali:
- disponibilità di luoghi difendibili in cima agli altopiani e ai promontori rocciosi circondati dalle forre
- disponibilità di acqua grazie ai corsi d’acqua che scorrono sul fondo delle forre
e uno svantaggio dovuto proprio alla morfologia del territorio: le difficoltà di comunicazione, essendo le pareti delle forre verticali o quasi.

Se da una parte si potevano tracciare arditi sentieri che seguivano le linee di minima pendenza delle pareti e così permettere a uomini e animali da soma di superare dislivelli anche di cento metri tra il fondo dei fiumi e gli insediamenti posti sul ciglio delle forre,
dall’altra parte non era possibile costruire strade carreggiabili che rimontassero le pareti (non avevano ancora inventato la dinamite per sbancare i pendii).
Ecco dunque la trovata: lo scavo di strade carreggiabili in trincea fra ripide e relativamente tenere pareti rocciose.
Entrando nelle vie cave, profonde anche venti metri, avvertiamo la magnificenza di queste realizzazioni.
Tanto che gli esperti stanno studiando queste e tante altre opere grandiose realizzate nell’antichità, così immani che non si comprende come i nostri antenati poterono edificarle.
Esistono centinaia di vie cave nella Tuscia, tracciate in particolare da etruschi e falisci.
I romani le manutennero, le ampliarono e le innestarono nel loro complesso e funzionale sistema viario.

Alcune di queste vie cave sono celebri, in particolare nell’area compresa tra Sovana, Sorano e Pitigliano, e per visitare alcune di queste si paga ormai il biglietto d’ingresso.
Altre sono anche abbastanza note, come quelle di Norchia e di Castro nell’alto Lazio.
Poi ci sono quelle vicino Roma, che abbiamo visto in questo blog.
Per esempio la via cava, che permette l’accesso dal Rio Cerreto al Castello d’Ischia, che fa una straordinaria curva a 180 gradi e la via cava Fantibassi.
Erano transiti stradali, ma anche collegamenti mistici tra luoghi di culto e necropoli.
Vie arcaiche e silenziose in cui etruschi e falisci si calavano nei meandri della religione, e dove più forte era il contatto con la natura.
Questa parentesi per dire che personalmente sono attratto senza scampo da queste mirabili opere dell’uomo, e che percorrerle mi dà regolarmente l’impressione di entrare in un varco che si apre all’interno della Terra, con sensazioni di smarrimento e di protezione al tempo stesso…

…forse la più stretta che io abbia mai visitato.
Vi si accede accanto ai ruderi di un luogo di culto probabilmente dedicato a S. Felice e rimonta il pendìo con una curva.
Alla fine del 2015 questa stupenda, piccolissima, chiesa è crollata per l’incuria dell’uomo. Un danno enorme ed evitabile.
A metà percorso un grosso masso tipo dolmen, precipitato chissà quando, non permetterebbe di proseguire sul fondo della tagliata, se non fosse per una provvidenziale corda, da utilizzare di concerto con bicipiti, tricipiti e un minimo di capacità arrampicatoria.
Alla fine della tagliata troviamo una serie di tombe rupestri.
Direi che in questa escursione non manca nulla.
La parte archeologica e storica c’è, e anche la parte naturalistica è soddisfatta: siamo infatti accompagnati dalle scrosciare di un piccolo fiume, che scorre in ambiente naturale intatto, che parte da una splendida cascata a doppio salto poco distante.

Ma non basta, perché, a poca distanza da Ceri, c’è un altro luogo molto bello, il Castellaccio, che vedremo in un prossimo post.
Troverete le indicazioni per giungere ai segreti di Ceri nel terzo volume di questa collana, di prossima pubblicazione.
Intanto, non distante da Ceri, potreste andare a visitare le incantevoli Cascatelle di Sasso, descritte nel primo volume dei Luoghi segreti a due passi da Roma. Andate in tarda primavera/inizio estate con asciugamano e costume da bagno!

Foto di copertina di Edoardo Gualtieri: tagliata etrusca.