L’area intorno al lago di Grotta Pagana spicca per la sua unicità nel Parco di Veio: insediamenti etruschi e medievali; opere idrauliche antiche e imponenti simbolo dell’abbondanza di acqua e del controllo su di essa; risorgive dai colori sgargianti e, a riassumere il tutto, il Fosso di S. Antonino e le sue cascate.
Avevo perlustrato questa zona in lungo e in largo, convinto ormai di conoscerla alla perfezione e l’avevo anche affermato pubblicamente.
Poi, un dì di dicembre 2019, mi inoltro in una forra laterale che, per qualche oscuro motivo, in tanti anni non avevo mai percorso, pur avendola sempre avuta a portata di mano.
Sapete! Quando si dice pensiero laterale: uno (io, per esempio) pensa di avercelo, tant’è vero che gli capita di risolvere problemi per il tramite di soluzioni innovative e originali.
Poi, il medesimo tizio, sedicente dotato di pensiero laterale, passa ripetutamente accanto a una valletta a destra del percorso consueto e il suo cervello in quel caso si dimostra ben poco laterale e non lo invita a percorrerla, pur essendo quel tizio uno che di lavoro fa anche perlustrazioni.
Beh!
C’è da dire che quel tizio non si ferma a riflettere, ma corre per arrivare alle meraviglie del Fosso dell’Acquaforte, di cui avete letto nelle guide precedenti che è ora divenuto quasi un luogo di culto per i fotografi amanti delle tonalità accese che ivi virano dall’arancione al rosso vermiglio, risultato delle numerose vene di ferro (vi giungeremo al termine di questo anello).
Ecco; nel punto in cui in genere andiamo dritti per il Fosso dell’Acquaforte, questa vola giriamo e giungiamo a una sorgente di acqua frizzante all’interno di una gola ombrosa.
Qui finisce la strada asfaltata e inizia una banale traccia che, appunto, il mio pensiero, non laterale in quei momenti, non mi aveva invitato a percorrerlo, visto che mi fermavo a prendere l’acqua minerale e a tornare indietro.
Tra le forre di Castelnuovo di Porto (Il fosso dell’Acquaforte).
E questa – ardita – riflessione è una costante di noi esseri umani che raramente imbocchiamo strade ignote, dal momento che i nostri cervelli preferiscono tenerci in situazioni tranquille.
Ma l’umanità è progredita quando ha preso vie sconosciute.
E la via sconosciuta, ovvero la descrizione sul come percorrere questo itinerario inedito, che trova il suo apice nella strada di accesso all’antico insediamento di Monte Calvio, la troverete nella prossima guida.
Foto di copertina: ignoto reperto archeologico. Forse la strada di accesso all’insediamento di Monte Calvio.

Sulla sommità del Monte Calvio. Tra le forre di Castelnuovo di Porto (Il fosso dell’Acquaforte).