Che cos’è Cerveteri?
E’ la porta da saloon per il sogno, per l’avventura, a occidente di Roma.

Così come Formello è la porta per il settentrione e S. Vittorino lo è per l’oriente.
Eccoci di nuovo, infatti, nel territorio di Cerveteri, dopo esservi venuti numerose volte in questo blog.
Abbiamo esplorato insieme la forra sotto Ceri, il Ponte Coperto, le cascatelle di Sasso, il complesso dei Sassoni di Furbara con i suoi falchi pellegrini e la sesta cascata del fosso Vaccina.
La sesta cascata? Si! Quella celata agli escursionisti, che vanno su e giù per le cinque cascate, che si snodano fra il cimitero di Cerveteri e il borgo di Castel Giuliano, in particolare la domenica, fra marzo e settembre, allorché diventano un coacervo di chiasso e spruzzi.

Ecco perché, quando i due amici “cerveterini” di adozione, compagni di tanti sopralluoghi, Marco e Pierpaolo, mi propongono di andare nei pressi delle cascate, ché mi devono mostrare una cosa, resto perplesso.
Lasciamo l’auto davanti al cimitero di Cerveteri e andiamo in direzione delle cascate.
“Ma.. che mi portate alle cascate? Guardate che le conosco! Ve l’ho detto!”
Si guardano sornioni e mi invitano a continuare.

Siamo per entrare nella valle delle cascate e sto per protestare nuovamente, quando, invece di proseguire al suo interno, imbocchiamo una mulattiera, che non avevo mai notato e che sale ripida.
Mi fanno quindi scendere e risalire una valletta boscata, camminare sul bordo di un terreno coltivato e, alfine, scendere in una profonda valletta, ancora all’ombra nel sole novembrino.
Ecco la sorpresa: su un’elevazione appare una torre smozzicata illuminata dal sole, sulla collina prospiciente appaiono imponenti resti di mura, mentre ai nostri piedi si apre una profonda via cava.
Il colpo d’occhio è sorprendente!

Si tratta di Castel Dannato,
di cui, come quasi sempre accade per gli insediamenti descritti in queste guide, non si hanno notizie precise.
Vaghiamo fra i ruderi e dalla sommità della collina godiamo di un splendida vista a volo d’uccello sulla valle sottostante con i “grattacieli” di Ladispoli e il mare azzurrino sullo sfondo.

E non è finita.
Imbocchiamo la via cava, simile a tante altre per lunghezza, circa trecento metri, ma singolare per via degli spuntoni di roccia che la rendono più simile a un canyon che a un’opera dell’uomo.
Al termine della via cava Marco e Pierpaolo individuano la traccia di uno spettacolare sentiero che, con un ampia curva, ci riporta nella piana sottostante.
Possiamo così completare uno stupendo giro ad anello intorno alla rupe di Castel Dannato.
