L’efficienza energetica in Europa
Abbiamo visto nei post “perché in Italia non si fa efficienza energetica” e in “perché in Italia non si vuole fare innovazione” come la nostra classe dirigente, “supportata” dai mass media riesca nell’intento di non far sviluppare l’efficienza e il risparmio energetico in Italia, come dovrebbe fare un paese privo di materie prime. (Se si escludono eccezioni come i certificati bianchi e le detrazioni fiscali, che però non sono innestate in una politica energetica organica e progettuale, e sono soggetti a continue rimodulazioni).
Implementando per lavoro i sistemi di monitoraggio della Saia Burgess, azienda svizzera, volti in particolare al controllo dei costi dell’energia, i miei colleghi e io abbiamo potuto verificare che, invece, dalla Svizzera in su non c’è azienda che non investa in efficienza energetica. Altro che “investimenti” in immobili, capannoni e SUV come quasi sempre succede in Italia.
(E qui si potrebbe ulteriormente generalizzare, affermando che gli Svizzeri non hanno 2 macchine, 2 smartphone e 1 tablet a testa, ma conoscono tre lingue a testa, si muovono su efficienti mezzi pubblici, stanno spesso e volentieri in affitto e per esperienza personale vivono più tranquillamente degli Italiani).
I miei colleghi e io abbiamo anche visto come in questi paesi il quadro normativo è semplice e duraturo nel tempo, e non complesso e in “costante evoluzione” come in Italia; fatto che rende i ritorni degli investimenti sempre incerti (oggi gli incentivi ci sono, domani li tolgono. Oggi la detrazione è X, domani è X – Y ecc.)
E pensare che implementare, come nei paesi mitteleuropei e scandinavi, progetti di efficienza energetica porterebbe alla terza rivoluzione industriale, come sta avvenendo in questi paesi. Dove ci sono per esempio intere città che autoproducono l’energia di cui hanno bisogno. Ovvero è dimostrato che ci sono strumenti per risparmiare/produrre energia ormai alla portata di tutti.
Ma c’è il problema che abbiamo già citato negli articoli precedenti: questa rivoluzione energetica
- che vedrebbe nascere tante nuove tipologie e opportunità di lavoro, soprattutto qualificato,
- che inciderebbe positivamente sul cambiamento climatico,
- che creerebbe in assoluto un mondo più giusto
metterebbe fuori gioco i vari padrini politici, che attualmente proteggono pervicacemente le lobbies che prosperano in questa “stabilità” . E stabilità, come già detto e come sarà ripetuto alla noia, altro non significa che stare al palo degli interessi consolidati.
E questo è il motivo principale per cui siamo nella situazione paradossale, per cui un paese che non dispone di materie prime insiste nel non voler arrivare alla sovranità energetica, ma nell’attuare politiche industriali volte a privilegiare l’approvvigionamento da fonti fossili (in questo si distingue il PD), favorendo le relative lobbies già innestate nei gangli del potere.
Queste lobbies, probabilmente distrattesi, sono state messe temporaneamente all’angolo dalla politica di incentivazione delle rinnovabili (fatta comunque a cazzo) , ma hanno subito ripreso il controllo con un attacco coordinato alle rinnovabili.
Concludendo, mentre si persegue l’efficienza energetica in Europa praticamente dappertutto,
in Italia, dopo aver perso la sovranità monetaria, quella industriale e quella alimentare (grazie all’euro ecc.), la nostra classe digerente, che per inciso non è proprio in grado di capire concetti come l’efficienza e il risparmio energetico, è
in procinto di far perdere definitivamente all’Italia anche la sovranità energetica.
luigi plos