K2 e Bonatti: gli alpinisti non sono tutti brave persone.

Bonatti e K2
Bonatti e K2

L’illustrazione che vedete colpì la mia fantasia fin da piccolo, e l’accoppiata K2 e Bonatti mi fu da quel tempo familiare:

nel luglio del 1954 due alpinisti italiani, Lacedelli e Compagnoni, avevano preceduto statunitensi e inglesi, ed erano arrivati per primi sul K2. Solo dopo 50 anni di discussioni e processi fu ufficialmente reso noto che i due alpinisti avevano potuto conquistare la vetta unicamente grazie al coraggio e alle eccezionali capacità di Walter Bonatti http://it.wikipedia.org/wiki/Walter_Bonatti, il più forte, il più giovane, il più bello e carismatico di quella spedizione.

Bonatti, per portare loro le bombole fino all’ultimo campo, rischiò la morte (il portatore Hunza che lo accompagnava tornò al campo base impazzito e con mani e piedi quasi completamente congelate e destinati in parte all’amputazione), e per ricompensa il capo spedizione Ardito Desio, Compagnoni e Lacedelli, allo scopo di magnificare ancor più l’impresa  (Desio era ancora pregno di ideali fascisti di cui era stato un convinto assertore), che già era eccezionale di per stessa, sminuirono l’apporto di Bonatti, e anzi lo accusarono di aver boicottato l’ascensione, poiché a loro dire invidioso di non poter andare lui sulla cima.

Ci vollero dunque 50 anni perché Bonatti potesse far conoscere la verità dei fatti (che per chi è interessato ad approfondirli, sono impressionanti, e dimostrano la perfidia di questi “uomini”).

Il destino lo ha poi ripagato parzialmente delle umiliazioni subite: mentre Lacedelli e Compagnoni finivano dimenticati, Bonatti diventava il più grande del suo tempo con le sue imprese alpinistiche successive, fino ad essere punto di riferimento per tutti gli alpinisti e soprattutto per tutti coloro che si ispirano a figure coraggiose, umili, generose e che non accettano compromessi.

E, per finire, mentre Compagnoni ha sempre negato fino alla morte l’evidenza, Lacedelli stesso ha alla fine ammesso che i fatti si svolsero proprio come da sempre li aveva descritti Bonatti; e che per 50 anni il conformismo e il timore di rimettere in discussione quell’impresa (apparentemente) perfetta, lo avevano fatto vigliaccamente tacere.

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Di luigi plos

58 anni, con una figlia di quasi 23, ho sempre avuto una grande passione per l’avventura, che ho cercato per molto tempo in alta montagna e, negli ultimi anni, vicino Roma. Fin da ragazzo rimasi infatti sorpreso dalla smisurata quantità di luoghi segreti a due passi da Roma. Così, dopo oltre vent’anni dedicati all’alpinismo e all’escursionismo di buon livello ho cominciato, nel 2011, a perlustrare in modo sistematico il territorio dove vivo (cosa che peraltro avevo sempre fatto), conoscendolo in modo sempre più approfondito. Questa conoscenza si è concretata in circa seicento articoli postati su questo blog, in sei guide escursionistiche, oltre 160.000 followers su Facebook e tanto altro. Il tutto sempre inerente i luoghi sconosciuti e straordinari intorno alla capitale e il tutto intervallato da riflessioni su economia, politica, ambiente.

2 pensiero su “K2 e Bonatti: gli alpinisti non sono tutti brave persone”
  1. Si Mario; Bonatti lasciò l’alpinismo di alto livello nel 1965, e si dedicò, primo del suo tempo, alle esplorazioni “orizzontali”. La sua collaborazione con Epoca segnò la storia con servizi che Bonatti faceva in completa solitudine nei posti più solitari e pericolosi del mondo (uno su tutti il calarsi da solo in un cratere con un lago di lava bollente, in Africa)

  2. Ricordo male o negli anni ’60 Bonatti pubblicava dei reportage su “Epoca”, una rivista patinata del tempo, relativi a esplorazioni di posti esotici? Di sicuro colpivano la mia fantasia di bambino, ma credo fossero di buon livello anche dal punto di vista fotografico, un po’ stile National Geographic, che a quei tempi esisteva ma non in Italiano…

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