
Abbiamo spesso parlato di rinnovabili. Per esempio nel post precedente abbiamo visto i costi nascosti dei combustibili fossili rispetto alle rinnovabili, a proposito delle quali un mio grosso cruccio è che molti amici/conoscenti, che stimo e che sono mediamente intelligenti, ripetono a pappagallo il mantra: “Ah! Gli incentivi per le rinnovabili ci costano fior di soldi“.
Ma allora: meglio l’energia rinnovabile o non rinnovabile?
Per cominciare c’è da dire innanzitutto che le storture e le speculazioni che ci sono state nel sistema degli incentivi sono state provocate dalla stessa classe politica che ora spara a zero sulle rinnovabili, e che sta scientemente smantellando la produzione di energia rinnovabile in Italia.
E, premesso che ci vorrebbe un libro per smentire una montagna di luoghi comuni, diciamo solo che gli incentivi alle rinnovabili, circa 10 miliardi di euro l’anno, sono una piccola parte per esempio rispetto alla somma dei soldi che inviamo a fondo perduto fuori dall’Italia:
- 20 miliardi circa all’anno al fondo salva stati (ovvero fondo salva banche)
- 10 miliardi circa all’anno in più ai fondi europei, rispetto a quelli che riceviamo (e che neanche riusciamo a spendere del tutto, a causa di procedure complicate e poi perché viene spesso richiesto il cofinanziamento – ovvero spendere soldi che non abbiamo)
- 70 miliardi circa di interessi per farci prestare una moneta emessa da una banca privata, la BCE, quando potremmo stamparla noi
- qualche miliardo per far funzionare una seconda e ancora più oppressiva burocrazia a Bruxelles e a Strasburgo
per un totale di circa 100 miliardi di euro che escono dall’Italia ogni anno senza contropartita alcuna!
Ad ogni modo ora non ci sono più incentivi.
Ed è una buona cosa, visto che se protratti a lungo sono dannosi per la competitività del sistema.
E il settore delle rinnovabili si potrebbe finalmente autosostenere, se solo il governo non si accanisse con tasse aggiuntive e ostacoli vari.
Ah! Sapete che fine fanno i 10 miliardi di incentivo l’anno per il fotovoltaico?
- Circa il 60% in:
- costo pratiche di attivazione (quindi soldi che tornano allo stato ITALIANO)
- tasse (quindi soldi che tornano allo stato ITALIANO)
- costo finanziamento: soldi quindi alle banche – spesso ITALIANE
2. Circa il 40% in:
- acquisto (beh acquisto ormai non più…), installazione, manutenzione, dismissione di pannelli fotovoltaici…
Premesso che, anche se si acquistano pannelli stranieri (e abbiamo già visto come la nostra classe dirigente non abbia saputo creare una filiera italiana competitiva nel settore), poi gli inverter e le altre parti sono generalmente prodotte in Italia (o meglio lo erano – perché, grazie alla non politica industriale di cui sopra, stanno fallendo le varie imprese del settore); anche la parte di vendita, installazione, manutenzione rimane anche – ovviamente – in Italia.
Ciò vuole dire che anche di questo 40% quasi tutto rimane in Italia, generando quindi lavoro e reddito aggiuntivo.
Ah gli stessi amici/clienti/conoscenti di cui sopra non sanno che all’incirca la stessa somma di incentivi viene erogata all’energia prodotta da combustibili fossili, per esempio con sconti sul carburante a particolari categorie, poi con quel delirio che è il capacity payment (ovvero gli incentivi dati a Sorgenia e c.) ecc.
Quindi, oltre a incentivare fondi di energia
- che si esauriscono (a differenza dell’energia rinnovabile)
- che danneggiano il clima
- che danneggiano la salute
va in più considerato banalmente
- il costo dell’importazione dei combustibili fossili
- il fatto di incentivare le produzioni estere e solo in parte quelle italiane, di raffinazione. Ovvero di una parte di processo a relativamente basso valore aggiunto.
E, nonostante tutto ciò, vai con l’accanimento – nel paese delle rendite – contro un’unica categoria di “redditieri”, ovvero quelli degli incentivi.
Con i mass media in testa, che fra energia rinnovabile o non rinnovabile tifano “incredibilmente” per quest’ultima.
