Che cos’è il “timing”?
La parola italiana che più si avvicina all’inglese “timing” è tempismo. Vuol dire entrare in un settore nel momento giusto, ovvero quando questo è poco noto o poco fruttuoso, ma crescerà in futuro. In finanza significa comprare un titolo finanziario quando questo ha un valore basso, ma che aumenterà nel tempo.
Ebbene; nella mia vita ho azzeccato il momento corretto di entrata in settori che sarebbero però esplosi solo dopo la mia uscita.
Nel 1991 feci un corso di salsa. Allora, forse, la ballavamo in duecento in tutta Roma. Ci vedevamo nell’unico locale dedicato, il mitico Charango a via di S. Onofrio a Trastevere e, quando lo raccontavo agli amici, il commento era “Ahahah! La salsa cor pomodoro!” Fu un periodo breve ma spumeggiante.
Alcuni che seguivano il corso insieme a me divennero presto insegnanti, gratificati e ben retribuiti, visto che poco tempo dopo i balli caraibici, in Italia, esplosero (a Roma, fino a due anni fa, la ballavano minimo minimo duecentomila persone – dai duecento che eravamo).
Oggi, se dici “Salsa”, tutti la associano ai Caraibi e nessuno, invece, al pomodoro. In realtà me ne uscii presto dall’ambiente salsero, anche perché andare a letto tardi mi tramortiva e facevo un lavoro in cui avevo bisogno di concentrazione. Altrimenti … chissà se sarei diventato anch’io uno stimato insegnante della prima ora.
Nel 2005 – 2007, nel settore dell’Information Technology (dove ho lavorato dal 1988 – allorché avevo 23 anni – al 2013), promuovevo, fra le varie, un sistema di Telelavoro.
Ma purtroppo niente. Fra l’opposizione dei sindacati e la miopia dei dirigenti questo modo di lavorare non piaceva. Ora siamo all’estremo opposto e in modo esagerato, e le aziende specializzate in smart working sono sulla cresta dell’onda.
Nel 2008 – 2010, sempre in ambito IT, mi specializzai, fra le varie competenze che avevo, in sistemi di monitoraggio per risparmiare energia. E, anche qui, ero troppo visionario. Il mercato non era pronto a recepire il concetto di efficienza energetica.
Uscii dal settore nel 2013, prima dell’interesse di oggi sulla transizione energetica. In realtà questa “transizione” altro non è che una marchetta gigantesca, pagata con i nostri soldi a favore di poche grandi aziende italiane e delle multinazionali tedesche del settore. E, poi, il vero interesse, oggi, è quello di accentrare il discorso energia in poche aziende (Enel, ACEA, multinazionali tedesche), una concentrazione che sta avvenendo in tutti i settori, lasciando solo le briciole alle piccole e medie aziende aziende italiane, un tempo orgoglio del nostro paese e massacrate, oggi, oltre che da questo capitalismo feroce e non regolato dallo Stato, anche dalle restrizioni Covid.
Nel 2011 altra intuizione/visione. Ero stato attirato dal volantino di un movimento ispirato a un uomo di spettacolo, un comico antisistema (così credevo) che seguivo da anni. Entrai nel bar indicato dal volantino, davanti all’ospedale Cristo Re, vicino casa mia.
Nel giardino sul retro alcuni attivisti stavano costituendo il gruppo di questo movimento del XIV municipio (dove abito io) e discutevano in modo appassionato con una luce speciale negli occhi.
Ne rimasi affatato: erano pochi, geniali, visionari (e io, visionario, lo sono sempre stato). Spiccava fra costoro Virginia Raggi.
Mi unii a loro nel momento in cui questo movimento era irriso da tutti i Mass Media e anche da tanti italiani, e aveva un consenso forse del 3% (che è poi il consenso attuale.
Diventammo amici e facemmo crescere il gruppo con impegno: cinque anni entusiasmanti, fino alla sorprendente vittoria, a Roma, del 2016.
Poi Virginia, inspiegabilmente (o forse troppo spiegabilmente), si prese una serie di assessori dell’opposizione, facendo fuori gli aderenti al Cinque Stelle non allineati, alcuni dei quali potevano essere assessori eccellenti e, soprattutto, potevano essere attenti alla comunità e non portatori di interessi di cordate particolari come le persone scelte da Virginia (tipo l’assessore alla cultura Luca Bergamo e l’assessore ai lavori pubblici Luca Montuori).
Ma quest’andazzo lo avremmo dovuto intuire il 20 giugno 2016. Era la sera della vittoria e, nel corso dei festeggiamenti sul piazzale antistante il comitato elettorale di Virginia a via Tirone (Ostiense), si svolse una festa all’interno del comitato, ma solo per i VIP.
Da questo party gli attivisti, che si erano dannati l’anima per contribuire a questa vittoria storica, furono lasciati fuori come pezzenti. Per non farsi mancare nulla arrivò al contempo, come una piena, un’ondata di nuovi “attivisti”, a inzeppare e snaturare il Cinque Stelle (ma dove stavano, tutti questi, negli anni precedenti???).
Costoro spinsero ai margini quelli che come me si erano spesi per una rivoluzione culturale che cambiasse l’Italia e non per andare a seguire le logiche degli altri partiti. Insomma, anche questa volta avevo azzeccato il timing in entrata e sbagliato quello in uscita. Infatti, proprio nel 2016, i “vecchi” (come me) che non erano scappati e che avevano accettato di venire normalizzati, andavano a prendersi cariche, incarichi e ricche prebende, comprese persone mai viste prima, salite sul carro del vincitore all’ultimo momento. Ma questo è un classico, in Italia.
Ma questa volta l’essere uscito nel momento sbagliato da un settore in crescita fu la mia fortuna, perché potei focalizzarmi sul progetto di cui nella prossima guida leggerete la continuazione della storia e ne leggerete anche qui.
qui poi leggerete di come nacque la dimensione avventura. |